CRONACAPRIMO PIANO

Le truffe e l’ombra di “basisti” isolani

La polizia segue un 20enne sbarcato a Ischia per spillare soldi a qualche anziano, poi lo ferma perché in possesso di un coltello, sequestrato al pari di telefoni cellulari e sim. Ma da una serie di intercettazioni, emerge che a T.L era stato detto di andare a pernottare in uno specifico albergo, per quanto lo stesso fosse sprovvisto di documenti e dunque non registrabile. E allora…

Quella di cui ci apprestiamo a raccontare potrebbe, all’apparenza, essere una storia come tante. O, almeno, come quelle che stanno caratterizzando questa estate ischitana, territorio dove il fenomeno delle truffe agli anziani è cresciuto a dismisura e ormai i nostri concittadini che ricevono quotidianamente la telefonata del finto nipote o del sedicente avvocato che provano a spillare denari davvero non si contano più. Questa è una storia che parte come l’ennesima attività condotta dalle forze dell’ordine per bloccare sul nascere le mire di alcuni malintenzionati ma che forse per la prima volta apre uno squarcio su una prospettiva che sarà oggetto di indagine e che laddove confermata sarebbe a dir poco “devastante”. Le organizzazioni criminali organizzate e ramificate in terraferma che si occupano di mettere a segno (o quantomeno provarci) truffe agli anziani anche dalle nostre parti, potrebbero avere basisti e complici sull’isola. Sì, la cosa non è da escludere, anzi come vedremo a breve rappresenta poco più di una remota eventualità.

Tutto ha inizio nei giorni scorsi quando gli agenti del commissariato di polizia di Ischia, guidati dal vicequestore Ciro Re, hanno eseguito uno degli abituali servizi di controllo del territorio con personale ormai impiegato proprio per tamponare questo tipo di truffe divenuto sempre più frequente. Allo sbarco di un aliscafo gli agenti individuano un tipo sospetto: si tratta di un giovane napoletano, T.L., 20enne già noto alle forze dell’ordine per i suoi precedenti nonostante la verde età. I tutori dell’ordine, a quanto è dato sapere, intuiscono da subito che il ragazzo è sbarcato a Ischia perché spedito sull’isola dalla solita banda specializzata in truffe agli anziani e decidono inizialmente di seguirlo senza intervenire con il chiaro intento di acciuffarlo con le “mani nella marmellata” e potergli così contestare la flagranza di reato. Nel suo girovagare per Casamicciola, evidentemente, T.L. commette qualche movimento o leggerezza che consente ai poliziotti di capire che lo stesso è in possesso di un’arma da taglio, che poi si rivelerà un coltello con una lama di 10 centimetri. A quel punto, purtroppo, gli agenti sono costretti a intervenire anche nel timore che lo stesso potrebbe usare il coltello per minacciare o peggio ancora attentare all’incolumità di qualche anziano nel caso in cui riuscisse ad accedere in una o più abitazioni.

Il 20enne napoletano viene fermato e sottoposto a controllo. Oltre al precitato coltello viene trovato anche in possesso di un paio di telefoni cellulari e di schede sim delle quali non è riuscito a giustificare la provenienza. Condotto negli uffici di via delle Terme è stato denunciato in stato di libertà all’autorità giudiziaria con le accuse di porto abusivo di arma e ricettazione. Ma gli ulteriori elementi utili all’indagine sono emersi proprio mentre T.L. si trovava in commissariato per lo svolgimento degli adempimenti di rito. In quel lasso di tempo, secondo quanto raccontano alcune voci bene informate, sarebbero arrivate sulle utenze telefoniche del ragazzo una serie di chiamate, alcune pressanti provenienti anche dai basisti napoletani che lo avevano spinto in trasferta sull’isola. Ebbene da alcune di queste conversazioni sarebbe emerso in maniera chiara che gli organizzatori delle truffe, insomma le “menti”, avrebbero suggerito al giovane di recarsi per pernottare in un albergo. Attenzione, in uno specifico albergo e non presso altra struttura. Un particolare inquietante anche alla luce di un altro significativo dettaglio, ossia il fatto che T.L. non era infatti in possesso di alcun documento di riconoscimento ed allora la domanda sorge spontanea: come avrebbe mai potuta essere registrata la sua presenza in albergo, che come è noto è prevista per legge? Da qui l’inquietante sospetto balenato al vicequestore Ciro Re ed agli investigatori: e se la struttura indicata nel corso della telefonata fosse oggetto di una sorta di “convenzione” e che nella stessa si potesse accedere senza dover passare per il classico check in? I poliziotti, adesso, intendono capire – per quanto la cosa non si presenta assolutamente facile, anzi è decisamente irta di insidie – se anche altri malintenzionati abbiano trovato ricovero in quel luogo e soprattutto se ci sia la complicità del proprietario o di qualche dipendente. Il che, come detto in apertura, aprirebbe davvero squarci disarmanti.

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