CRONACA

Emergenza Covid-19, ecco le quattro richieste dell’Assoforense

Il direttivo dell’associazione chiede, tra l’altro, misure di sicurezza per lo svolgimento delle udienze e concreti provvedimenti assistenziali a favore della categoria

L’emergenza sanitaria si è abbattuta anche sulla giustizia locale, con conseguenze a vari livelli. L’Assoforense ha riunito il consiglio direttivo per far fronte al momento di sostanziale stop dell’attività giudiziaria, e ha sottoscritto una serie di richieste. Una di esse è rivolta ai sindaci dell’isola e al Prefetto, con i professionisti isolani che si dicono preoccupati come buona parte della Comunità isolana, della possibile propagazione del Covid-19 sul territorio isolano, in particolare per i comportamenti di diversi cittadini che continuano a transitare per strada senza averne alcuna reale necessità, e di persone, benché anagraficamente residenti, sbarcate anche negli ultimi giorni sull’isola, provenendo da regioni del Nord Italia fortemente colpite dall’epidemia, e senza autodichiarare l’effettiva provenienza né tantomeno porsi in autoisolamento domiciliare. Comportamenti che integrerebbero non solo fattispecie previste dalla legge come reato, violando le prescrizioni imposte dai provvedimenti normativi intervenuti (DPCM, Ordinanze regionali, ecc.), ma sarebbero, a dir poco, irresponsabili, mettendo a repentaglio la vita dei concittadini. Gli avvocati hanno quindi invitati le amministrazioni ad adottare misure il più possibile stringenti contro tali comportamenti, oltre a controlli da effettuare già sulla terraferma, su stazioni, porti e aeroporti e favorendo la consegna a domicilio dei generi alimentari.

SICUREZZA NELLE UDIENZE

Altra missiva è stata inviata al magistrato coordinatore della Sezione ischitana del tribunale, nella quale vengono chieste misure organizzative atte ad evitare e contenere il contagio. Gli avvocati suggeriscono alcune misure che potrebbero essere facilmente applicate allo scopo di ridurre l’afflusso di persone presso gli uffici giudiziari. Nel settore Civile si potrebbe adottare la calendarizzazione con fissazione d’orario per ogni udienza in materia civile (ogni 15 minuti nell’arco temporale dalle 09.00 alle 13.00 o anche oltre se il numero di cause fosse elevato). Per le cause di più agevole trattazione (ad esempio, prime udienze, ove una delle intenda chiedere la concessione di termini ex art. 183, 6° comma, c.p.c. e non vi siano richieste preliminari e/o pregiudiziali che richiedano la presenza personale dei legali, o per quelle di conclusioni)si potrebbe prevedere che l’attore invii sul fascicolo telematico il verbale di udienza e che il convenuto replichi fino a 3 giorni prima, con possibilità per il giudice di provvedere anche in assenza dei difensori, per la concessione di termini ex art. 190 c.p.c.. In ogni caso, si eliminerà il sistema di deposito di copie di cortesia degli atti o di CD Rom, procedendosi all’invio degli atti sulla mail del giudice. Per il settore penale, la calendarizzazione delle udienze con fissazione degli orari per ogni causa, prevedendosi un ordine di chiamata che privilegi le causa in cui è stato richiesto il differimento e quelle destinate alla mera verifica della regolare instaurazione del contraddittorio. Per l’Ufficio Unep va considerato che esso non è attrezzato per ricevere gli atti da notificare a mezzo pec, per cui appare opportuno sollecitare l’installazione dei relativi apparati, prevedendosi nelle more che siano portati alle notifiche solo gli atti urgenti da parte dell’avvocato costituito. Infine, per il Giudice di Pace, l’Ufficio non è ancora abilitato alle comunicazioni a mezzo pec e sarebbe opportuno sollecitare il Ministero ad installare le relative dotazioni: in mancanza di possibilità di notifiche a mezzo pec si può prevedere che i singoli giudici calendarizzino le udienze magari per tipologia, prevedendosi ad esempio una fascia oraria per opposizioni amministrative ed una ulteriore fascia oraria per le attività istruttorie e così via. Secondo l’Assoforense, occorrerebbe, poi, prevedere che tutti i provvedimenti resi dai magistrati vadano inseriti a Sigp, ivi compresa la sentenza, riducendosi in tal modo di molto la presenza di pubblico presso gli uffici.

L’ARRETRATO DELLE CANCELLERIE DA SMALTIRE

Un’apposita nota, inviati a tutti i vertici giudiziari, contiene un esplicito invito allo smaltimento del pesante arretrato delle cancellerie: allo scopo di evitare il blocco totale delle attività presso il Giudice di Pace di Ischia e la compromissione di diritti primari dei cittadini, costretti a subire ritardi intollerabili nella evasione di domande giudiziarie e nella pubblicazione dei provvedimenti giudiziari già depositati, gli avvocati chiedono ai vertici del Tribunale di autorizzare la dottoressa Annamaria Conte, già in servizio presso la Sezione distaccata di Ischia con qualifica di Cancelliere Capo, a ricoprire il medesimo ruolo anche per il Giudice di Pace di Ischia, quanto meno nel periodo di sospensione delle attività giudiziarie, limitatamente alle funzioni connesse alla pubblicazione dei provvedimenti depositati (le sentenze ed i decreti ingiuntivi ammonterebbero a circa 750) e le iscrizioni delle cause a ruolo (che registrano un ritardo di circa due mesi).Una misura da adottare solo per il tempo strettamente necessario alla completa ripresa delle attività giudiziarie, e allo scopo di agevolare lo smaltimento del gravoso arretrato dell’Ufficio del Giudice di Pace di Ischia (con l’intento di razionalizzare le risorse interne).

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MISURE ASSISTENZIALI PER LA CATEGORIA

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Ma le richieste dell’Assoforense sono rivolte anche al Governo e alla Cassa Forense, e riguardano misure assistenziali idonee a fronteggiare la crisi provocata dall’emergenza epidemiologica. Come è noto, nel DPCM approvato il 16 marzo è stata prevista la corresponsione di un contributo, una tantum, dell’importo di € 600,00 in favore di lavoratori autonomi e liberi professionisti iscritti alla gestione separata Inps, mentre nulla è previsto per gli Avvocati iscritti alla Cassa Forense (se non un non meglio specificato fondo di riserva). Tale previsione, anche se di importo minimo, secondo gli avvocati isolani integra una palese disparità di trattamento tra “cittadini italiani” che esercitano la stessa professione. Da qui la necessità di estendere la misura a tutti gli avvocati d’Italia, già gravemente colpiti da una pesante crisi economica, la cui attività è attualmente sospesa per effetto delle misure di contrasto al contagio da Covid19. Secondo l’Assoforense il contributo andrebbe quindi erogato con fondi statali anche tramite Cassa Forense e, essendo comunque del tutto insufficiente a sopperire alla mancanza di introiti degli Avvocati nel periodo di sospensione dell’attività, andrebbe integrato sino al 60% dei redditi di ciascun professionista o, quantomeno, sino ad euro 1000,00 mensili. A tutela della categoria, l’Associazione chiede infine che i contributi sia minimi che in autoliquidazione dovuti nell’anno in corso siano non semplicemente sospesi, bensì posticipati, senza aggravio di sanzioni e interessi all’ultimo anno di lavoro ed eventualmente scalati dalle rate di pensione o almeno dilazionati negli anni successivi al superamento della contingente emergenza sanitaria.

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