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De Natale mette in guardia l’isola: «Il terremoto potrebbe ripetersi, la sicurezza sia la priorità»

È giunto ieri sull’isola per vederci chiaro. E per farlo, ovviamente, con i propri occhi. Il sismologo Giuseppe De Natale, già direttore dell’Osservatorio Vesuviano, si è recato anche nella zona rossa del Maio, a Casamicciola alta, per verificare i danni prodotti dalla terribile scossa che ha messo davvero in ginocchio parte della cittadina termale e della vicina Lacco Ameno. Poi, si è concesso ad una chiacchierata con la quale abbiamo provato soprattutto a fare il punto su alcune perplessità che noi de “Il Golfo” avevamo riportato analiticamente nell’edizione di ieri del giornale.

A distanza di più di due settimane, come si spiegano i clamorosi errori nell’individuazione di epicentro e magnitudo?

«Io non me lo spiego, la localizzazione dei primi due epicentri è stato un errore clamoroso. Io sapevo benissimo, pur non avendo dati sismici in mio possesso, che il terremoto era localizzato sull’isola. Questo sia perché i terremoti ad Ischia arrivano sempre nello stesso punto e poi perché i dati erano tali che proprio non si poteva equivocare a riguardo».

Ma cosa può essere successo?

«Guardi, il primo rilevamento è stato fatto dalla sala sismica di Roma e non di Napoli».

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Ed era obiettivamente davvero un qualcosa di surreale…

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«Sì, era surreale, ma la cosa ancor più surreale è che i vari esperti televisivi lo commentavano dandolo per buono. Omettendo di spiegare, però, come un terremoto con epicentro localizzato a Forio, di magnitudo 3.6 ed a dieci chilometri di profondità, riuscisse nell’impresa di “scavalcare” il Comune del Torrione e parte di Lacco Ameno e colpire in maniera intelligente Casamicciola. Insomma, è stata una cosa effettivamente surreale e se vogliamo dirla tutta anche decisamente imbarazzante…».

Detto questo?

«Detto questo resto meravigliato anche di come ci siano voluti quattro giorni per realizzare che il vero epicentro era nel sottosuolo casamicciolese».

All’epoca l’abbiamo presa tutti per una simpatica boutade, ma non è che Guido Bertolaso tutto sommato non avesse sparato una c… colossale?

«Secondo me lui si riferiva a una possibile eruzione più che a un terremoto. Che io sappia lo fece per altri motivi, e poi se ricordo bene non è né un sismologo né tantomeno un vulcanologo».

Mi aiuti a fare chiarezza su una serie di perplessità. Sull’isola abbiamo stabilimenti termali che all’improvviso non hanno più acqua calda, a Casamicciola una sorgente invece ha decisamente moltiplicato la temperatura, a Forio su una spiaggia l’acqua è molto più calda rispetto alla norma. Come si spiega questi fenomeni e poi non è che il terremoto ha un’origine vulcanica?

«Questo terremoto, al netto delle cose surreali che sono state dette in televisione nei primi giorni (ho sentito addirittura un esperto parlare di sisma di natura tettonica, facendo riferimento ad una faglia a mare, cosa evidentemente non vera) è generato senza alcun dubbio dalla dinamica vulcanica del territorio. Succede sempre, era accaduto in passato anche per i terremoti del 1881 e del 1883. I terremoti sono generati dai movimenti lungo le faglie generati dal blocco differenziale dell’Epomeo, perché il Monte non è un vulcano ma un blocco di roccia sollevato per la pressione del magma sottostante. Ecco perché era surreale la localizzazione a dieci o cinque chilometri, sappiamo benissimo che termicamente già a due o tre chilometri di profondità le temperature superano i 350 gradi e dunque non possono crearsi fratture».

Si può parlare, come sostiene qualcuno, di esplosione più che di terremoto?

«Assolutamente no. Siamo davanti a un terremoto, prodotto dal movimento lungo le faglie bordiere dell’Epomeo che però – per qualche motivo che allo stato dell’arte non conosciamo ancora bene – sono solo quelle a nord, che si muovono in maniera più sismica. E quindi proprio sotto Casamicciola…».

I terremoti non si prevedono, ma lungi dal voler essere menagramo, è possibile che quello del 21 agosto sia stato soltanto un “antipasto”?

«Purtroppo la probabilità c’è, anche l’evento del 1883 fu preceduto da un terremoto due anni prima. Per questo adesso è fondamentale non soltanto ricostruire, ma anche mettere in sicurezza l’abitato nella sua interezza».

