CULTURA & SOCIETA'

Aspettando natale sull’isola: dalla novena del bambino a Babbo Natale che viene dal mare fino al bosco incantato e al Jurassic Garden nella pineta Nenzi Bozzi

L’EMERGENZA SANITARIA DI NATALE - BLOCCATI TUTTI GLI ASSEMBRAMENTI NATALIZI NEI LOCALI PUBBLICI – ANNULLATA ANCHE LA FESTA DI CAPODANNO NELLE PIAZZE DELL’ISOLA - Il presepe al centro del Natale in famiglia con la rievocazione della nascita di Gesù bambino – Le struggenti strofe che si cantano in Cattedrale per la novena del bambino mattutina. “Gesù Bambino dolcissimo che dal seno dell’Eterno Padre sei sceso nel seno di Maria Vergine, in cui per opera dello Spirito Santo sei diventato uno come noi, fa che possiamo godere i frutti della vita nuova che ci hai portato. Dolcissimo Bambino nel petto mio nascesti, qui culla e latte avesti, o caro Dio per latte il pianto mio, avrai per culla il core, i lacci del mio amore, avrai per fascia”

Sono solo due i giorni che ci separano dalla Vigilia di Natale e tre dal Natale in tutta la sua solennità spirituale e materiale tanto da essere considerate insieme le due giornate festive più attese ed affascinanti dell’anno. Chi sa e può goderle rivive la ricorrenza nel suo completo contesto, con serenità fra credo religioso e motivi della tradizione che poi sono quelli che principalmente ravvivano la festività natalizia in tutti i suoi risvolti sociali e culturali. Chiaramente si parte dal Bambinello Gesù nella culla visto come simbolo di speciale natività universale che coglie i sentimenti puri del popolo cristiano e cattolico dell’isola e del mondo.

La Novena del bambino che si concluderà dopodomani 24 dicembre Vigilia di Natale, è il rito in cui si cantano le lodi al Bambin Gesù che sta per nascere con la solenne Coroncina della Santa Natività le cui strofe in sequela recitano cosi: Gesù Bambino dolcissimo che dal seno dell’Eterno Padre sei sceso nel seno di Maria Vergine, in cui per opera dello Spirito Santo sei diventato uno come noi , fa che possiamo godere i frutti della vita nuova che ci hai portato. Dolcissimo Bambino nel petto mio nascesti, qui culla e latte avesti, o caro Dio per latte il pianto mio, avrai per culla il core, i lacci del mio amore, avrai per fascia. E così con altre strofe fino alla fine dello struggente componimento che si declama e si è cantato alle prime ore del mattino in , nonostante la pandemia alla tradizionale novena del bambino dal 16 dicembre scorso del mattino presto e in altre chiese dell’isola, con la voce comunicante del sacerdote officiante e con le voci cantate a tempo alternato dei fedeli partecipanti. Tutto ciò rappresenta il motore di avvio dei numerosi motivi del Natale che in questi giorni abbiamo vissuto e che ci apprestiamo a vivere nelle prossime ore, fra religione e atteggiamento laico. Gli altri motivi del Natale a cui sempre per tradizione ci si attacca sono i dolci peccati di gola con le delizie che una festa piena come quella natalizia riserva. Hanno campo Iibero i consumi del Natale e della Vigilia che sono sopratutto quelli che si riferiscono alla tavola, al pranzo serale della vigilia ed a quello più ufficiale del giorno di Natale. Per il pranzo della sera della Vigilia di Natale si ha a che fare con il mare e con i pesci, un mondo affascinante che mette in moto fantasie culinarie che precedono il più serio appuntamento con la tradizionale messa di mezzanotte.

