«Avanguardia e progresso per l’oncologia ischitana»
L’obiettivo della dott.ssa Silvia Fattoruso, responsabile dell’Unità Operativa semplice dipartimentale di Oncologia presso il presidio ospedaliero Rizzoli, raccontata in una intervista a Il Golfo: «Vorrei farla diventare tra le più moderne in termini di organizzazione, di amministrazione e di trattamenti farmacologici. Qui pratichiamo già tutte le immunoterapie possibili e immaginabili ma guardiamo sempre con attenzione a tutte le novità». E sulle difficoltà a reperire personale sanitario sull’isola è chiara ed esaustiva
Partiamo dal nuovo incarico che ha assunto sull’isola e da quelle che possono essere le similitudini con un impiego analogo svolto in terraferma. Perché spesso operare in una realtà insulare viene visto come un qualcosa di più o meno profondamente “diverso”. E poi, che situazione ha trovato?
«Sono stata individuata come responsabile dell’Unità Operativa semplice dipartimentale di Oncologia presso il presidio ospedaliero Rizzoli. Cosa si intende per dipartimentale? E’ una connotazione che distingue questa unità rispetto al passato, nel senso che l’oncologia qui sull’isola ha acquisito una sorta di autonomia e non rappresenta più un’appendice di Pozzuoli. Ha adesso una sua identità, autonoma, fissa degli obiettivi da raggiungere, non dipende da altri responsabili se non da noi stessi. Le differenze con la terraferma? Le dico sinceramente, se avessi avuto lo stesso incarico in città non sarebbe cambiato nulla: l’oncologia è tale a tutti gli effetti e ovunque prevede le stesse terapie all’interno dell’Asl Napoli 2 Nord e nelle altre aziende sanitarie che operano nel napoletano».
Sta sfatando un luogo comune consolidato per quanto riguarda noi isolani…
«Ed infatti è importante che venga sfatato, siamo davanti a un falso mito. Che dire, magari l’ischitano sentendosi isolano di natura, pensa che anche le cure possano essere “isolate”. Invece ribadisco con forza che abbiamo una direzione centrale che opera in terraferma e che mette a disposizione di tutte le oncologie presenti sul territorio le stesse opportunità. Per fare un esempio, la nostra farmacia è uniformata, quindi i farmaci oncologici sono validi per tutte le oncologie della Asl, non ci sono alcune differenze o limitazioni e questo va sottolineato. Quello che può essere fatto a Pozzuoli, a Frattamaggiore o a Giugliano può essere fatto anche a Ischia. Anzi, io addirittura rivolterei il punto di vista».
In che senso?
«C’è una connotazione che sotto certi aspetti facilita l’isolano. La preparazione dei farmaci viene effettuata direttamente qui, in loco, e quindi non risente delle problematiche legate al trasporto, ai suoi orari e soprattutto alle possibili condizioni meteomarine avverse. Insomma, ci si mette anche al riparo da una serie di imprevisti che in un territorio circondato dal mare possono essere sempre dietro l’angolo».
In passato la struttura della ex clinica San Giovan Giuseppe è stata più volte al centro di dibattito e pure di qualche polemica, in particolare prima del suo arrivo. Si è discusso, ad esempio, anche di mancata privacy per i pazienti in attesa. Qual è il suo punto di vista?
«Allora, intanto posso dirle che la privacy è garantita in maniera assoluta. Noi abbiamo la nostra sala d’attesa che è assolutamente autonoma rispetto al resto della palazzina ed io ho anche provveduto a metterla in ordine dandole un certo criterio. Ognuno entra col proprio numero, gli appuntamenti vengono fissati ad orario proprio per evitare lunghe code ed assembramenti. Poi è chiaro che se una visita si protrae oltre il previsto, magari si dovrà attendere, ma parliamo sempre dei tempi tecnici di una visita medica. Però aggiungo che nello scansionare gli appuntamenti riusciamo anche a rispettare determinate priorità. Insomma, direi che gli accessi al CUP sono regolamentati anche da noi stessi soprattutto per quanto riguarda la somministrazione delle terapie: cerchiamo davvero di non lasciare mai nulla al caso».
