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Nicola Lombardi: «Prima il sisma, poi il Covid: non molliamo, ma l’isola cambi registro»

Da una vita nel turismo, prima da impiegato e poi da imprenditore, il patron dell’Hotel Gran Paradiso fa il punto su una stagione che si preannuncia complicata. Soprattutto per chi, a Casamicciola, stava appena rialzando la testa dopo il dramma del 21 agosto 2017

Quella che sta per cominciare, purtroppo in ritardo, sarà una stagione turistica più breve e particolare del solito. Ancora più particolare sarà a Casamicciola, che prima che dal Covid era stata già “ferita” dal drammatico terremoto del 21 agosto 2017. Insomma, da queste parti rimanere a galla è stata davvero un’impresa titanica, con tutto quello che è capitato…

«Il terremoto ci ha tagliato letteralmente le gambe, ma ciò nonostante noi siamo ripartiti subito anche facendo ricorso a prestiti bancari e senza attendere aiuti che avrebbero provocato lungaggini. Ci siamo rialzati e abbiamo ripreso puntuali come un orologio svizzero ad aprile 2018, in quella che per ovvi motivi doveva essere una stagione di “mantenimento”. Quella del 2019 è stata invece una stagione caratterizzata da numeri in crescita che ci hanno fatto mettere alle spalle il sisma dal punto di vista aziendale (l’esperienza personale e umana resterà purtroppo indelebile): certo, gli strascichi dei debiti accumulati per ripartire erano sempre lì, ma comunque la strada imboccata pareva essere nuovamente quella giusta. Ora contavamo sul 2020, invece…».

Invece?

«Il terremoto ci ha tagliato le gambe ma siamo ripartiti subito con le nostre forze rialzandoci e vivendo nel 2018 una stagione di “mantenimento”. Nel 2019 poi abbiamo registrato numeri in crescita e il peggio pareva alle spalle. la strada imboccata pareva essere nuovamente quella giusta. Ora contavamo sul 2020, invece…»

«Vedi, questa doveva essere l’annata sulla quale apporre il marchio “siamo rinati”. Non a caso il 2020 prometteva alla grande, avevamo un’occupazione finita all’80 per cento anche per i mesi di aprile e maggio. Marciavamo come meglio non si poteva, con segnali e numeri confortanti tanto dal mercato italiano quanto da quello che estero. Poi all’improvviso è arrivata questa pandemia: insomma, dopo aver fatto un passo avanti, ne abbiamo fatti due indietro. Siamo fermi, senza futuro e certezze e non nascondo un pizzico di paura».

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Appunto, mi ha anticipato. Si riparte da quali certezze, o meglio da quali prospettive?

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«Si riparte da zero, assolutamente da zero. Tutta la programmazione dei primi mesi di quest’anno è completamente saltata, possiamo sperare nei mercati esteri per settembre, ottobre e metà novembre: dipende molto da quello che succede con le frontiere, se questo non succede non so come la mettiamo».

E’ giusto dire che in questo momento più che in passato l’isola e il suo “sistema” pagano il non essere mai riusciti a dare concretezza alla destagionalizzazione dei flussi?

«Oggi ci si potrebbe pensare e ogni tanto sento parlare di alberghi che stanno pensando di rimanere aperti tutto l’anno. Ma non è sufficiente, occorre il supporto di attività commerciali, parchi termali, chi arriva a Ischia deve trovare come impiegare il proprio tempo. Se in bassa stagione ci sono solo le strutture ricettive aperte, per quale motivo bisognerebbe venire in vacanza sull’isola?».

Beh, certo l’isola si è impoverita in quanto a infrastrutture.

«Le tariffe oscene di agosto? Non me ne parlare. Ci vorrebbero controlli e una regia sull’isola, e mancano entrambi. Avremmo dovuto aumentare i prezzi perché abbiamo perso occupazione e abbiamo bisogno di maggior personale, e invece si fa l’esatto contrario. Che dire, dinanzi a certe cose resto veramente esterrefatto»

«Sicuramente, a tal proposito anche i Giardini Poseidon che restano chiusi rappresentano una brutta botta al sistema Ischia. Parliamo di un fiore all’occhiello dell’isola d’Ischia, per fortuna altri parchi termali hanno assunto una decisione diversa altrimenti sarebbe stata una tragedia».

Abbiamo un problema più serio di ogni altro, con tutto il rispetto e mi riferisco alla forza lavoro. Qui si rischia di lavorare a stento la metà degli anni passati (e non tutti per giunta) con ripercussioni anche sulla Naspi. Un quadro a tinte fosche in vista di un inverno che si annuncia da “lacrime e sangue”.

«Per quanto riguarda i lavoratori, non posso non ricordare che veniamo già da un’esperienza negativa qual è stata quella del terremoto. Io mi sono speso tantissimo all’epoca per il mio personale: tutti finirono di lavorare inevitabilmente il 21 agosto ma dal governo centrale non venne riconosciuto neppure un giorno di indennità di disoccupazione per i mesi di settembre, ottobre e novembre. Non fu fatto niente, eppure nella sola Casamicciola c’erano 500-600 dipendenti. Quale costo avrebbe significato per lo Stato garantire loro un’adeguata assistenza in un periodo così drammatico? La stessa cosa sta succedendo adesso con la Naspi, ma cosa possiamo fare come albergatori?»

