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Avvocati in assemblea tra i guai della giustizia e la “fronda” anti Cellammare

ISCHIA. Stamane alle 10.30 è stata in programma l’assemblea degli avvocati iscritti alla locale Associazione forense. In primo piano dunque l’estenuante problema della mancanza di uno stabile funzionario di cancelleria per l’ufficio del giudice di pace. La soluzione-tampone attualmente adottata sembra essere in grado di reggere per quella che è la principale necessità, cioè la pubblicazione delle sentenze, tuttavia l’obiettivo perseguito è quello di ottenere un cancelliere in via definitiva. L’assoforense sta agendo per delineare un ulteriore step, cercando di ottenere da due Comuni isolani l’apporto di altrettanti funzionari: uno appunto da collocare presso l’ufficio del giudice di pace, l’altro presso la cancelleria civile, dopo la partenza della dottoressa Di Maio, che ha raggiunto la meritata pensione. Contratti a termine, per un anno. Tale soluzione, insieme alle varie interlocuzioni che vengono portate avanti a tutti i livelli, compreso con il Ministero della Giustizia, saranno illustrate oggi dall’avvocato Cellammare, il quale non si nasconde che esiste la concreta possibilità di una reviviscenza della questione relativa al rinnovo delle cariche associative e quindi la messa in discussione del suo ruolo di presidente. Una storia ben conosciuta, che periodicamente riemerge. Tutti ricordano dodici mesi fa la costituzione di una nuova associazione, denominata “La nuova curia”,  diretta a raccogliere il dissenso nei confronti dell’attuale direttivo. Iniziativa promossa dall’avvocato Alberto Barbieri, e che fu seguita a breve distanza da una lettera di “sfiducia” sottoscritta da dieci professionisti. Probabile quindi che questa contestazione si evidenzi anche oggi. Da parte sua, l’avvocato Cellammare ribadisce: «Esiste un unico organismo rappresentativo dell’avvocatura isolana, ed è l’Associazione forense dell’isola d’Ischia. La questione delle elezioni interne non è all’ordine del giorno, ma se qualcuno vorrà nuovamente affrontarla, io sono pronto», ha dichiarato Cellammare alla vigilia dell’assemblea. «Se io sono di troppo, sarò pronto a farmi da parte, ma se l’assemblea riterrà, come credo, inopportuno un cambio della guardia nel pieno dei complessi dialoghi che stiamo portando avanti con le varie istituzioni amministrative, dai Comuni fino al Governo, allora resterò fino al raggiungimento degli altri obiettivi prefissi». Obiettivi che, oltre alla stabilizzazione definitiva della sede e all’assegnazione di funzionari che non siano sempre pronti a “fuggire”, comprende anche il riconoscimento di sede disagiata.  Cellammare dunque non molla: «Sarebbe oltremodo miope interrompere il cammino dell’attuale direttivo in un momento così delicato. Se tale circostanza si verificasse, perderemmo gran parte di quello che abbiamo costruito pazientemente, giorno dopo giorno, intessendo una solida rete di contatti istituzionali in grado di far arrivare la nostra voce e le nostre istanze negli ambienti parlamentari e ministeriali. Credo che l’assemblea, se dovesse essere chiamata a esaminare il tema, potrebbe anche decidere di posticipare la data delle elezioni al conseguimento dei risultati che tutti auspichiamo». Così avvenne lo scorso anno. Da allora, la giustizia isolana ha finalmente riguadagnato la sua storica sede, che per oltre sei anni era rimasta bloccata tra lavori da completare e finanziamenti da sbloccare, ed è poi  arrivata la sospirata proroga, che dodici mesi prima era sparita all’ultimo momento dai provvedimenti legislativi all’esame del parlamento, dando ossigeno proprio alle critiche di coloro che contestavano i risultati della gestione-Cellammare.

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