L’anidride carbonica che negli ultimi tempi fuoriesce dal sottosuolo e si nota chiaramente in particolare nei boschi è sicuramente un’anomalia. C’è chi dice che la sua presenza sia un precursore sismico.

«Questo fenomeno, in effetti, potrebbe avere qualche attinenza con il terremoto ma purtroppo il condizionale è d’obbligo. Il problema, infatti, è che non c’è stato un monitoraggio precedente e quindi oggi non possiamo pronunciarci su questo come su altri fattori».

Lei indirizzerebbe studi e ricerche su cosa, per cercare di dare una spiegazione al fenomeno?

«Io in primo luogo sto cercando di capire il movimento compiuto dal Monte Epomeo poco prima e poco dopo della scossa di terremoto del 21 agosto. Questo può essere rilevato con il gps che si trova proprio sulla cima, sto cercando di avere i dati. Sull’isola, in ogni caso, bisogna incrementare i sistemi di monitoraggio: oltre quello sismico, mi riferisco soprattutto a quello geochimico che implica anche la misura di temperature e dei livelli di falda delle sorgenti. Questo, mi creda, è fondamentale perché tutte le cose che dice lei possono avere assolutamente attinenza con l’evento del 21 agosto. Ma quando si è in presenza del classico “sentito dire”, è chiaro che tutti questi aspetti non possono essere acquisiti come dati scientifici».

Lei è profondo conoscitore non soltanto della materia ma anche delle dinamiche ed allora le chiedo: ma un pizzico di chiarezza da parte di chi è qui da settimane non sarebbe stato opportuno? Personalmente ho trovato che ci sia stato troppo silenzio…

«Sì, devo riconoscerlo. Però devo anche aggiungere che pure all’interno del nostro istituto non c’è stato chissà quale “movimento”. Io stesso, per dirne una, non è che sono stato coinvolto in una discussione o qualcosa di simile. La mia impressione francamente è che si stia procedendo a tentoni o navigando a vista. Non certo il massimo della vita…».

Adesso quanto fa paura la geotermia?

«Beh, come vede il terremoto che si è registrato ad Ischia è venuto senza la geotermia. La geotermia a mio avviso è un discorso slegato da queste cose, anche se molti si ostinano a volerlo associare. Merita un discorso a parte, anche alcuni colleghi hanno voluto collegarla alle catastrofi. La geotermia, come tutte le cose, è un qualcosa che se si fa bene è buona, se si fa male crea danni. Però…».

Però?

«D’altra parte non posso non sottolineare che questo terremoto, se si fosse verificato ad esempio dopo l’installazione di una centrale geotermica, avrebbe creato un casino inimmaginabile. Che dire, a questi livelli meglio che non si faccia proprio altrimenti chissà dove si andrebbe a finire…».

 

LA SCHEDA: CHI È GIUSEPPE DE NATALE

Laureato in Fisica all’Università di Napoli nel 1983, consegue il Dottorato in Geofisica della Terra Solida all’Università Paris 7 di Parigi. È stato Responsabile dell’Unità di Progetto “Dinamica dei Sistemi Vulcanici e Geotermia” e Coordinatore del Progetto Internazionale “Campi Flegrei Deep Drilling Project” (CFDDP). Rappresentante Italiano per il CNR nella IAVCEI (International Association of Volcanology and Chemistry of the Earth’s Interior) e Direttore Scientifico della Piattaforma Tecnologica Italiana sull’Energia Geotermica del Ministero dell’Università e Ricerca (MIUR), e Coordinatore di settore della Piattaforma Tecnologica Geotermoelettrica Europea TP-Geoelec dell’European Geothermal Energy Committee.

È stato inoltre Responsabile INGV nell’EERA-JPGE (European Energy Research Alliance-Joint Program Geothermal Energy) e membro del CTGA (Comitato Tecnico Geotermia Amiata) del CEGL-Regione Toscana. I suoi interessi di ricerca includono Sismologia, Geodesia, Vulcanologia e Geochimica, Geotermia. Autore di circa 150 pubblicazioni scientifiche e di numerosi articoli divulgativi; Editor di numerosi libri e volumi speciali in Geofisica e Vulcanologia; Responsabile di numerosi progetti di ricerca in ambito nazionale e internazionale. È stato insignito della membership dell’Academia Europaea dal 2005.

Gaetano Ferrandino

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