Auto “connection”, scattano i sequestri della polizia
Gli agenti del commissariato di Ischia si sono presentati presso le abitazioni di alcuni cittadini che avevano acquistato da poco una vettura: per loro una sgradita ed amara sorpresa
Per adesso siamo davanti ad un’attività di inchiesta che viene condotta a fari spenti, ma data la gravità e soprattutto la stranezza dei fatti che si stanno verificando, era inevitabile che qualcosa venisse fuori. Succede sempre, soprattutto quando ci sono dei cittadini che si trovano privati di un bene posto sotto sequestro dopo che magari lo avevano pagato fior di denari, in alcuni casi togliendosi dalla tasca anche fino all’ultimo centesimo dei propri risparmi.
Gli agenti del commissariato di polizia di Ischia, guidati dal vicequestore Alberto Mannelli, hanno senza dubbio aperto un filone d’indagine legato alla “dubbia provenienza” – per adesso utilizziamo questa espressione vaga, non avendo altri elementi a disposizione – di diverse autovetture in vendita presso concessionarie ischitane e destinate al pubblico. Siamo venuti in possesso di due notizie, legate a due distinti episodi, che lasciano intendere come stia accadendo qualcosa di davvero molto anomalo. Nei giorni scorsi i poliziotti hanno bussato presso l’abitazione di un ischitano, chiedendo lumi e documenti su una vettura che aveva acquistato poco prima presso una rivendita ubicata a Ischia. Dopo aver visionato gli incartamenti, i tutori dell’ordine hanno comunicato al loro interlocutore che la vettura acquistata con tanti sacrifici era da ritenersi sotto sequestro. Il tutto, tra lo stupore del diretto interessato che a stento è riuscito a trattenere le lacrime. E non finisce qui, perché secondo quanto circola da alcune indiscrezioni analogo provvedimento sarebbe scattato anche a carico di altri veicoli che si trovavano sempre esposti all’interno della concessionaria e pronti ad essere venduti ad eventuali acquirenti desiderosi di cambiare il proprio mezzo di trasporto.
Insomma, se due indizi restano tali, quando si passa a tre si può parlare tranquillamente di prova, nel senso che si può tranquillamente accendere la cosiddetta “spia rossa”. Perché un altro episodio si è verificato a Forio dove un altro ignaro e disperato acquirente si è visto portar via una macchina pagata decine di migliaia di euro. Insomma, la domanda nasce spontanea: che cosa sta succedendo? Difficile se non impossibile dare una risposta, quel che è certo è che a mettere gli uomini guidati dal vicequestore Mannelli sulla pista giusta deve essere stata una “scintilla” che ha consentito di aprire e dare il via a un’indagine destinata presumibilmente ad avere ancora sviluppi. Per adesso, almeno a quanto ci risulta, non sono stati emessi provvedimenti sanzionatori di alcuna natura nei confronti dei titolari delle rivendite ubicate sull’isola che hanno venduto le auto ai nostri concittadini, il che lascerebbe intendere – anche se l’attività investigativa è appena agli albori e dunque non è il caso di sbilanciarsi – che eventuali illeciti da verificare siano stati verificati in altri passaggi della filiera. Inutile chiedere informazioni di qualsiasi natura agli investigatori, negli uffici di via delle Terme troverete solo bocche cucite.
Probabilmente si tratterà di una mera coincidenza, ma c’è anche chi non esclude che i fatti che vi abbiamo appena raccontato possano avere una certa attinenza con quanto accaduto lo scorso 15 maggio all’interno della concessionaria AM Motori ubicata ad Ischia in località Piripissa. Nella circostanza i vigili del fuoco dovettero intervenire prontamente per domare le fiamme che avevano avvolto ben dodici autovetture, con un incendio sulla cui natura dolosa non c’erano assolutamente dubbi. Una circostanza questa che indusse la polizia ad aprire con immediatezza un’indagine per capire chi e per quale motivo avesse potuto avere interesse a mettere a segno un raid vandalico di tale portata.
Come riportò già la settimana scorsa il nostro giornale, gli uomini a disposizione del dott. Mannelli sin da subito non avevano avuto alcun dubbio: il gesto non poteva assolutamente considerarsi quello di qualche sconsiderato o una semplice bravata ma nascondesse una matrice e una causale ben precisa. Nel caso di specie le investigazioni erano state rallentate dal fatto che il deposito teatro dell’episodio non era munito di un sistema di videosorveglianza anche se nel tentativo di venire a capo dell’identità degli autori erano stati acquisiti i filmati di attività non distanti dalla sede della concessionaria. Nessuna analogia, verosimilmente, e ci teniamo a rimarcarlo ancora una volta. Diciamo solo che con le auto, sull’isola, negli ultimi tempi non è che le cose vadano nel verso giusto. In attesa, naturalmente, di capirne (e saperne) di più.