CRONACA

Il grido degli stagionali: «ci hanno tolto la dignità, non ci fermeremo»

Ieri mattina a Ischia Ponte davanti all’INPS quinta manifestazione di protesta del comitato di lotta dei lavoratori stagionali dell’isola

DI GIOVAN GIUSEPPE LUBRANO

Fotoreporter

E’ la quinta protesta di piazza quella inscenata in favore dei lavoratori stagionali dell’isola d’Ischia dall’ irriducibile Gennaro Savio combattente sul campo e degno erede del famoso padre Domenico scomparso alcuni mesI fa. L’ultimo grido di lotta e di speranza è stato elevato ieri nello spiazzo assolato sin dalle 9 del mattino davanti alla sede dell’Inps allo Stradone di Ischia Ponte.

*

Si sono ritrovati a manifestare i fedelissimi e tutti quelli decisi a non mollare, i quali stretti intorno a Gennaro hanno gridato le ragioni della loro causa. Il messaggio di lotta è ormai quello più volte trasmesso alle autorità sorda alle legittime istanze del lavoratore senza lavoro o quanto meno ingaggiato nella precarietà dell’occupazione e del momento difficile che le aziende stanno attraversando per il Coronavirus-COVID-19. Ma Gennaro Savio per non rischiare di diventare unica voce nel deserto, compie i suoi affondi per scuotere le coscienze di chi ha il sacrosanto dovere e l’obbligo di ascoltare e recepire.

“Ci hanno tolta la dignità – denuncia il mai domo Gennaro Savio – ci aspettano due anni di fame nera, ora basta a sfruttamento e povertà- Il nostro attivismo del Comitato di lotta dei Lavoratori Stagionali e non dell’isola d’Ischia non si ferma. Vi saranno altri presidi. £ Ci rendiamo conto – spiega Gennaro Savio, Presidente del “Comitato di Lotta dei Lavoratori Stagionali e non dell’Isola d’Ischia” -, che in questi giorni in molti hanno ripreso a lavorare e che i tanti disoccupati siano scoraggiati dal menefreghismo del governo nei confronti della nostra categoria di cui si continuano a calpestare i diritti, e che dunque anche per questo la presenza dei lavoratori potrà essere limitata, ma certamente non possiamo fermare la lotta considerato la tragedia sociale che sta colpendo la maggior parte dei lavoratori stagionali i quali, purtroppo, se le cose non cambieranno, continueranno a fare la fame almeno sino alla prossima riassunzione nel 2021”.

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