Non è la combinazione del sacro col profano, ma soltanto la distinzione di due momenti ciascuno di grande importanza: la cena della vigilia e la messa della mezzanotte anticipata anche quest’anno alle ore 21,00 ove si glorifica la nascita del bambinello Gesù. Il pranzo della vigilia è tutto un programma ed è lì a duei giorni dalla meta. Il lavoro per renderlo possibile e ricco, sta tutto nelle mani dei pescatori e dei pescivendoli, oggi meglio chiamarli titolati di pescherie. Alla mattinata della vigilia gli ischitani si sentono impegnati prima di tutto a verificare il mercato del pesce. Al riguardo annotiamo che alle prime luci dell’alba del 24 dicembre ad Ischia, Napoli, Pozzuoli e nella vicina Procida il mercato del pesce è più animato di qualunque altro giorno. Si parte da casa ancora con il buio per acquistare quel pesce freschissimo che non potrà mancare sulla tavola della vigilia. I pescatori espongono la loro merce ittica nelle “spaselle” di legno e di polistene i pesci si muovono ancora, i “capitoni” nelle larghe tine, sono vivi, le vongole veraci di Ischia nelle tinozze profumano di alghe, il baccalà sta a spugnare, lo “stoccafisso” è rigido e incartapecorito sotto i diamanti di sale. Recarsi insomma al mercato del pesce alla vigilia di Natale è una delle esperienze legate delle tradizioni più attese e segute. Il gioco della tombola, in famiglia, nelle sale parrocchiali e nelle associazioni non ha mai conosciuto crisi di esistenza. Quest’anno però segna il passo causa del covid. E’ stato ed è il gioco natalizio per eccellenza. Infatti la Tombola è considerata da sempre come gioco di gruppo la regina incontrastata di tutti i Natale, del giorno di capodanno ed dell’ Epifania.

Dopo pranzi e cene, le famiglie e gli amici si ritrovino tutti riuniti intorno a un tavolo, magari di fronte a un enorme cesto di frutta secca, a un piattone di panettone o pandoro, per consumare il rito tradizionale di questo gioco ricreativo che piace a tutti, grandi e piccoli senza distinzione. Altro motivo del Natale è anche il profumo dei dolci che si realizzano in famiglia e nelle pasticcerie dell’isola. La gamma è vasta e si caratterizza con l’imbarazzo della scelta. Si parte dal Roccocò e si prosegue con i mostaccioli, le paste reali, le cassatine, la cassata, gli struffoli, il tronchetto di Natale, i susamielli, i torroncini natalizi, i raffaiuoli, il casatiello al rum ed il famoso panettone. Fra questi, il Roccocò conserva il ruolo di leader fra i dolci di Natale e si impone su di essi per il suo gusto e la speciale forma. Il roccocò è un dolce napoletano naturalizzato inchinano, prodotto con mandorle, farina, zucchero e spezie varie. Esso è cotto al forno ed ha una forma tondeggiante simile a quella di una ciambella schiacciata della grandezza media di 10 cm. È un biscotto particolarmente duro, quindi può essere ammorbidito bagnandolo nel vermouth, nello spumante, nel vinsanto o nel marsala. La sua preparazione più antica risale al 1320 ad opera delle monache del Real Convento della Maddalena. Il nome roccocò deriva dal termine francese rocaille per via della forma barocca e tondeggiante simile a una conchiglia arrotondata. Il roccocò è il dolce che accompagna le famiglie ischitane per tutto il periodo delle feste natalizie, fino all’Epifania. La Cantata dei pastori che da qualche anno non compare più nel cartellone delle rapprentazioni teatrali del periodo natalizio ischitano, se ritornasse sarebbe sicuramente bene accolta. Essa ha sempre fatto parte dei sani svaghi natalizi figurando tra i motivi più attesi del natale nostrano. A noi piace il Natale della tradizione ispirato alla cristianità ed alla licenza di immaginarci bambino come lo fu Cristo nella Culla. Ci piace il Natale del Presepe, degli zampognari, delle novene, della teatrale Cantata dei Pastori che Ernesto Di Liddo rappresentò al Teatro Polifunzionale di Via Morgioni per l’ultima volta tre anni fa. Ci piace il Natale dei giuochi della tombola, delle nocelle, del capitone, degli struffoli e dei roccocò, delle paste reali e della cassata, dei canti struggenti “Tu scendi dalle Stelle” e “Quann nascette Ninno” e tutti quegli altri canti popolari napoletani che magnificano la festa più bella dell’anno.

Foto Giovan Giuseppe Lubrano Fotoreporter

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antoniolubrano1941@gmsil.com

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