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Balneari Ischia, stagione tra luci e ombre

Gianluca Castagna | Ischia – Una stagione turistica tra luci e ombre. Cosi emerge da un bilancio finale la situazione per gli imprenditori balneari dell’isola d’Ischia. Erosione delle spiagge, qualità dei servizi di accoglienza, infrastrutture e competitività sul mercato internazionale, controlli sul fenomeno dell’abulantato, meteo capriccioso e altre questioni annose che riguardano la categoria. Il turismo balneare ricopre un’importanza economica e sociale decisiva per un bilancio di fine stagione. Una vera e propria forza produttiva che genera lavoro e occupazione, iniettando risorse nel circolo complessivo della nostra economia turistica.
Giuseppe La Franca, presidente FIBA Confesercenti Ischia (foto secondaria)La chiusura è avvenuta già da un paio di mesi, ma già si pensa alla prossima stagione e a iniziative che cerchino di fronteggiare la crisi economica attraverso offerte e servizi apprezzati dalla clientela. E’ forse prematuro parlarne, dato che siamo in pieno inverno, ma altrove le spiagge non chiudono i battenti con l’arrivo del freddo. In Toscana e in Romagna, ad esempio, nascono protocolli d’intesa tra Amministrazioni Comunale e operatori balneari per far vivere il mare anche d’inverno. Il principio è semplice: considerare la spiaggia come un ‘parco marino urbano’ e dunque al pari dei parchi della città, vivibile 365 giorni all’anno. Destagionalizzare non solo a parole, ma anche nei fatti. Di questo, e altro ancora, abbiamo parlato con Giuseppe La Franca, presidente della FIBA Confesercenti dell’isola d’Ischia e concessionario del Bagno Italia, in pieno centro a Ischia Porto.
Anzitutto che bilancio possiamo trarre per i lidi ischitani a stagione balneare ormai sostanzialmente conclusa? Che annata è stata?
«Stagione strana, caratterizzata da un boom di presenze nei mesi di luglio e agosto, e difficoltà nel resto della stagione. In un mese e mezzo è impensabile recuperare le perdite avvenute in altri periodi. La partenza è sempre difficile, maggio non è stato bel tempo, settembre molto incerto da un punto di vista meteorologico e a ottobre molti di noi avevano già provveduto a smontare le strutture e chiudere. Il meteo gioca sempre un ruolo importante: i turisti italiani, in particolare, si spostano guardando le previsioni, prenotano e disdicono all’ultimo in base a quello che dicono i siti. Non sempre affidabili. Alcuni fanno previsioni per venti giorni, una cosa senza senso che danneggia un po’ tutto il turismo, non solo i balneari. In generale, a nome della categoria, posso dire che abbiamo chiuso in pareggio, con margini positivi di ottimismo».
Segnali positivi arrivano anche dal mercato straniero. E’ così anche per voi?
«Il mese di luglio, in particolare, è stato molto favorevole riguardo alla presenza degli stranieri. Purtroppo per molti si è trattato di mordi e fuggi. Inglesi, francesi, svizzeri, danesi, qualche spagnolo. I tedeschi in flessione e i russi davvero pochi. Il segmento emergente è quello dei francesi, un tipo di turista attento e con ampia capacità di spesa. Spiace doverlo dire, ma noi italiani dobbiamo ringraziare la crisi geopolitica nei Mediterraneo dovuta al terrorismo di matrice islamica. Gli stranieri scelgono l’Italia anche perché la considerano una destinazione turistica più sicura. Certo, bisognerebbe pensare fin d’ora a quando l’emergenza nel Mediterraneo finirà. Da questo punto di vista, come strategie, Ischia è assai impreparata. Offriamo un servizio decente che andrebbe portato a livelli ottimale. Si può e si deve fare di più per trattenere questa fascia di clientela internazionale. A cominciare dal potenziamento dei trasporti. Alludo in particolare ai collegamenti del trasporto pubblico verso Barano e la spiaggia dei Maronti, uno dei grandi attrattori dell’isola d’Ischia. Non solo più corse, ma anche mezzi nuovi, comodi, sicuri. Occorre una sterzata per un piano autentico di accoglienza. La clientela internazionale è sempre più esigente, basta poco per perderla».
Qual è il problema numero uno che affligge la categoria dei balneari?
«Manca la spiaggia. Difficoltà dunque ad offrire alla clientela un posto per godere del mare e dei nostri servizi. Il 70% delle spiagge è in erosione: questa percentuale significa che la situazione è allarmante. Non parleremo mai di boom turistico con le spiagge in queste condizioni. Se la spiaggia non c’è, il turista non viene. Se le istituzioni ci venissero incontro creando della scogliere o effettuando dei ripascimenti ad hoc, eviteremmo di essere travolti dalle mareggiate anche in periodo di alta stagione. Ormai siamo sempre in emergenza: basta una mareggiata e la spiaggia scompare».
L'erosione delle coste è uno dei problemi annosi che penalizza la categoria (foto terza)Eppure da molti studi emerge che le scogliere non sempre producono i benefici per i quali sono state pensate e realizzate. Oggi si parla sempre più insistentemente di un grande ripascimento accompagnato da microinterventi continui. Manutenzione costante, dunque.
«Lo dico per esperienza: dove c’è la scogliera, c’è protezione. Naturalmente quando è fatta come si deve. Dove non c’è, il mare fa il suo corso ed erode. Abbiamo situazioni critiche a Ischia Ponte, alla Mandra, al Lido, alla spiaggia di San Pietro. Se non si provvede a un riparo sicuro, scompare tutto. So che le amministrazioni si stanno attivando per ottenere finanziamenti che aiutino a rimettere a posto i litorali dell’isola. Il governatore della Campania Vincenzo De Luca ha fatto molte promesse, speriamo si realizzino. In questo Paese si fanno sempre progetti, ma le opere no».
