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Paolo, il bastone e la carota

Alla vigilia dell’ufficializzazione della giunta, parla il rieletto consigliere in procinto di tornare a vestire i panni di assessore. A ruota libera sulla scelta di Gianluca Trani, sulle possibili mosse di Enzo ma anche sul nuovo vicesindaco. Senza dimenticare l’immancabile carezza a Giovanni Sorrentino

Nel 2017 si partì con una giunta tecnica, adesso lo si farà con una giunta orfana di una casella. Come giudichi questa scelta del sindaco Enzo Ferrandino, da navigato politico?

«Parto da un presupposto, che è quello che ci troviamo davanti ad una serie di indiscrezioni da voi riportate nel giornale di stamattina (ieri per chi legge, ndr) e di cui io non sono personalmente al corrente. Quindi, di fatto non capisco a cosa fai riferimento o almeno lo deduco da quanto ho letto. Credo che il sindaco sia nella condizione di provvedere alle nomine che servono per formare la squadra di governo e mettersi finalmente al lavoro. Se fossero quattro e non cinque gli assessori? Nel caso non credo che Enzo Ferrandino abbia difficoltà, quanto piuttosto sono le compagini alle quali fa riferimento che non sono riuscite ancora a fare sintesi e stanno ultimando quello che serve per mettere insieme il proprio ragionamento».

Potrebbe avere una logica ipotizzare il fatto che la quinta poltrona di assessore sarà distribuita unitamente al controllo delle società partecipate?

«Certo, è un ragionamento che sulla carta ci può stare, ma è evidente però che parliamo di proiezioni, sondaggi, fatti che sono di là da venire. Insomma per adesso possiamo ipotizzare qualsivoglia scenario, la realtà la verificheremo a breve quando il sindaco avrà avuto la disponibilità dell’intera compagine amministrativa»

Ti convince Ida De Maio come vicesindaco e perché?

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«Parto da un presupposto, che per quanto mi riguarda è assolutamente imprescindibile: io non ho alcun tipo di prevenzione sulle scelte che opererà Enzo Ferrandino, perché al di là delle esperienze personali sono convinto che il sindaco non lasci solo nessuno per non consentirgli magari di svolgere appieno il suo ruolo. E questa mi sembra la garanzia più importante».

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Sciupatiello e Bambeniello, o Balestriere e Mazzella per intenderci, che rischano seriamente di restare comunque senza assessori non possono rappresentare un problema – in termini di umore – per la maggioranza?

«E’ bene precisare che credo ci sia spazio a sufficienza per tempi, in questa amministrazione ogni componente avrà la sua agibilità politica, credo davvero sia difficile pensare che qualcuno possa rimanere fuori dalle cosiddette “situazioni di potere”. Credo che tutti riceveranno adeguata collocazione e soddisfazione e dunque vedranno premiato lo sforzo profuso durante la recente campagna elettorale con il risultato portato a casa».

E poi c’è chi parla con insistenza di una seconda casella occupata dagli sciarappa, sarebbe una soluzione che ti convince?

«No, non cado nella trappola. Ti ribadisco quanto ti ho detto poc’anzi: non ho prevenzione nei confronti di nessuno, non credo che ci siano bracci di ferro in atto. Però, poi, se vuoi sapere la mia, sarebbe una soluzione che mi convincerebbe molto poco, ad essere sincero».

Gianluca Trani ha optato per la presidenza del consiglio comunale. Una decisione che ti aspettavi o immaginavi il salto in giunta, anche magari in proiezione futura?

«Un antico e decisamente diffuso adagio recita che del doman non v’è certezza. Ecco, ritengo che questa massima vada sempre tenuta in debita considerazione. Ora, se lui ha davvero fatto questa scelta, potrebbe essere letta come una mancanza di fiducia da parte sua nei confronti del sindaco: è ovvio che quando si “molla” la carica di consigliere comunale e si finisce in giunta c’è il rischio di poter essere esautorati in qualsiasi momento. Ecco, se il ragionamento fatto è stato questo, allora si è trattato di un momento di leggerezza. Vado dritto al punto, se a Gianluca è stato proposto di fare il vicesindaco e lui ha rifiutato per l’incertezza del futuro, avrebbe dovuto pensare che del futuro non v’è mai certezza. Ma, ovviamente, ognuno fa le sue valutazioni».

Giovanni Sorrentino in consiglio alla sua veneranda età che cosa significa e rappresenta?

«Ecco, questa è davvero una bella domanda. Giovanni Sorrentino, eventualmente dovessi lasciare l’incarico di consigliere e dunque lasciargli il posto nella civica assise, sarà espressione di saggezza, ponderatezza ma anche un simbolo, un modo per rappresentare che non ci sono limiti di età per mettersi a disposizione del proprio paese. E ritengo che sotto questo punto di vista Giovanni davvero rappresenti un’icona».

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