LE OPINIONI

IL COMMENTO Per amore del mio popolo non tacerò

DI LUIGI DELLA MONICA

Amo la nostra isola profondamente e non posso tollerare, come affermava il martire della Chiesa, quella vera, quella autentica, quella apostolica e vicina alla gente, don Peppe Diana, prima di essere assassinato 30 anni fa, che essa si perda nelle maglie strette e fitte della “disinformatia”, della falsa rappresentazione della verità storica. Allora come oggi, i criminali cercano legittimazione mediatica, teatrale, musicale, epica, iconoclastica e per questo cercano di mistificare la realtà. Il tempo, l’ignoranza della storia, la divulgazione delle menzogne è il miglior alleato delle nefandezze umane, come umano è Putin, come umana è stata definita da Giovanni Falcone la mafia, per questo destinata a terminare ed estinguersi un giorno. Purtroppo, l’estinzione intellettuale del fenomeno non potrà mai avvenire, se il criminale anziché essere processato e condannato alla sua equa pena verrà celebrato come eroe. Un primo passo storico verso tale obbiettivo è stata la condanna esemplare inflitta all’assassino di Gio’ Gio’, il musicista che aveva fatto della cultura la sua ragione di vita a fronte della brutalità che ha trovato il giusto castigo di 20 anni di carcere e non la ipocrisia di una società inclusiva e benpensante che lo “perdona”, che mente per perdonare se stessa di non aver avuto la lungimiranza di prevenire una simile tragedia!

Giovanbattista Cutolo

Ci ricorda il dott. Giovanni Roberto Conti, Consigliere della Corte di Cassazione che “Quando un singolo viene danneggiato, la vittima è quella persona ma la vittima siamo tutti noi. Perde anche lo Stato comunità. (…) L’esigenza di salvaguardare la vittima non è più un’esigenza del singolo, ma diventa esigenza della collettività. Il diritto alla verità del singolo tende allora a diventare dovere di verità. Non volevo ritornare sull’argomento della foto di Jorit con Putin, perché continuare a citare il gesto continua ad esaltarne il contenuto, che viceversa deve essere relegato nell’oblio e condannato dall’isola,la quale sicuramente ammira ed apprezza la mano, il tocco, il pennello di questo artista, ma deve dissociarsi dalla fotografia. Purtroppo i giovani, che non sono assolutamente menti fragili, ma avide di conoscenza, di informazioni e di crescita intellettuale, nel vedere un gesto normale e sereno di un ragazzo, che fino a meno di due anni fa dipingeva la parete del liceo “Buchner” in pieno centro di Ischia città, accanto ad un soggetto definito dalla Corte Penale Internazionale dell’Aja come criminale di guerra, rimangono disorientati, sbigottiti, confusi. Se gli alunni del quinto anno superiore apprendono dai docenti che il movimento nazista professava la teoria dell’arte degenerata, come possono interpretare la foto di Jorit? 

Con le elezioni del 5 marzo 1933, ogni singolo strumento di espressione potenzialmente lesivo del sentimento tedesco e della affermazione del Terzo Reich doveva essere messo al bando. Il germe, il piccolo seme per iniziare le persecuzioni razziali. La giornalista Daphne Caruana Galizia è stata uccisa da un’autobomba a Malta il 16 ottobre del 2017. Era una giornalista e sul suo seguitissimo blog “Running Commentary” denunciava da anni la corruzione e giochi di potere nel suo Paese. Arriviamo ad Anna Polytoskaja, assassinata il 07 ottobre 2006 a Mosca, esattamente dal regime di Putin di cui cito a 15 anni dalla sua scomparsa le frasi più celebri L’unico dovere di un giornalista è scrivere quello che vede; Io vedo tutto. Questo è il mio problema; Impedire a una persona che fa il suo lavoro con passione di raccontare il mondo che la circonda è un’impresa impossibile.La Russia sta per precipitare in un abisso, scavato da Putin e dalla sua miopia politica. Bisogna fare attenzione ad edulcorare gesti scomposti e gravi come quello di Jorit, che in Paesi ove albergano ideologie oscurantiste, possono dare vita a concetti non tanto astratti come la suddetta arte degenerata, che non è lontana dal regime attuale dei pasdaran, che in Iran, grande produttore e fornitore di armi “canaglia” alla Russia, come mine antiuomo o droni, si perdono nel delirio del rifiuto della sepoltura in “patria” di una povera ragazza morta in un incidente domestico, perché colpevole di essere deceduta all’interno di un garage con il suo fidanzato a Napoli, in chissà quali pose scabrose e, per questo, poco di buono, professando la più becera misoginia. Noi italiani sappiamo bene, per insegnamento crudele e disumano della Storia, che stare dalla parte sbagliata ci è costato molto, molto caro (asse Roma-Berlino-Tokyo). In un momento confuso e molto delicato, dove il 24 febbraio 2022 è ritornato lo spettro della Guerra Fredda, non è opportuno discernere di umanità o brutalità di Putin, ma bisogna guardarlo con sospetto e distanza, non certo avvicinarlo come un presunto amico.

È ancora prematuro capire se le elezioni della scorsa settimana sono state truccate o sono espressione della realtà politica russa, ma un dato è certo, lo zar del 21^ secolo continua la sua strada di morte e devastazione della pace e non certo un artista, che forse si è ispirato al monaco Rasputin tentando di influire sulla psiche del mostro, può sostituirsi ai Capi di Governo dell’Europa ed al Consiglio di Sicurezza dell’ONU. L’Unico vero negoziatore è soltanto la Repubblica Popolare Cinese, l’ago della bilancia che per la sua funzione di membro permanente del Consiglio di Sicurezza ONU deve coordinarsi con gli altri (USA, Francia, Regno Unito) per indurre definitivamente la Russia al cessate il fuoco. Ne deriva che il gesto di Jorit è suscettibile di deviare le giovani menti dei ragazzi sconvolti da questo cambiamento epocale, da questo sconvolgimento delle antiche certezze. Io stesso confesso che non avevo simpatia per gli amici ucraini, non per ideologia o preconcetto, ma per diversità culturale, che adesso però benedico e ringrazio, perché sono la valvola di sicurezza materiale e sostanziale, affinchè Putin non ci bussi fuori la porta, ma non educatamente, viceversa buttandola giù a calci. Quando il Comandante Todaro, la cui biografia esorto il Sig. Cerullo a leggere, ricevette la domanda del Comandante fiammingo della nave “Kabalo”: ma se tu sei un porco fascista, perché ci hai salvato? Io al tuo posto ti avrei ucciso, rispose sereno “Noi siamo uomini di mare, siamo italiani”.

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Ciò significa che in molti uomini del regime nazi-fascista albergava la consapevolezza che l’Italia militasse dalla parte del male e dell’ignoranza e poi con la Resistenza, ad un prezzo altissimo in termini di vite e di condizioni di guerra di povertà, riavemmo la nostra dignità, ma il Comandante Todaro, come molti altri porci fascisti, erano nel proprio intimo ancora italiani, persone per bene, umane e timorate di Dio, non certo paragonabili ad Hitler ieri ed a Putin oggi. Quindi possiamo fraternizzare con i russi in quanto persone come noi, ma non con il vertice dell’asse del male, del simbolo umano della restaurazione della sofferenza e dell’assassinio come mezzo di relazione umana.

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