Gianluca Castagna | Venezia – Standing ovation e dieci minuti di applausi hanno accompagnato l’anteprima mondiale della serie tv “L’amica geniale”, i cui primi due episodi (su otto previsti per la messa in onda) sono stati presentati domenica sera, fuori concorso, alla Mostra del Cinema di Venezia. La commozione del regista Saverio Costanzo, l’emozione delle giovani protagoniste (Elisa Del Genio, Ludovica Nasti, Margherita Mazzucco, Gaia Girace, tutte promosse), la presenza (a sorpresa) del premio Oscar Paolo Sorrentino in veste di produttore esecutivo, la soddisfazione di Rai-Hbo-TimVision, triade produttiva e distributiva di una saga televisiva che, a partire dal prossimo autunno, racconterà al mondo 60 anni di storia italiana attraverso l’amicizia, autentica e turbolenta, di due piccole proletarie che si fanno strada tra “il male nerissimo del mondo”.
Ci riuscirà?
Lo sforzo produttivo è notevole: 150 attori, 5000 comparse, una troupe di 150 tecnici, 20mila mq di set ricostruiti tra Caserta, Napoli, l’isola d’Ischia e una mini-incursione a Gaeta, sulla spiaggia incontaminata dell’Arenauta, che dovrebbe mescolarsi (miracoli del cinema) con quella dei Maronti, utilizzata soprattutto nelle riprese notturne.
Lorenzo Mieli, produttore con Mario Gianani per Wildside (insieme a Domenico Procacci per Fandango) ha annunciato che “L’amica geniale”, prima ancora di sbarcare su RaiUno a fine novembre, farà «anche un passaggio al cinema, con Nexo, l’1, 2 e 3 ottobre.». Chissà se saranno previste proiezioni anche al cinema ‘Excelsior’ o al ‘Delle Vittorie’.
Per Emiliano Morreale di “Repubblica” «Saverio Costanzo si mette al servizio della storia in maniera mai volgare, prendendo il meglio dalla potenza del romanzo, pieno di momenti perfetti per lo schermo»; Federico Pontiggia, sul “Fatto quotidiano”, scrive: «L’amica geniale vince nella fertile dialettica tra l’autrice a monte e gli autori a valle. Costanzo non crea un decòr ma un mondo, non filma parole, ma incarna idee, liberando emozioni e suggestioni ad altezza bambino». Molto più tiepido Valerio Caprara su “Il Mattino” quando osserva che «non c’è nessuna ragione perché si debba sottovalutare questo risultato. Tuttavia, nonostante l’indubbia dovizia di mezzi, la ricostruzione scenografica del rione di marca razionalista costruito tra il 1914 e il 1925, sopravvissuto anche alla revisione generale dell’edilizia popolare del dopoguerra, risulta un po’ fredda, quasi la quinta di una scena teatrale. Per ora si può dire che “L’amica geniale” versione piccolo schermo sia un’opera dignitosa e quindi inferiore alle aspettative – altissime – perché lo stile non regge le continue occasioni di violenza emotiva connaturate al contesto proletario attraversato da comportamenti familisti e maschilisti durissimi».
E se “Il Giornale” loda “l’interpretazione straordinaria delle due bambine protagoniste», la rivista “Quinlan” boccia senza appello le prime due puntate. «Proprio la rappresentazione del rione e della sua vita – si legge – lascia abbastanza sconcertati: a partire da un set poco credibile e privo di reale vita, fino ad arrivare a una umanità schematica. Il mondo nel quale si muovono le due giovanissime protagoniste appare completamente artefatto, illustrativo nel significato peggiore e più deteriore del termine. C’è una pallida e un po’ squallida imitazione della vita in questa ricostruzione storica, e nulla di più. Anche i personaggi chiave sono solo abbozzati, mostrano delle funzioni che però sono inerti, deprivate come sono della psicologia, della passione, dell’indole.»
A chi gli chiede quale sia la modernità dell’opera di Elena Ferrante o i motivi del successo della saga letteraria, risponde « Si potrebbe dire: è per via dei sentimenti. Eppure, se ci pensate bene, è una storia nella quale il deus ex machina che permette alla vicenda di avviarsi è una maestra elementare. Una maestra può cambiare la vita? Secondo me “L’amica geniale” è un’opera profondamente politica, nella misura in cui, guardandola oggi, ti accorgi di ciò che non hai più, di tutto quello che abbiamo perduto.
Nel momento in cui la passione di una maestra, interpretata da una straordinaria Dora Romano, riesce a cambiare la vita a due bambine, ti accorgi anche del valore dell’educazione nella formazione dell’animo umano, la forza della conoscenza, ti accorgi – ma solo attraverso i sentimenti – che stai leggendo un’opera profondamente contemporanea e “politica”, nel senso più sentimentale del termine.» «Il merito del mio coinvolgimento nel progetto – continua Saverio Costanzo – è di Elena Ferrante, che ha suggerito il mio nome ai produttori. Avevo letto la tetralogia, mai però avrei pensato di poterla realizzare. Quando poi mi è stato proposto, non ho esitato un secondo. Per trovare la bussola, quindi un orientamento e una direzione molto chiare, devi prima capire se il cuore della racconto somiglia a quello che puoi fare e mettere in scena. Ecco perché non ho avuto paura: sin dai primi libri di Elena Ferrante ho sentito che c’era una condivisione di idee, di rappresentazione, di ostinazione alla ricerca, anche pericolosa, di una verità drammaturgica. Lavorare prima con le bambine, poi con le ragazze, ma soprattutto dentro questo mondo, l’ho vissuto come un privilegio prima ancora che come responsabilità. La fatica è stata tanta, ma il privilegio è stato più forte».
Se per la Rai «“L’amica geniale” rappresenta un tassello fondamentale di un percorso di internazionalizzazione del nostro prodotto e anche di ricerca espressiva», Mieli ne ribadisce «il carattere artigianale, un po’come le scarpe Cerullo della storia. Siamo soprattutto orgogliosi di collaborare con HBO, uno dei network tra i più importanti al mondo, che non ha mai trasmesso una serie in lingua non inglese. Siamo i primi. HBO ha accettato felicemente la nostra proposta, spingendoci a essere il più autentici possibili.»
Entusiaste, infine, le interpreti più piccole (le due adolescenti, invece, compariranno solo dalla terza puntata): «Non ci siamo preparate, siamo andate sul set con la nostra persona, il nostro essere noi, poi Saverio ci ha dato una mano a sostenerci. Il primo grazie va a lui.»
«Non ci sono state seconde possibilità o riserve» ricambia Costanzo. «Hanno incarnato subito quel che cercavamo. Con un punto di partenza cosi coerente è stato molto semplice trovarle. La matrice del libro ha rappresentato più di un orientamento per tutta la realizzazione della serie».