Assenteismo made in Ischia all’ASL, chiusura delle indagini per 32 persone
Truffa, peculato e falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico tra le accuse che vengono contestate ad un “esercito” di dipendenti che adesso rischia il rinvio a giudizio. Si sarebbero allontanati ingiustamente dal lavoro in molti casi utilizzando i colleghi per farsi timbrare il cartellino. E c’è chi lasciava l’ufficio per andare a pregare…
E’ un vero e proprio terremoto quello che nella prima mattinata di ieri si è abbattuto sulla sanità isolana, un fulmine (nemmeno tanto) a ciel sereno. Ben 32 soggetti facenti capo alla struttura isolana della ASL NA 2 Nord si sono visti recapitare nella mattinata di ieri l’avviso di conclusione indagini per un’attività investigativa che vede gli stessi accusati di una serie di reati quali truffa, peculato e falsità ideologica commessa da privato in atto pubblico. Nel mirino, sintetizzando al massimo il concetto, fenomeni di assenteismo ma anche la classica storia dei cosiddetti “furbetti del cartellino”. Di fatto, secondo quanto sostiene la Procura della Repubblica di Napoli, gli impiegati dell’azienda sanitaria locale si allontanavano spesso dal proprio luogo di lavoro pur essendo in orario di servizio approfittando del fatto che tra colleghi ci fosse un terzo che provvedesse a timbrare il cartellino. Un meccanismo praticamente perfetto, fino a quando non è partita l’indagine che, attraverso una serie di riscontri (su tutti evidentemente il posizionamento di telecamere) avrebbe consentito agli inquirenti di appurare che spesso il cartellino di “tizio” veniva strisciato da “caio”: insomma, a turno si faceva la staffetta ed a seconda delle esigenze ognuno copriva l’altro.
Dicevamo degli indagati, che sono un vero e proprio esercito. Si tratta nell’ordine di Massimo Barbato, Francesco Antonio Base, Pasquale Borghese, Nello Carraturo, Salvatore Castaldi, Emilia Cece. Rosaria Colella, Teresa Coppola, Luigi Delicato, Erminia Della Corte, Margherita Di Meglio, Ciro Di Sarno, Luca Fabozzi, Maria Francesca Ferrandino, Alberto Grifo, Lucia Impagliazzo, Mario Mariani, Anna Marigliano, Placido Marziali, Francesca Messina, Pasquale Mormile, Salvatore Pacifico, Rosa Papaccio, Brunella Pluda, Anna Puca,Vincenzo Romano, Anna Ruggiero, Carmela Russo, Aniello Silvio, Clotilde Trofa ed Ugo Vuoso. Nomi più o meno noti, come avrete già compreso, coinvolti a vario titolo in una vicenda giudiziaria che li vede coinvolti da un unico filo conduttore. L’avviso di conclusione indagini di fatto significa che presso la segreteria del pubblico ministero, nel caso di specie il dott. Antoniello Ardituro (magistrato molto noto per la sua lotta alla criminalità organizzata), i legali degli indagati possono ritirare la documentazione relativa alle indagini preliminari. Entro venti giorni potranno essere prodotti documenti, controdeduzioni o anche richieste di interrogatori per i propri assistiti che vorranno fornire i chiarimenti del caso, poi scatterà la richiesta di rinvio a giudizio al giudice per le indagini preliminari che dovrà accoglierla o rispedirla al mittente archiviando la posizione dei protagonisti di questa torbida vicenda.
L’attività investigativa è stata lunga e complessa ed ha visto impegnati davvero in maniera incessante per diversi mesi i militari della guardia di finanza di Ischia, guidati dal cap. Gerardo Totaro. I quali hanno dapprima dovuto esaminare una serie infinita di immagini contenute nelle telecamere nascoste che erano state disseminate negli uffici isolani dell’ASL NA 2 Nord, e che servivano per ottenere riscontri inequivocabili sul fatto che chi timbrasse il badge a più riprese non fosse il soggetto in questione ma un terzo che provvedeva a dargli la “copertura” mentre si trovava altrove. E capirete che fare questi riscontri almeno nella fase iniziale non è stato affatto facile: riconoscere un volto, associarlo e diversificarlo rispetto a un altro, poi nello stesso tempo accertarsi che la persona che doveva essere in ufficio si trovava effettivamente ed indubitabilmente da un’altra parte. E quindi il materiale probatorio è stato ottenuto anche grazie ad una serie di appostamenti e pedinamenti che hanno consentito – almeno secondo il teorema accusatorio – di far quadrare il cerchio su una serie di condotte reiterate e ritenute assolutamente “contra legem”.