Altre criticità?
«La politica di accentramento degli alberghi ci danneggia, soprattutto i balneari che lavorano in prossimità delle strutture ricettive. Vorrebbero che l’ospite fosse sempre all’interno dell’hotel. Poi basta con queste superofferte anche nei mesi di alta stagione, arriva clientela di basso livello che non giova a nessuno. Noi lavoriamo per una clientela tranquilla, perbene, qualificata. Vogliamo offrire un buon servizio a prezzi non esagerati ma senza nemmeno svendere il prodotto. Auspichiamo inoltre più controlli».
A quale scopo?
«Contenere l’ambulantato, per esempio. Ci vuole più polizia municipale controlli che vanno fatti tutta la stagione, da maggio a settembre, e non solo nel periodo clou. Alla fine di settembre sembrava di fossero più venditori ambulanti che turisti».
La qualità del mare. Che stagione è stata?
«Per alcune aree costiere dell’isola le opinioni restano discordanti. Posso dire che per, quanto riguarda le spiagge e il mare di Ischia, siamo soddisfatti. Proliferano le alghe, ma le alghe non sono immondizia. Qualche problematica si genera dopo piogge torrenziali che trascinano a mare di tutto. Ma a livello di inquinamento non ci sono state grosse segnalazioni. Naturalmente il mare di Ischia va controllato, monitorato, mi auguro che il rilancio dell’Area Marina Protetta Regno di Nettuno porti a risultati concreti dopo le precedenti esperienze fallimentari. Più controlli sul traffico dei natanti, non tanto per l’avvicinamento spericolato alle coste, oggi molto più contenuto di un tempo, ma per il rischio che possano gettare in acqua cose che alterano la bellezza dei nostri ecosistemi marini producendo inquinamento e degrado».
A proposito di degrado, perché durante la stagione invernale le spiagge dell’isola d’Ischia diventano delle pattumiere? Di chi è la responsabilità?
«Le disposizioni normative riguardo alle spiagge e agli stabilimenti balneari prevedono che della pulizia debbano occuparsi i concessionari. Noi lo facciamo regolarmente, un’operazione continua, costante. Poi certo, basta una mareggiata e la spiaggia è di nuovo sommersa da oggetti di plastica e detriti. Alle porzioni di spiagge libere dovrebbero provvedere le amministrazioni o i concessionari confinanti. E’ un tema che non trascuriamo affatto, anche se siamo fuori stagione. E’ una questione di decoro. Nelle prossime feste arriveranno i turisti, devono trovare le spiagge pulite anche se ci troviamo in pieno inverno».
Foto sestaAltrove il sole si prende anche col plaid. In Toscana e sulla costiera romagnola, ad esempio. Dove tra cibi caldi, vin brulè ed elioterapia, nascono nuove tendenze per vivere il mare d’inverno. Sarebbe possibile anche per noi? Dopotutto siamo nel Mediterraneo, non al Polo Nord.
«Parliamo di una realtà più ampia, solida e strutturata della nostra. Un territorio più vasto e una maggiore capacità di organizzazione imprenditoriale. Questo è un momento difficile per la categoria dei balneari, l’imprenditore locale non può pensare a iniziative del genere con l’imposizione fiscale che ci tormenta. Ogni tentativo di portare novità viene stroncato all’istante. Sarei anche d’accordo a cominciare a ragionare in questa direzione, parliamo sempre di destagionalizzare e bisognerà pure iniziare da qualche parte, ma le Amministrazioni devono esserci vicine. Ci vogliono incentivi, aiuti, defiscalizzazioni. Chiediamo la certezza di poter lavorare».
Lo spauracchio della direttiva Bolkestein è sempre più lontano anche se in Europa c’è ancora chi parla di privilegi e monopoli.
«Le concessioni sono state prorogate fino al 2020 con buone speranze di un’ulteriore proroga. L’apertura a nuovi soggetti è sempre rischiosa in questo territorio, il timore che arrivino dei prestanome di soggetti legati in qualche modo alla criminalità organizzata, è fondato. Inutile far finta che non sia così. Nel terziario, a livello turistico, ci sono interessi molto forti quindi garantire la continuità non è questione di privilegi ma di garantire la sicurezza. La politica dovrebbe mettere più paletti, effettuare più controlli come avveniva un tempo. Non sono contrario alle aperture del mercato, magari però si potrebbero privilegiare le cooperative dei nostri giovani, quelli isolani, e affidare loro la gestione di spiagge libere. Almeno sappiamo chi sono. Siamo lavoratori, mettiamo a disposizione la nostra attività e le nostre strutture per una vacanza tranquilla, serena e sicura per tutti».
Una novità che vorresti si realizzasse nella prossima stagione.
«Le nostre priorità sono quelle: ripascimento, controlli, strategie turistiche efficaci. Vorrei un pronto intervento in caso di emergenze. Magari un’ambulanza. I nostri servizi di salvamento hanno funzionato, i bagnini sono stati solleciti e attenti. E’ stata una stagione tutto sommato tranquilla, tranne un episodio purtroppo fatale sulla spiaggia di San Pietro. Ecco, un pronto intervento no-stop, con un mezzo autonomo in dotazione in grado di raggiungere qualunque spiaggia del territorio isolano, è quanto mi auguro per il 2017».

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