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Reddito di cittadinanza, le risorse passano anche dall’abolizione della Naspi

ISCHIA. Che i soldi per arrivare a mettere in atto un progetto tanto ambizioso e secondo alcuni addirittura utopistico dovessero uscire da qualche parte – visto lo stato di salute delle italiche finanze – non c’erano assolutamente dubbi. Adesso, però, comincia ad esserci anche un po’ chiarezza ed è ovvio che la cosa non può rendere felici migliaia di lavoratori dell’isola d’Ischia, che forse saranno alle prese con un destino se vogliamo già scritto. Nell’edizione di ieri, il Corriere della Sera ha pubblicato una infografica (che vi riportiamo in pagina) in cui spiega come il Movimento 5 Stelle (che in campagna elettorale ne aveva fatto un cavallo di battaglia) intende finanziare il reddito di cittadinanza che, che, come ha detto Laura Castelli, viceministro all’Economia, dovrà vedere la luce a partire dal primo gennaio del nuovo anno solare, anche se allo stato dell’arte non si conosce ancora con esattezza quale sarebbe il numero dei cittadini aventi diritto.

Se restasse in piedi la vecchia idea grillina dei 780 euro mensili, la misura del reddito di cittadinanza interesserebbe circa 1,6 milioni di persone. Nel caso— molto probabile—che l’assegno scendesse attorno ai 400 euro i beneficiari salirebbero attorno ai 3 milioni. Insomma, siamo davanti a dettagli che come capite fanno tutta la differenza del mondo.  L’infografica, per la cronaca, è basata su un’elaborazione della rivista Economia e Politica su dati forniti dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Ma attenzione perché il campanello d’allarme arriva nel momento in cui si vanno a fare i conti e a studiare il sistema attraverso il quale reperire queste risorse di denaro. Il costo di un reddito minimo di cittadinanza è stimato in 15 miliardi. Circa 950 milioni potrebbero rientrare dall’abolizione degli assegni di protezione temporanea della disoccupazione ovvero la Naspi, l’assistenza per la disoccupazione (Asdi) e il cosiddetto “discoll” ovvero l’indennità di disoccupazione per i lavoratori con rapporto di collaborazione coordinata e continuativa. Una vera e propria mazzata, come detto, per migliaia di lavoratori ischitani, che già hanno dovuto fare i conti con una decurtazione dell’indennità di disoccupazione, che come è noto ormai non copre più i sei mesi di assenza dal lavoro ma appena la metà. Dovesse sparire, non c’è nemmeno bisogno di spiegare come il tessuto sociale si troverebbe ad essere ulteriormente impoverito.

Ritornando ai conti grillini per “apparare” i quindici miliardi di euro, secondo «Economia e politica» altri 2,750 miliardi possono essere incamerati dall’assorbimento del Reddito di inclusione introdotto dal governo Gentiloni per la protezione dalla povertà assoluta. Due miliardi potrebbero arrivare dagli interventi di attivazione condizionanti (Neet giovani e percettori di Naspi) più il programma di Garanzia Giovani. Il grosso però dei finanziamenti necessari per tenere in piedi il progetto grillino di reddito di cittadinanza dovrebbero arrivare da quelli che la rivista definisce come «sgravi fiscali per i ceti medi» e che giornalisticamente siamo abituati a chiamare «gli 80 euro di Renzi»: in tutto 9 miliardi. Anche il bonus per l’acquisto di beni culturali voluto dallo stesso ex premier verrebbe prosciugato dal nuovo provvedimento portando risorse per 290 milioni. Il totale delle coperture ammonterebbe così a 14,9 miliardi di euro. E vissero tutti felici e contenti, almeno secondo loro. Sullo scogli etto, però, fuochi d’artificio se ne sparerebbero ben pochi.

Gaetano Ferrandino

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