Pedinamenti che tra l’altro avrebbero messo in condizione le Fiamme Gialle di appurare situazioni a dir poco paradossali: su tutte il fatto che uno degli indagati abbandonasse il luogo di lavoro per recarsi in chiesa a pregare. Insomma, stando a quanto sostiene l’accusa commetteva un reato e poi magari andava ad espiare il peccato in un luogo di culto, andando forse a chiedere la benedizione di chi si trova ai piani alti. Poi ci sono situazione ben diverse, e qui si parla di soggetti che si allontanavano dall’ufficio perché svolgevano un secondo lavoro. Su questo, è inevitabile, c’è tuttora un’attività d’indagine in atto perché laddove la circostanza fosse appurata è chiaro che alcuni degli indagati potrebbero vedersi appioppato anche qualche ulteriore capo di imputazione. Il periodo cardine di questa lunga inchiesta è quello compreso tra i mesi di ottobre e novembre 2018, quando i finanzieri avrebbero in maniera inoppugnabile raccolto le prove necessarie per inchiodare alle loro responsabilità i dipendenti ritenuti “infedeli”.
L’avviso di conclusione indagini mette in risalto gli addebiti mossi dalla Procura a ciascuno dei 32 indagati e che è davvero difficile provare a riassumere in sintesi. Massimo Barbato, impiegato presso il Dipartimento prevenzione e veterinario, secondo il pm “con artifizi e raggiri consistiti nel presentare una falsa attestazione della sua presenza in ufficio riportata sui cartellini marcatempo, allontanandosi dal luogo di servizio per un periodo di tempo pari a 1.279 minuti… conseguiva un ingiusto profitto pari alla retribuzione percepita in assenza della prestazione lavorativa resa, quantificato in euro 398.91”. Non solo, avrebbe anche utilizzato per finalità personali un’autovettura di servizio. Per 444 minuti si sarebbe invece allontanato dal posto di lavoro, con analogo stratagemma, Francesco Antonio Base, che avrebbe così usufruito di 89.75 euro che non gli sarebbero spettati causando così un danno all’ente datore di lavoro.
L’infermiere in servizio presso l’UOC Salute Mentale avrebbe anche fatto conseguire un ingiusto profitto a Luca Fabozzi, Placido Marziali, Francesca Messina e Anna Ruggiero timbrando i loro cartellini marcatempo. Pasquale Borghese si sarebbe appropriato di 85 euro che non gli spettavano oltre che dell’auto di servizio per motivi non legati all’attività lavorativa. Nello Carraturo, invece, avrebbe “sottratto” 415 minuti di lavoro alla ASL mentre Salvatore Castaldi secondo la Procura, attraverso false attestazioni della sua presenza in ufficio, si sarebbe allontanato dal luogo di lavoro per ben 2.153 minuti ottenendo così illecitamente la retribuzione di 816.75 euro che invece non gli sarebbe spettata: avrebbe utilizzato per finalità diverse da quelle ammesse due autovetture di servizio.