«Ischia annovera tanti professionisti e poi ti mette alla prova facendoti crescere. Quando in alcuni casi mancano le tecnologie più avanzate sei portato ad ingegnarti acquisendo un bagaglio di esperienza»
La medicina è scienza, poi è chiaro che ogni responsabile vuole lasciare la sua impronta e ha il suo modo di lavorare. Posso chiederle in che cosa le piacerebbe lasciare il segno nel corso della sua esperienza professionale ischitana? In che cosa e come vorrebbe migliorare l’unità che ha rilevato?
«Mi piacerebbe dare all’oncologia ischitana un tratto di avanguardia, di progresso. Questo sarebbe davvero l’obiettivo più nobile che mi piacerebbe perseguire. Vorrei emancipare l’oncologia ischitana e farla diventare tra le più moderne in termini di organizzazione, di amministrazione e di trattamenti farmacologici. Qui pratichiamo già tutte le immunoterapie possibili e immaginabili ma io raccomando sempre ai miei collaboratori di dare uno sguardo costantemente agli ultimi farmaci in circolazione o di recente approvazione per poterli eventualmente utilizzare anche qui a Ischia. Poi mi piacerebbe coinvolgere l’oncologia a 360 gradi: lo sto già facendo con i cosiddetti GOM, con la discussione dei gruppi multidisciplinari. Per ogni malato che visitiamo, per ogni patologia che trattiamo, ci colleghiamo con i medici che compongono il gruppo oncologico multidisciplinare dell’ospedale Santa Maria delle Grazie di Pozzuoli. Svolgiamo delle riunioni nelle quali decidiamo dopo accurata valutazione quale sia il percorso migliore da seguire per ogni paziente e questo è un aspetto molto importante perché garantisce uniformità di trattamento. Cosa vuol dire? Che a prescindere da dove viva il malato, e dunque anche su un’isola come Ischia, il GOM garantisce che vengano seguite in ogni caso le singole linee guida, che significa trattamenti più moderni, efficaci e giusti. Non solo, tutti possono avere una visione d’insieme. Lo stesso radioterapista, ad esempio, pur non presente sull’isola può in ogni caso essere edotto della situazione guardando le immagini che noi trasmettiamo via computer e dunque redigere una diagnosi accurata sul da farsi»
L’ultima domanda vuole essere anche un appello a chiederle di essere “testimonial” del territorio. Lei ha accolto con entusiasmo il suo incarico a Ischia, eppure qui ci sono settore come scuola, giustizia e anche la stessa sanità che devono fare i conti con costanti carenze di personali. C’è ritrosia a prendere servizio dalle nostre parti per una serie di motivazioni logistiche anche comprensibili e condivisibili. Perché invece consiglierebbe un’esperienza del genere?
«Non so se posso consigliare questa esperienza al prossimo, però se dovessi parlare per quanto mi riguarda direi che alla fine è soltanto una questione di organizzazione personale nell’esistenza quotidiana. Una volta che ogni tassello è stato messo al proprio posto ritengo si possa fare tutto: in qualsivoglia situazione quel che conta è cercare di valorizzare i pregi e minimizzare i difetti. Ma a un giovane consiglierei senza dubbio di venire a lavorare a Ischia».
Perché?
«E’ un territorio che annovera tanti validi professionisti e dirò di più, a mio avviso l’isola ha anche il pregio di metterti alla prova e farti crescere. Spesso succede che trovandoti in una realtà in cui non hai a disposizione le tecnologie massime o più avanzate sei portato ad ingegnarti e quindi senza dubbio acquisisci un bagaglio di professionalità che alla lunga tornerà utile».