Non lo so, me lo dica lei.

«Io apro per continuare a ospitare i miei clienti abituali e anche per tutelare i dipendenti, che diversamente non avrebbero alternative. A parte quei pochi spiccioli del bonus, ovviamente per chi li ha ricevuti».

A proposito di lavoratori e di sussidi negati, in tutta sincerità si può affermare che ricorrere all’assunzione attraverso agenzie interinali ha rappresentato una sorta di “suicidio”?

«Io personalmente non ero a conoscenza di questi possibili rischi. Sono due anni che non faccio più ricorso a queste agenzie: quando ho parlato con questi signori ho sempre preteso che il personale non dovesse perdere nulla dei loro diritti acquisiti. Sono sempre stato rassicurato, ma quando ho capito che qualcosa non andava sono tornato ai vecchi sistemi. L’azienda si fa con i collaboratori, senza l’impalcatura non regge, credo che questo sia abbastanza chiaro».

Cosa potrà essere fatto per salvare questo 2020, a parte qualche possibile apertura “allungata” degli alberghi?

«Bonus negati ai lavoratori a causa delle agenzie interinali? Sono due anni che non faccio più ricorso a queste strutture: quando ho parlato con questi signori ho sempre preteso che il personale non dovesse perdere nulla dei diritti acquisiti, a un certo punto ho capito che qualcosa non andava sono tornato ai vecchi sistemi»

«Sì, praticando magari la solita politica dei prezzi stracciati. Ma questo non va bene…».

A proposito di prezzi stracciati, ha visto che a Ischia ad agosto si potrà venire con 50 euro al giorno in pensione completa bevande incluse e compreso anche il biglietto dell’aliscafo andata e ritorno?

«Non me ne parlare. Ci vorrebbero controlli e una regia sull’isola, e mancano entrambi. Il distretto turistico potrebbe essere un volano per la nostra economia, ma vedo che stenta a decollare. Manca un’idea di associazionismo, ognuno va per conto suo, lo vediamo tutti i giorni e questo a iniziare dai Comuni. Tornando alle tariffe di agosto, avremmo dovuto aumentare i prezzi perché abbiamo perso occupazione e abbiamo bisogno di maggior personale a causa delle normative anti contagio. E invece si svende il prodotto facendo l’esatto contrario. Che dire, io dinanzi a certe cose resto veramente esterrefatto».

Ma lei da manager del settore alberghiero, come farebbe quadrare i conti di un’azienda se nella settimana di Ferragosto si vende un soggiorno a prezzi così bassi?

«E’ impossibile, non lo saprei fare. Chiuderei e resterei a casa. Parliamo di allungare la stagione per vendere d’inverno una settimana a 299 euro tutto compreso, finanche il trasferimento in bus turistico. Ma a cosa serve? Meglio rimanere chiusi, ci risparmiamo brutte figure e non abbassiamo gli standard qualitativi della nostra meravigliosa isola. Ma io poi mi pongo una domanda…».

Quale?

«Cosa costerebbe aumentare il prezzo di 10 euro al giorno? Su 20.000 presenze per un’azienda si tratterebbe di incassare 200.000 euro in più che potrebbero tramutarsi in servizi che renderebbero di livello superiore l’ospitalità offerta al cliente. E invece continuiamo ad essere affetti da una clamorosa miopia».

Che inverno dobbiamo attenderci sull’isola?

«Ripeto, la maggiore preoccupazione è costituita dalla forza lavoro del settore alberghiero. Temo che molti non avranno come vivere, non si può pensare – ripeto – di rimanere aperti vendendo la camera a 30 euro al giorno».

E’ un’annata che non promette nulla di buono. Ma può esserci un lampo di genio o anche una botta di c.. in grado di cambiarne le sorti?

«Mah, bisogna augurarsi che le restrizioni vadano sempre più scemando ma fondamentalmente continua a dipendere tutto da noi isolani: dobbiamo cambiare marcia e soprattutto mentalità. Ricordo le parole di Giovanni Paolo II: “Ascolta, accogli ed ama”. Ecco, basterebbe seguire questa semplice indicazione. Vedi, io ho iniziato la mia carriera tanti anni fa in quel di Sant’Angelo: ebbene, ricordo che pensavo che se ci fossero stati ad esempio i tedeschi ad amministrare la nostra isola sarebbe stata un gioiello. La vera tristezza è scoprire oggi che a distanza di mezzo secolo le mie lamentele e recriminazioni restano le stesse. Dopo una riflessione del genere, come posso essere ottimista per il futuro?».

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Luisa Tomasina

Signor Nicola,io ero una sua cliente del mese di maggio e quest’anno ho dovuto rinaunciarvi. Se tutto sarà calmo a settembre arriverò senza dubbio sapendo che nel vostro hotel starò bene come al solito perché sono sicura che la vostra serietà farà sì che non ci saranno prezzi stracciati ma gli ospiti continueranno a trovare: ospitalità ottima come sempre. Continuate con il vostro metodo per piacere non adagiatevi a chi fa scappare il buon turismo.

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