La responsabile del Centro di Salute Mentale, Emilia Cece, avrebbe sottratto 251 minuti di attività lavorativa, mentre Rosaria Colella – dipendente presso il Sert – ne avrebbe “collezionati” ben 1.186. Teresa Coppola si sarebbe invece assentata per 3.126 minuti complessivi ottenendo un ingiusto beneficio di 558.18 euro. 2.346 minuti di assenza e 511,44 euro percepiti ingiustamente vengono invece contestati a Luigi Delicato (Centro Salute Mentale), che però è ritenuto responsabile anche di truffa avendo “mediante artifizi e raggiri consistiti nella timbratura dei loro cartellini marcatempo” fatto conseguire un ingiusto profitto a Margherita Di Meglio, Luca Fabozzi, Placido Marziali, Anna Ruggiero e Carmela Russo, tutti impiegati presso gli uffici Asl di via Antonio Sogliuzzo. In questo contesto è decisamente di poco conto l’addebito contestato a Erminia Della Corte, che avrebbe sottratto appena 35 minuti di attività lavorativa e 6.14 euro all’ASL. Discorso diverso per la dipendente del SERT Margherita Di Meglio, che si sarebbe allontanata dal luogo di servizio per ben 4.461 minuti (857.49 euro la retribuzione che si ritiene conseguita ingiustamente) ed avrebbe favorito presunte condotte illegittime di Maria Francesca Ferrandino e Clotilde Trofa sempre timbrando i loro cartellini marcatempo. Ciro Di Sarno, invece, avrebbe lasciato il suo ufficio per 4.233 minuti (quantificati in 1.440,85 euro) e favorito sempre con lo stratagemma del cartellino il collega Alberto Grifo. Con Mario Mariani, poi, avrebbe anche utilizzato una vettura di servizio per ragioni non d’ufficio. Ancora, a Luca Fabozzi si contestano 367 minuti di assenza (162.77 euro), poca roba se si pensa che Maria Francesca Ferrandino viene ritenuta responsabile di aver “marinato” l’ufficio per un totale di 4.483 minuti (1.809,85 euro) oltre che di aver favorito Margherita Di Meglio timbrando il suo cartellino. Il dipendente Alberto Grifo non avrebbe rispettato l’orario di lavoro per 3.287 minuti (584,94 euro) e avrebbe più volte coperto Mario Mariani “beggiando” il suo cartellino.
1.197 minuti di lavoro mancherebbero invece all’appello per Lucia Impagliazzo cui si contesta anche di aver utilizzato per scopo personale un’autovettura di servizio insieme ad Anna Ruggiero e Rosa Papaccio. Solo 118 minuti di infrazione presunta per Lucia Laudisio, 2.946 invece (1.082,48 euro) per Mario Mariani cui si contesta anche di aver restituito il favore ad Alberto Grifo, contribuendo a timbrare alla bisogna il suo cartellino. Pochissima roba i 51 minuti e i 7 euro contestati ad Anna Marigliano, che però avrebbe fatto l’immancabile cortesia del badge a Luigi Delicato, Plaido Marziali e Anna Ruggiero. Placido Marziali, in servizio presso il Centro di Salute Mentale, si sarebbe assentato per 1.706 minuti aiutando e coprendo con l’ormai abituale metodo le assenze dei colleghi Fabio Fabozzi e Carmela Russo. 278 minuti di lavoro l’ingiusto vantaggio che avrebbe percepito Francesca Messina, 398 quelli di Pasquale Mormile, 1.373 (pari a 499.57 euro) quelli di Salvatore Pacifico, 269 quelli che mancano all’appello di Rosa Papaccio accusata però anche di aver “prestato soccorso” durante le assenze a Maria Francesca Ferrandino. Brunella Pluda avrebbe marinato il lavoro per 3.628 minuti, Anna Puca invece per 4.676, Vincenzo Romano (collaboratore amministrativo presso la segreteria dell’ufficio di Prevenzione Luoghi di Lavoro, avrebbe sottratto 4.331 minuti di lavoro all’azienda (816.47 euro), Anna Ruggiero 410, Carmela Russo 2.383 ma avrebbe in più riprese “gestito” anche i cartellini marcatempo di Placido Marziali e Luigi Delicato. Aniello Silvio si sarebbe ingiustamente assentato per 744 minuti, Tilde Trofa per 1.506 e avrebbe utilizzato indebitamente anche i cartellini di Maria Francesca Ferrandino e Margherita Di Meglio per “coprire” loro assenze dagli uffici. Infine ad Ugo Vuoso, nella sua qualità di dipendente Asl in servizio presso il Centro di Salute Mentale, viene contestato di essersi allontanato dal luogo di servizio per 3.626 minuti conseguendo un presunto ingiusto profitto quantificato in euro 885,43. Non solo, avrebbe in due circostanze “beggiato” il cartellino di Aniello Silvio.