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Il Cristo Morto di Lantriceni ritorna al suo antico splendore

PROCIDA – Questa sera le porte del Santuario di Santa Marie delle Grazie si apriranno alla statua lignea del Cristo Morto, per alcuni il Cristo deposto. Il corteo partirà dalla chiesa di San Tommaso d’Aquino, in Via M. Scotti 23, sede della Congregazione dell’Immacolata dei Turchini, alle ore 18,00 ed una volta giunto nel Santuario seguirà un breve convegno per illustrare i lavori di restauro eseguiti. Qui, dopo le autorità religiose, interverranno il Presidente della Banca di Credito Popolare di Torre del Greco che unitamente alle Congreghe di Napoli e al Pio Monte dei Marinai ha provveduto a finanziare il restauro, e la dott.ssa Monica Marrazzo, che con la dott.ssa Ilaria Improta e la dott.ssa Sabrina Peluso, ha posto in opera gli interventi di recupero della statua del Cristo Morto realizzata nel 1728.

«Nel complesso – dice la dott.ssa Monica Marrazzo – sono stati eseguiti interventi tesi al recupero conservativo dell’opera, che si compone di almeno tre blocchi principali di pioppo, concernenti nella pulitura della superficie, disinfestazione, ridimensionamento di alcune lesioni presenti lungo il cuscino, integrazione pittorica della superficie». Soddisfazione viene espressa dal Commissario della Congrega dei Turchini, dott. Salvatore Mazzaro che dice: «Il recupero della statua lignea del Cristo Morte era un lavoro già preventivato dal precedente Governo e possiamo dire che il tutto non è gravato sulle casse della Congrega. Nei prossimi giorni, appena avremo il benestare della Soprintendenza, partiranno anche i previsti lavori presso la Chiesa di San Tommaso d’Aquino così come la realizzazione dei loculi presso il locale cimitero, il tutto già appaltato e finanziato».

«Abbiamo ritenuto – sottolinea don Marco Meglio – condividere con l’intera comunità questo momento gioioso facendo in modo che per i prossimi giorni si possa far visita alla statua del Cristo Morto restaurata». Commentando l’evento lo scrittore dott. Giacomo Retaggio dice: «La scultura del Cristo morto di Carmine Lantriceni che si porta in processione il venerdì Santo è, al di là del valore emozionale ed affettivo che ha per ciascuno, una vera e propria opera d’arte. E questo senza se e senza ma. Noi siamo abituati da sempre a considerare questa icona come una cosa del tutto nostra a cui siamo legatissimi e ne siamo quasi morbosamente gelosi. Ma il valore intrinseco della statua va molto al di là di quelle che possono essere le nostre sensazioni di Procidani per assumere un valore universale: la statua del nostro Cristo morto è un capolavoro assoluto ed esorbita di conseguenza dai confini di Procida».

Guglielmo Taliercio

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