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Attenti ai commissari tecnici… del turismo

La stagione turistica, per fortuna, non è ancora finita. E, naturalmente, confidando anche nelle condimeteo favorevoli, ci auguriamo che sulla stessa possa calare il sipario il più tardi possibile. Ma il tempo per alcune considerazioni c’è. Ho l’impressione, e lo dico senza alcuna vena polemica ma come ineluttabile presa d’atto, che negli ultimi tempi in Italia siamo diventati tutti commissari tecnici… del turismo. Un po’ come quando diventiamo allenatori della nazionale italiana, e ci sentiamo autorizzati a poter parlare di schemi e tattiche pur senza aver conseguito il patentino a Coverciano. Bene, ho l’impressione che anche il comparto turistico sia diventato oggetto di libere considerazioni, molto spesso quanto meno opinabili.

Provo a spiegarmi meglio. Ultimamente osservo, credo con attenzione, quello che succede su scala planetaria. Vedo un mercato come quello spagnolo in crisi, e anche quello italico non se la passa bene. Attenzione, da nord a sud e senza alcuna distinzione. Succede però che spesso qualcuno parli senza cognizione di causa e facendo paragoni che non hanno assolutamente senso. Quando sento parlare, per dirne una, di Napoli in crescita, non si può dimenticare che nel capoluogo partenopeo il mercato italiano ha subito un brusco calo: insomma, non è certamente tutto oro quello che luccica. Il nostro, purtroppo, è un paese che si innamora e corre dietro anche ai “fuochi di paglia” e non ha la capacità di avere senso della misura.

Tornando all’isola, credo sia il caso di fare un pizzico di sana autocritica. Ischia tira ancora, ma perché il territorio è assolutamente meraviglioso, certo molto più delle nostre capacità e non mi riferisco soltanto agli imprenditori ma anche alla classe dirigente. Ma attenzione, anche determinate “carenze” in termini di professionalità e competenze si registrano – e mi scuso se sono ripetitivo – su scala nazionale. Non è un caso che in questi giorni ho trasmesso ai miei associati le parole pronunciate da Flavio Briatore, il quale in un’intervista che ha fatto (e non poteva essere diversamente) molto rumore ha detto testualmente che “il turismo delle ciabatte fa male all’Italia, non capiamo che il lusso fa bene a tutti e ci culliamo sul nostro bel mare”. Spero che queste parole possano costituire per tutti un momento di riflessione, ma non perché Briatore abbia ragione o torto, quanto perché la considerazione spesso è indice della strada e degli obiettivi che perseguiamo. Così come non possiamo certamente aspettarci che imprenditori stranieri vengano ad investire nel nostro paese, dove si troveranno alle prese con burocrati ed “azzeccagarbugli” assolutamente sconosciuti dalle loro parti. Insomma, dobbiamo ripensare il nostro modo di fare turismo sin dalla genesi della sua filiera, partendo dai lavoratori che devono svolgere la propria attività in condizioni dignitose e con tutte le garanzie contrattuale previste dalle normative vigenti.

E poi c’è un’ultima piaga, odiosa, che andrebbe combattuta in maniera decisamente più ficcante e incisiva. Alle volte ad Ischia in un fine settimana sbarcano decine di migliaia di persone, un numero superiore a quello dei posti letti disponibili e censiti sul territorio. La domanda è: tutti gli altri dove pernottano? La risposta è semplice, in abitazioni o strutture comunque “abusive”. E a perderci, tra l’altro, sono anche i Comuni isolani che dalla tassa di soggiorno introitano molto meno di quanto potrebbero. E a mettere mano alla tasca, alla fine, sono sempre e comunque gli albergatori. Il sistema, insomma, fa acqua. Da troppe parti, forse da tutte.

Ermando Mennella* PRESIDENTE FEDERALBERGHI ISCHIA

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