Ascoltare gli ultimi per creare una società più giusta ed equa

Don Gioacchino Castaldi, Direttore Caritas della Diocesi di Ischia, lancia l’appello affinché si intervenga in maniera forte sui temi che riguardano gli “invisibili” dell’isola

La pandemia e lo scoppio del conflitto in Ucraina hanno prodotto negli ultimi due anni un aumento dei poveri in Italia.Nell’ambito delle statistiche sulla povertà, l’Istat a giugno ha spiegato che nel 2021 sono in condizione di povertà assoluta poco più di 1,9 milioni di famiglie (7,5% del totale da 7,7% nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4% come l’anno precedente). Pertanto, secondo l’ente statistico, la povertà assoluta conferma sostanzialmente i massimi storici toccati nel 2020, anno d’inizio della pandemia dovuta al Covid-19. A questi numeri, però, va aggiunto il balzo continuo dei prezzi del gas, una variabile che rischia di accentuare ulteriormente il problema. Anche a Ischia il numero degli indigenti è preoccupante. Basta vedere l’aumento degli isolani che si rivolgono alla Caritas per le derrate alimentari e per il pagamento delle utenze. Di questo problema e di altri temi abbiamo parlato con Don Gioacchino Castaldi, Direttore Caritas della Diocesi di Ischia:

Prima il Covid, ora la guerra. Il mondo sembra essere in un momento molto critico eppure le disuguaglianze nella nostra società sono sempre più marcate. Chi è ricco lo è sempre di più, mentre i poveri si impoveriscono sempre di più. Non crede che il messaggio di Cristo sia stato totalmente disatteso?

«È difficile dare una risposta a questa domanda perché il messaggio di Gesù cerca di espandersi da oltre duemila anni, anche se non sempre trova il terreno fertile dove poter prosperare. Questo messaggio di amore e accoglienza è valido in ogni contesto, ma ho l’impressione che gli uomini non facciano tesoro degli errori commessi nel passato. Penso, ad esempio, alle due Guerre Mondiali che avrebbero dovuto fare da monito per costruire un mondo di pace e, invece, siamo ancora qui tra conflitti e lotte tra popoli. Oggi tutti parliamo giustamente degli orrori perpetrati contro il popolo ucraino, ma non scordiamoci che nel mondo ci sono tantissime altre guerre, spesso sottaciute e di cui poco si parla. Andrebbe fatta una grande riflessione su come il mondo intende gestire questi conflitti perché a soffrire sono sempre e soltanto le persone normali che devono fare i conti con morte e distruzione. Tutto questo è molto triste perché alle guerre si è aggiunto, di recente, anche il Covid che ha allargato la forbice tra i ricchi e i poveri generando disuguaglianze e iniquità sociali. Vorrei tanto che l’uomo capisse che la solidarietà è l’unica strada per realizzarsi come essere umani e che non possiamo gestire le nostre vite in modo egoistico».

A Ischia qual è il termometro della situazione? I numeri legati alle famiglie in stato di indigenza sono calati con la fine della pandemia o la situazione resta drammatica anche con lo scoppio della guerra in Ucraina?

«Io partirei da più lontano, ovvero dal terremoto di Casamicciola del 2017 quando abbiamo riscontrato un incremento di persone bisognose. Oggi la situazione non può che essere peggiorata con il Covid che lasciato una lunga scia di effetti e, inevitabilmente, la guerra in Ucraina che ha fatto aumentare il prezzo del gas e, di conseguenza, il costo delle bollette. In tanti si rivolgono a noi anche per mettere un piatto a tavola. Noi cerchiamo di far fronte a questa emergenza attraverso il banco spesa che ha l’obiettivo di dare da mangiare a chi ha difficoltà nel comprare generi alimentari. Grazie a Dio sulla nostra isola c’è ancora tanta solidarietà anche se ai poveri di prima, ahimè, se ne sono aggiunti altri, come quelli che non riescono più a pagare le utenze come l’affitto, la luce e il gas. La guerra, infatti, con l’aumento spropositato dei prezzi è andata a incancrenire una realtà già molto difficile».

La Caritas fa tanto per la comunità, ma una risposta forte e massiccia per risolvere i problemi degli ultimi dovrebbe arrivare dalla politica isolana che non sempre si dimostra all’altezza delle sfide. Ecco, in un panorama così sconfortante cosa dovrebbero fare i sindaci per aiutare i meno abbienti?

«Ai sindaci direi di mettere da parte le divisioni partitiche e i colori di appartenenza politica per coalizzarsi per il bene comune della popolazione isolana. È necessario ascoltare il grido di dolore che arriva dagli indigenti perché altrimenti non riusciremo a superare le sfide che abbiamo davanti. Solo uniti e coesi possiamo sperare di andare lontano e aiutare chi è rimasto indietro».

Che idea si è fatto de fatti di cronaca che hanno coinvolto le suore a Casamicciola per le quali è stato disposto il processo?

«C’è tanta tristezza nel cuore nel apprendere quello che è accaduto. È triste anche vedere l’eco mediatico che si è creato attorno alla vicenda e di come ci si schieri a favore o contro l’operato delle suore, come se fosse una questione di tifo. La verità verrà fuori in sede processuale, ma vorrei anche aggiungere che non può essere messo in discussione l’intero operato delle suore della Provvidenza a Casamicciola. Per la mancanza di poche persone non deve andarci di mezzo un’intera istituzione o l’intera categoria delle suore. Il mio invito, dunque, è quello di non generalizzare».

Qualche tempo fa la chiesa è stata dilaniata dalle polemiche dopo le nuove nomine del vescovo, non è stato il massimo…

«Assottigliandosi il numero dei sacerdoti a disposizione il Vescovo si è trovato in grande difficoltà nel nominare i vari parroci dell’isola. Sono state fatte delle scelte precise per il bene della comunità e dei fedeli. La questione dei frati minori, poi, è collegata alla chiusura dei conventi nella nostra regione. Molti, infatti, hanno già chiuso o sono in procinto di chiudere, mentre sulla nostra isola si è cercato di tenerli aperti, scongiurandone la chiusura nonostante la mancanza di religiosi».

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