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«Caffè Scorretto» «Signori e signore, vi presento Sua Sanità mentale: #ionascoaIschia»

Premessa 1. Quello che leggerete è apparentemente scollegato da una faccenda spiacevole per la quale sembrerebbe coinvolta un’attività commerciale di Lacco Ameno. Per la vendita di un paio di stivali, durante le festività natalizie, indicava il prezzo di 49 euro. In periodo di saldi, per lo stesso paio, lo avrebbe elevato a 69 euro.

Premessa 2. Sindaci, un po’ di dignità. No davvero, il vaso è colmo di presenze molte delle quali inutili. E magari lo è anche la mia. Alcune si adoperano soltanto in scatti per farne cartoline, altre sulla “fascia” per aumentare la propria visibilità non certo quella della squadra ischitana. Che, sia chiaro, quest’atteggiamento per certi aspetti è condivisibile ma restituiteci almeno la Politica, quella con la “P” maiuscola. Quella che dalle parole passava ai fatti con il compito di pensare al “bene comune” per tutelarlo, mica per finta. Che era un laboratorio per studiare il modo per crescere e agevolare il progresso e difendere i diritti e istruire all’identità isolana. Riportate indietro la clessidra, per favore, che la sabbia ha bloccato i ponti e i meccanismi mentali della civiltà. Fatela tornare a quando stavamo peggio che forse era meglio. A quando l’esercito di amministratori affiancati da imprenditori e intellettuali, contava almeno un poco pure in terraferma. A quando oltre la pretesa e la presunzione di esercitare il potere una volta raggiunta la poltrona, che oggi evidenzia più che altro la voglia di apparire, l’autorevolezza del “primo cittadino” la potevi sentire in quel silenzio calato dopo averlo visto combattere per la difesa dei diritti di tutti. Un giorno un sindaco – non vi dirò chi – mi disse: “Io sono il sindaco e faccio quello che voglio”. Chi arrivava a ricoprire quel ruolo era una persona dal carattere forte, magari intelligente, capace di alzare la voce e affrontare le sfide nelle sedi istituzionali non per farsi dare ragione dall’ascoltatore capitato per caso o mandarlo a quel paese solo perché la sua idea non doveva esser messa in discussione. Perché, oggi come allora, l’isola rappresenta un territorio unico e certi personaggi in cerca d’autore dovrebbero smetterla di usarlo per spianarsi la strada e far carriera nell’orticello di voti e politica di casa o solo per saltellare da uno scranno all’altro tra Roma, Parlamento regionale e consigli comunali. Ridate ai cittadini il posto che gli spetta. Ridateci i vocioni roboanti di quegli uomini che non blateravano e sapevano sbattere le mani sui tavoli nelle stanze dei bottoni, dopo aver puntato i piedi per terra, e lo facevano, per difenderci dalla convinzione di qualche blasonato assessore regionale che l’isola fosse solo una zona di periferia e come tale doveva essere trattata. Salvo poi venire a succhiare voti durante elezioni di ogni grado e livello. Ridateci e rinvigorite il diritto alla mobilità e alla continuità territoriale o quello degli autobus e del trasporto marittimo. Ragioni per le quali le sei amministrazioni neppure dovrebbero passare per la fase della riflessione – posto che ne esista una che allora durerebbe da anni – per valutare se vale la pena, o no, mettersi assieme e condurre un progetto unico per dimostrare alla Regione, attraverso un’azienda intercomunale, che siamo capaci di risolvere e sostenere il problema della mobilità e creare nuovi posti di lavoro. Che sappiamo assumere decisioni responsabili e non abbiamo bisogno d’interventi calati dall’alto, ad esempio, per realizzare un regolamento unico per i taxi, com’è stato chiesto dal sindaco di una delle sei amministrazioni a funzionari della Regione. Ridateci una Sanità in grado di preservare il diritto alla salute della gente, delle fasce deboli, degli anziani, delle famiglie, delle donne incinte, e persone capaci di difendere la Sanità pretendendone una che funzioni e che sia all’altezza delle esigenze di 65 mila persone. Fantasia? Per favore, ridateci pure quella. Fateci sognare che siete in grado di reclutare uomini e donne, con voi, sindaci, in testa, per opporvi al becero piano regionale che vuole ridimensionare la Sanità eliminando il reparto maternità dell’Ospedale Rizzoli, dal 2020. Nessuno parla però del “mercato” delle trasferte a Napoli, tenuto in piedi da qualche medico, e di quanti bambini nascano nel capoluogo partenopeo dopo aver dirottato le mamme in qualche clinica privata. Ridateci la possibilità di non esser costretti a mandare in un altro paese i nascituri che dovrebbero rappresentare il futuro. Date a loro la possibilità di poter dire: “sono nato a Ischia”, e alle mamme l’occasione di ricordare che la chiusura del reparto maternità è stata impedita perché i sei sindaci hanno combattuto insieme! A quale futuro possiamo ambire se il taglio dei costi passa per l’involuzione del territorio aumentandone disservizi e difficoltà mascherando tutto con la necessaria ottimizzazione delle risorse? Dateci, invece, la facoltà di mandare a quel paese, che è sempre un luogo definito e facilmente intuibile, chi non è in grado di programmare e pianificare per affrontare le emergenze di Ischia nella sua interezza; oltre che incapace di stimolare competenza, educazione e professionalità neppure nel suo seguito di portaborse. Perché forse va ricercata proprio li, alla fonte, la mancata richiesta di queste qualità. Qual è il vostro cronoprogramma? C’è una visione di lungo periodo oppure continuerete a occuparvi di ordinaria amministrazione? E voi, imprenditori. Ridateci un’associazione fatta di albergatori combattenti, sognatori e visionari, capace di far leva sulla politica affinché si possa avviare un tavolo ufficiale di concertazione e prendere decisioni importanti. Un valore non di poco conto Federalberghi potrebbe raggiungerlo attraverso la sottoscrizione di un codice etico, chiedendo l’adesione delle amministrazioni, attraverso cui dare attenzione alle condizioni di lavoro dei dipendenti e favorire la realizzazione di un percorso per il riconoscimento e l’affermazione del sistema economico unitario che già esiste ma di cui dimentichiamo di far parte. Riportate al suo livello la carsica serietà, per cortesia. Lasciate stare l’armonia fasulla fatta di piccole presunzioni e sordità nei confronti degli altri. Abbandonate quella paccottiglia noiosa costruita nel tempo che si annida nei cliché neuronali e che a sua volta si ripete nelle svendite di camere e terme. Favorite la formazione e la professionalità. Avvicinatevi a ciò che di più simile c’è al «facite ammuina ma per la difesa dei diritti degli isolani». Sindaci, imprenditori o quel che siete, promuovete tutto questo e anche quel che vi sembra assurdo ma assolutamente necessario. Non lasciate chiudere la maternità delle idee che oggi il futuro già ci mostra i suoi effetti negativi. Muovetevi. Tutti. Per tornare a contare qualcosa. E noi, con voi.

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

 

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