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«Un piano per una nuova Mobilità (neurale) sostenibile»

Premessa 1. Facciamo finta per un momento di essere e presentare uno spettacolo diverso dalla parodia di Zelig. Diamo il via a una simulazione di un’isola fatta di persone, soprattutto nella categoria degli amministratori, con cui si possa affrontare temi quali “innovazione”, “mobilità sostenibile”, “politica economica”, “economia e tessuto sociale” e, in senso più ampio, di “strategia di breve e medio termine”. Facciamo finta, poi, di colloquiare con individui capaci di assorbire qualcosa dal confronto e non sol inclini al rumore di fondo che hanno nella testa e, oltre, siano in grado di restare in silenzio di fronte ad argomenti per molti ancora sconosciuti o addirittura occulti – come quelli che ho elencato, per capirci – o, per integrare le voragini neurali e informative, siano spronati dalla curiosità di conoscere. Fare domande, per esempio, su come e in che modo potrebbero incidere positivamente sull’economia di un territorio che come ci ha ricordato Mizar, il quale ha ripreso i dati pubblicati da Benedetto Valentino su Facebook, negli anni ’80: contribuiva al PIL della Regione Campania per circa il 32% – oggi siamo al 22% -; godeva di piena occupazione e c’erano “solo” 7 mila pensionati – oggi 9 mila sono i disoccupati e 15 mila pensionati -; i dati bancari indicavano 100 miliardi di lire in depositi – nel 2017 la cifra ruota intorno ai 220 milioni di euro ma relativi a debiti delle imprese.

Ecco, facciamo finta di volere tutto ciò assieme e che sia legato alla risoluzione del problema del traffico e delle auto. Tanto per fare un esempio, e comunque siamo nella finzione per cui niente paura, per farlo in modo incisivo ed efficace la dorsale delle amministrazioni stia programmando un tavolo tecnico sui trasporti locali riguardo al futuro e che la maggior parte degli investimenti, specie a livello statale, avrà per finalità la “gomma” poiché le tecnologie di trasporto stradale stanno vivendo una rapida evoluzione che rischia di cambiare gli scenari futuri. Facciamo finta, perciò, che pure nelle sei amministrazioni di oggi ci siano persone proiettate verso il futuro dell’isola e non al contingente e le soluzioni efficaci per realizzarlo siano il pane quotidiano differente dal dramma odierno messo in scena da scimmie le quali dopo essersi tappate le orecchie sbraitano ad alta voce frasi del tipo “bla, bla, bla, bla” per non ascoltare – o leggere – il proprio interlocutore. Mettiamo il caso – per carità, solo ipotetico- che questo immaginario tavolo tecnico parta da alcune premesse. Cioè che l’11 dicembre a Bologna si è tenuto un incontro in cui si è stabilito che «la mobilità quotidiana è al centro delle politiche dello Stato per risorse, regole e incentivi messi in campo, e si propone di coniugare ecologia ed economia in un programma di sviluppo che ha importanti ricadute in campo industriale».

Tale è stato il fulcro degli “Stati Generali del Trasporto Pubblico per la Mobilità Quotidiana” che ci dicono dell’esistenza di un piano strategico proprio nell’infrastruttura della mobilità. Il documento potrà raggiungere successo e scopi solo grazie al ruolo attivo di Regioni, Citta Metropolitane e Comuni (sic!) ai quali è affidato il testimone del trasporto pubblico locale per il futuro. Il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti punta alla modernizzazione dei mezzi navali, ai progetti locali di mobilità sostenibile e all’acquisto di nuovi bus attraverso un Fondo per gli investimenti. Inoltre il “piano strategico” ha l’obiettivo primario di favorire l’uso dei mezzi pubblici e ridurre l’uso dell’automobile e attribuisce alle amministrazioni locali la rete di aree pedonali, sistemi di sosta intelligente, trazione elettrica, in una logica di smart city. Magari tutto ciò riguarderà sicuramente l’isola, e il tavolo, permanente e ideale, tra le sei amministrazioni, sarà impegnato a promuovere un regolamento unico per i taxi – e il loro avvicendamento da diesel e benzina a ibrido – e l’uso del bus al posto dell’automobile con la finalità di promuovere un’impresa innovativa con servizi di qualità pari alle altre regioni locali in Europa e creare posti di lavoro. Facciamo finta e, per una volta, droghiamoci d’immaginazione e che Ischia, domani, possa proporsi come esempio innovativo nel Golfo di Napoli.

Facebook Graziano Petrucci

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