CRONACA

Il governo si sgretola, quale futuro per la giustizia isolana?

Si avvicina la data in cui il Tribunale di Ischia potrebbe chiudere i battenti. I possibili scenari in caso di elezioni anticipate

Mentre il governo nazionale va in pezzi, si avvicina pericolosamente l’autunno. Il pericolo sta nel conto alla rovescia verso il 31 dicembre, data-limite oltre il quale la Sezione distaccata di Ischia del Tribunale potrebbe chiudere definitivamente i battenti. Tra le tante “questioni insulari”, quella della permanenza del presidio di giustizia sulla nostra isola è forse la più nota, ma di sicuro quella di più urgente attualità: siamo ormai in vista della pausa estiva, e nulla lascia presagire che si possa ottenere quantomeno una proroga oltre fine anno.

Se la riforma dell’articolo 119 della Costituzione, che oggi stesso è all’esame della Camera in quarta lettura, dovesse andare in porto, si è spesso detto che costituirebbe un ulteriore elemento a supporto di chi, sull’isola e non solo, si sta battendo per mantenere in vita il tribunale, ma secondo alcuni addetti ai lavori l’attuale contesto politico presenterebbe un paradosso: al di là della modifica costituzionale, comunque benvenuta, la salvezza del Palazzo di Giustizia di via Michele Mazzella sarebbe più probabile (o meno improbabile, è lo stesso) se venissero indette le elezioni in autunno. Secondo questa prospettiva, una ventilata affermazione del centrodestra potrebbe più facilmente garantire una proroga al tribunale: sono in molti, nell’ambiente forense, a pensarla così e ad essersi convinti che coi governi tecnici Ischia e le altre isole, cioè Lipari ed Elba, non otterranno mai nulla di concreto. Il governo tecnico per sua natura ha ben altre priorità in agenda, e in ogni caso il momento storico e la situazione internazionale sono fonte di guai ben più grossi e peggiori della chiusura di un tribunale isolano, guai sui quali continuerebbe a focalizzarsi l’attenzione di un nuovo esecutivo presieduto da Draghi, senza nessuna speranza per il presidio di giustizia di Ischia. Non è dato ovviamente sapere con certezza se questa corrente di pensiero delinei con esattezza la situazione: fatto sta che finora il pur incessante lavoro a tutti i livelli non ha prodotto altro che dichiarazioni programmatiche e generiche promesse mai tramutatesi in atti e fatti concreti. La situazione è nota: tutte le istanze di stabilizzazione, provenienti non soltanto dall’avvocatura locale, ma anche dalla cittadinanza, dai sindaci, dall’Associazione nazionale dei comuni delle isole minori, dai rappresentanti politici di riferimento nelle varie sedi istituzionali fino al Parlamento, finora sono cadute nel vuoto. Che tirasse una bruttissima aria era d’altronde chiarissimo da quando, in sede di conversione del Decreto Milleproroghe, non fu concessa neppure la proroga richiesta in attesa di stabilizzazione.

Inoltre, anche nell’ultimo convegno organizzato dall’Assoforense all’hotel Delfini la Presidente del Tribunale di Napoli, presente in Assemblea, aveva puntato il dito contro l’inefficienza della Sezione Distaccata, quando invece essa è causata proprio dalla sua precarietà e dalla mancata stabile assegnazione di Magistrati e di personale amministrativo. Un cane che si morde la coda, un argomento che costituisce da sempre grande motivo di dibattito, visto che secondo gran parte dell’avvocatura quello che viene indicato come causa della chiusura (l’inefficienza e la mancata assegnazione di personale) è in realtà una conseguenza della mancanza di volontà politica nel conferire stabilità e funzionalità alla sezione distaccata.

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