LE OPINIONI

IL COMMENTO Quando ad uccidere è l’indifferenza

Ricordo con amarezza Antonio, adesso che so cosa ti è successo, non mi hai mai mancato di un saluto, ma cosa nascondevi dietro quel sorriso, quale tempesta in quegli occhi azzurri ti stava attraversando ? Ti incrociavo tutte le volte che passavo con la macchina, quando lavoravi sotto casa mia. Non ti ho mai parlato, non conosco la tua voce, non potevo capire, sembravi sereno, ti eri vestito di quella calma apparente che molto probabilmente ti ha travolto senza chiedere il permesso. Hai scelto la pineta per dire basta, è un luogo di tutti, un’oasi di pace, proprio quella che tu non avevi, e forse non a caso hai scelto quel luogo perché in tanti sapevano del tuo disagio, forse avevi chiesto una mano, ma sei stato lasciato solo, con un peso troppo grande da sopportare. Hai deciso che la tua vita non valeva più nulla e hai decido di farla finita, la verità è che sei stato lasciato solo con la tua solitudine nascosta. Mi ricordo che pochi mesi fa avevi avuto un momento di smarrimento, e sembrava che tutto si fosse risolto e ritornato normale, ma evidentemente il vuoto lo tenevi dentro e siamo stati tutti degli incapaci a non averti capito.

L’indifferenza, questa assassina, è lei la vera colpevole del male, lo sappiamo e facciamo finta di nulla, vediamo e facciamo finta che non è importante, sentiamo e magari sono chiacchiere di paese e intanto ognuno, continua la propria vita fregandosene altamente di quello che ci succede intorno. Magari andiamo pure in chiesa per espiare i nostri peccati e intanto abbiamo lasciato che un nostro fratello non avesse più rispetto per la sua di vita. Ci dobbiamo vergognare per questo. Tutti, un po’ di più chi sapeva e non ha alzato un dito. E diamo pure la colpa alla Pandemia che ci ha tenuti chiusi e lontani, quando ad una comunità piccola come la nostra isola, non sfugge neanche una virgola e sappiamo peste e corna di tutti pur stando chiusi tra quattro mura!

La verità è che quando finisce l’amore per la vita, è un fallimento e non è il fallimento di Antonio perché si e’ piegato alla sua fragilità, ma è il fallimento di tutti che sapevamo e non abbiamo fatto nulla. Ti chiedo scusa Antonio e ti chiedo di perdonarmi forse il tuo essere sempre così gentile, era un invito a fermarmi, quando passavo con la macchina, forse scambiare qualche parola ti avrebbe accarezzato un po’. E invece ci vestiamo di superficialità troppo spesso, guardiamo e passiamo oltre , senza dare la giusta importanza a quel grido silenzioso a quel triste presagio che aleggiava nell’aria, ma a cui nessuno a dato peso.

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