LE OPINIONI

IL COMMENTO Isole contro la guerra che isola

Ci chiediamo, in questi giorni tragici per l’Ucraina, con riflessi immediati sui Paesi Baltici e altri paesi dell’Europa immediatamente confinanti con l’Ucraina, che cosa possiamo fare in concreto noi cittadini italiani, campani, al di là delle difficili decisioni politiche che stanno assumendo e dovranno ancora assumere i governi europei. Potremmo crederci del tutto estranei e fuori gioco: viene infatti alla mente un’affermazione dello scrittore Franz Kafka quando, allo scoppio della prima guerra mondiale, si limitò a dire: “Oggi la Germania ha dichiarato guerra alla Russia. Nel pomeriggio sono andato a nuotare”. Quella di Kafka può sembrare un’affermazione cinica e di indifferenza alle sorti di un altro popolo e, invece, era la laconica constatazione di non poter fare nulla per incidere positivamente sulla situazione. Siamo noi italiani, noi isolani nella stessa condizione? Siamo inermi e condannati ad osservare passivamente gli eventi? Intanto ci sovviene che in un’isola del Mar Nero, oltre Odessa, alla foce del Danubio,tredici doganieri si sono sacrificati opponendosi all’idea di arrendersi. E dalla piccola isola dei Serpenti il pensiero corre alle tre isole del Golfo di Napoli: Capri, che più delle altre ha avuto a che fare storicamente con personaggi importanti della politica e della cultura russa , ricordando che, nel 1908 e 1910, Lenin incontrò, nell’isola azzurra , Maxim Alekseevic Gorkij, uno degli intellettuali e rivoluzionari russi più noti al mondo; Ischia, di cui ricordiamo la permanenza, verso la fine del 1800, nella struttura dell’attuale Villa Arbusto a Lacco Ameno, dell’anarchico Michail Bakunin e della principessa russa radicale e ribelle Zoe Obolenskaja, moglie del Governatore di Mosca e figlia del principe Sergy Sumakarov; Procida che è, per quest’anno, Capitale della Cultura con lo slogan “La cultura non isola”.

Abbiamo dunque, come arcipelago, il diritto-dovere di far sì che la cultura non ci isoli nelle isole ma, nel contempo, di far sì che non venga isolato nessun paese e popolo che si sia autodeterminato e abbia fatto la scelta della democrazia e della libertà. Le nostre tre isole sono circondate dal mare e del mare conosciamo l’importanza strategica, commerciale, di scambi culturali e non possiamo stare inermi di fronte a chi stringe in una morsa l’Ucraina, chiudendole tutti gli sbocchi a mare. Perdere il mare è il più grave e tangibile emblema dell’asfissia della libertà. A mio avviso, se non vogliamo fermarci alla retorica della pace, una pace ideologizzata e sterile, difficile da raggiungere rispetto ai calcoli della più cinica realpolitik, i sei Sindaci dell’isola d’Ischia devono riunire i consigli comunali in una unica seduta plenaria che non si limiti agli stereotipi delle buone intenzioni e di un pacifismo ingenuo, ma devono chiedere alle vicine due isole di Procida e Capri di lanciare un unico messaggio. Può sembrare ambizione esagerata e sproporzionata rispetto alla dimensione di paesi come la Russia, ma la caratura di turismo internazionale delle tre isole può fungere da megafono per il messaggio che si vuole far arrivare a destinazione. E quale sarebbe questo messaggio? Che sappiamo distinguere una dittatura illiberale dalla totalità del popolo russo, ben sapendo che se appare sparuto il numero di dissidenti interni dalla linea violenta di Putin è solo per la repressione che il regime pone in essere. Noi abbiamo amato e continueremo ad amare la grande letteratura russa (Puskin, Gogol, Turgenev, Dostoevskij, Tolstoi, Bulgakov, Pasternak, Evtusenko, Gorkj). Sapremo distinguere tra la velenosa retorica della “ Grande Russia” e i legittimi sentimenti patriottici dell’Ucraina come della Russia, nel rispetto dei confini internazionalmente riconosciuti. Sapremo, nell’ambito delle decisioni e delle sanzioni che l’Europa assumerà, rispettare la libertà di espressione artistica, di movimento e di turismo di chiunque, smarcandosi dal tiranno Putin, voglia pacificamente riconnettersi al mondo. La bellezza dell’arte e la cultura è l’unico cordone ombelicale che può tenere in vita la libertà e la dignità di ciascun popolo. Ischia, Procida e Capri lancino un salvagente culturale per superare il mare tempestoso del mondo globalizzato fondato sui soprusi dello strapotere militare, finanziario e delle risorse naturali strategiche ( come il gas o il grano). Se riusciremo ad agire come un unico Comune isolano e un solo Consiglio Comunale allargato e a chiamare a raccolta le altre due isole di Procida e Capri e con esse lanciare un ponte di solidarietà e di legame culturale col popolo ucraino innanzi tutto, ma anche con quella parte di popolo russo incolpevole delle atrocità di Putin, avremo fatto un piccolo grande capolavoro di diplomazia e di pace. Guai se commettessimo l’errore (che pure si vede in FB) di mostrare comprensione o addirittura simpatia per lo Zar. Guai se commettessimo l’errore di isolare ed esecrare tutto il popolo russo e tutto il mondo artistico. Sì, certo, buona parte del popolo russo, frastornato dalle falsificazioni televisive del “Putin Show”, è con l’autocrate; nonostante che le elezioni sia una farsa, si può calcolare che un 50% dei russi sta con Putin. Lo scrittore russo, emigrato in America, Gary Sheteyngart sostiene: “I culti non si formano da soli, ci devono essere persone che vogliono esserne parte”. E ben lo sappiamo noi italiani di cui tanti, troppi, si infatuarono di Mussolini, Per noi il popolo russo è incarnato dalla Direttrice del Teatro Statale di Mosca, Elena Kovaloskaja che, per protesta contro l’invasione dell’Ucraina, si è dimessa per non essere complice del grave misfatto. “E’ impossibile – ha detto – lavorare per un assassino e riscuotere uno stipendio da lui”. Con russi, come Elena Kovalskaja, noi siamo solidali e ci piacerebbe accoglierla, come tutti gli ucraini in fuga dal terrore, nelle nostre isole.

Questo messaggio possiamo e dobbiamo lanciare, oltre i confini Nato, a oriente dell’Europa. E, per carità, non cerchiamo di “affogare” la tragedia ucraina nel mare magnum dei mali del mondo, come naturale conseguenza della globalizzazione e dei poteri finanziari e mafiosi mondiali. E’ un dramma a sé stante, frutto di un autocrate folle che vuole annettere i territori della ex Grande Russia. La spiegazione dello scrittore Roberto Saviano secondo cui, alla base dell’invasione, ci sarebbe uno scontro tra mafia russa e mafia ucraina (prima alleate) per il controllo del gas e del narcotraffico, è un’interpretazione che “ignora” le motivazioni psicologiche, sentimentali e sociologiche del problema. E’ un’interpretazione puramente materialistica della storia che ricade paradossalmente nello stesso errore ideologico del materialismo storico, teorizzato da Engels e fatto proprio da Lenin ( Materialismo ed empiriocriticismo – 1909).

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