CRONACA

Arte, cultura e integrazione per “scoprire” l’Africa

Ieri mattina al Grand Hotel Re Ferdinando il convegno intitolato «Arte e Africa: integrazione culturale e artistica, opportunità di crescita per i diversi continenti»

Se si sogna da soli, è solo un sogno; se si sogna insieme, è la realtà che comincia. Queste parole, tratte da un proverbio africano, hanno fatto da cornice al bellissimo convegno “ArtEAfrica” svoltosi ieri mattina nella sala del Grand Hotel Re Ferdinando di Ischia dedicato all’integrazione culturale e artistica tra l’Europa e l’Africa promosso dal Liceo statale “Giorgio Buchner” e dall’associazione “IntegrAzione”, e supportato dal Rotary, dal Comune di Ischia, con Il Golfo e Teleischia come media partner. L’incontro, durato l’intera mattinata, è stato moderato dalla scrittrice Angela Procaccini, ed è iniziato coi consueti saluti istituzionali, a partire da quelli del vescovo Pascarella, impossibilitato a presenziare, ma rappresentato da don Marco Trani, che ha evidenziato il grande debito culturale che l’Europa ha verso il continente africano, mentre la dottoressa Assunta Barbieri, dirigente del Liceo Buchner, ha illustrato l’impegno della scuola ischitana per una integrazione compiuta attraverso l’arte, anche tramite l’iniziativa denominata “La scuola di Ischia adotta l’arte africana”, ricordando l’attivazione degli ulteriori indirizzi liceali, quali quello artistico e quello musicale. Da parte sua il sindaco di Ischia Enzo Ferrandino ha ricordato come la nostra epoca sia caratterizzata da numerosi fenomeni migratori, che del resto hanno accompagnato l’umanità sin dai primordi: tale fenomeno va gestito, per garantire la civile convivenza nel rispetto delle reciproche radici. Sulla stessa linea il professor Alessandro Castagnaro, Governatore del Distretto 2101 del Rotary, per il quale l’inclusione culturale e sociale va prevista e gestita, non subita.

Gli interventi dei relatori sono iniziati con l’avvocato Angelo Melone, console onorario a Napoli della Repubblica Democratica del Congo, un paese africano vastissimo, con trecento gruppi etnici, dalle tradizioni differenti. In un momento in cui sono tornati alla carica i nazionalismi esasperati, la cultura può essere un fondamentale collante tra i popoli, oltre che un fattore di protezione in politica estera. L’avvocato Melone ha inoltre rimarcato il fatto che l’Europa accoglie sì i lavoratori, ma non riconosce i diplomi conseguiti in Africa: una circostanza che va considerata anche in parallelo all’enorme aumento demografico africano, mentre si fa sempre più drammatica la denatalità italiana, che condannerà il nostro Paese all’irrilevanza politica tra una trentina d’anni. La tendenza va quindi invertita, e bisogna anche saper attirare cervelli, cioè forza lavoro specializzata e qualificata, come fanno tanti altri Paesi, come il Canada. Solo con la inclusione delle varie culture, possiamo uscire tutti vincenti, ha concluso il console onorario.

Il successivo intervento è stato compiuto dal dottor Firmin Edouard Matoko, vicedirettore del Dipartimento Africa all’Unesco, che ha evidenziato la possibilità della cultura e dell’arte come opportunità di crescita economica per l’Africa, un continente con 54 Stati, e ben 2mila lingue. Il settore della cultura in Africa assorbe sempre più forza lavoro, generando reddito, anche se non ci sono dati precisi. Anche le esportazioni di beni e servizi culturali dall’Africa è in crescita, ma quello che serve è una adeguata formazione per gli artisti africani, in maniera tale da renderli facilmente inseribili nel processo di integrazione internazionale, nel segno di ciò che aveva osservato il grande poeta ed ex presidente del Senegal, Leopold Sedar Senghor, il quale disse che l’arte africana è descrittiva, non speculativa.

Numerosi gli interventi di diplomatici, docenti, missionari e medici impegnati nel processo di inclusione integrazione culturale, artistica e sociale tra Europa e Africa

Molto pragmatico il pro-rettore dell’Università della Campania “Luigi Vanvitelli”, il professore Mario Spasiano, il quale senza mezzi termini ha ricordato che noi europei abbiamo pesantemente e oscenamente sfruttato l’Africa, e vi abbiamo esportato la corruzione. Contro tale stato di cose, l’università va considerata il luogo della libertà e del dialogo, dunque tocca a essa potenziare le opportunità di integrazione. Suo compito è l’interesse comune. Spasiano ha evidenziato l’importanza della comunicazione, perché numerosi bandi concepiti per favorire l’integrazione, rivolti alle università, non ottengono alcuna istanza, proprio perché non adeguatamente pubblicizzati.

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In video-collegamento, il dottor Giuseppe Mistretta, direttore per l’Africa sub-sahariana presso il Ministero degli Affari Esteri ha accennato ai numerosi aspetti dell’arte africana, da quello più ancestrale, con le maschere, le armi, fino a quello più attuale, come la pittura.

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Appena insediatosi in Italia, il Console generale del Regno del Marocco Mhammed Khali ha illustrato la politica dello Stato nordafricano il quale persegue e promuove la diplomazia culturale allo scopo di evitare controversie internazionali: tra l’altro, la capitale Rabat è stata designata capitale africana della cultura per l’anno in corso.

Alle ore 11 una pausa caffè di circa venti minuti ha allietato i numerosi presenti, tra cui alcune classi delle scuole superiori ischitane, preludio al videocollegamento col dottor Giovanni Galati, medico internista presso la fondazione Policlinico Campus Biomedico di Roma. Lo specialista ha illustrato il tema dell’arte dell’ecografia e il suo impatto su diagnosi e cure nei paesi in via di sviluppo. Mentre in occidente l’ecografia è sin troppo richiesta, talvolta senza dare benefici essenziali, essa è più utile in Africa, dove può salvare la vita, aiutando a individuare precocemente patologie fetali, e polmonari, oltre che al fegato, come la cirrosi epatica, ma anche le patologie trasmissibili. Purtroppo in africa le apparecchiature per il 40% sono obsolete, e urge una specifica formazione per i medici africani. L’obiettivo è promuovere l’accesso all’ecografia nelle zone sub urbane e rurali, un accesso che deve essere gratuito.

L’ultimo intervento è stato quello di Padre Venant Natanhonkiriye, missionario in Burundi, paese che qualche decennio fa ha vissuto l’orrore della guerra civile. Il missionario ha illustrato le sue esperienze missionarie, culminate nell’essere riusciti a ottenere e a impiegare finanziamenti per avviare piccoli esercizi commerciali di ortofrutta a favore di vedove e ragazze madri, vittime della guerra, che in tal modo riescono a mantenere le proprie famiglie, mentre di recente è stata avviata anche una scuola di sartoria per creare ulteriori occasioni di lavoro.

La mattinata si è conclusa con l’omaggio all’artista Felice Meo, a cui è stato consegnato un attestato per le sue opere a tema africano, simbolo della volontà di abbattere le frontiere tra continenti e culture. Alcune opere dell’artista isolano sono state ospitate nella sala del convegno, insieme a quelle di Mila Maraniello, Lisa Molinaro, Koffi M. Dossou, Simon Wilfried Mgogo e Marco Cecchi.

FOTO FRANCO TRANI

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