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L’addio a Gemma Migliaccio, l’ultracentenaria di Barano

di Isabella Puca

Barano – È venuta a mancare all’età di 109 anni la signora Gemma Migliaccio, l’ultracentenaria di Barano che aveva battuto ogni record di longevità della nostra isola.  Solo qualche mese fa aveva spento, attorniata dall’affetto dei suoi cari, che l’hanno coccolata, prendendosene cura fino all’ultimo istante della sua vita, le 109 candeline su quell’immancabile torta. Due anni fa ci accolse nella sua casa di Barano e, con uno scialle azzurro sulle spalle e degli eleganti fermagli tra i capelli ci raccontò un po’ della sua vita. Pur essendo ormai cieca e sorda a un orecchio, la signora Gemma, si mostrò sin da subito una donna ricca di spirito, fede e positività. «Come si fa ad arrivare a 108 anni? Non lo so come ho fatto, – ci disse sorridendo – nel  bene e nel male, non c’è nessun segreto!». Originaria dell’isola di Ponza, dove nacque nel 1908, è lì che la Signora Gemma lavorò per 30 anni come cuoca al ristorante “La Cernia”. Arrivò a Barano perché, rimasta vedova del marito; la sua unica figlia non poteva prendere troppa aria di mare. Così, raggiunse sua sorella a Barano in quella casa dove ha vissuto fino all’età di 109 anni. La signora Gemma, in un pomeriggio, ci aprì il baule dei ricordi custoditi nel suo cuore come quello in cui vide per la prima volta il suo Francesco, suo marito;  «me l’hanno portato a casa e in 45 giorni l’ho conosciuto e sposato! Quando una donna ha passato la trentina può avere tutto l’oro del mondo, ma non se la prende più nessuno. Se ero innamorata? No, io mi sono sposata perché mi dovevo sistemare!». Gemma e Francesco si promisero amore nel’41 a Ponza, in  piena guerra mondiale, «erano tempi duri, facemmo un pranzo. Mio marito non stava mai in ozio, lavorava sempre. Dove trovava lavoro, andava. Prima imbarcato, poi nella terra e poi ancora nelle costruzioni, lavorava sempre». Nei ricordi indelebili di nonna Gemma quelli delle due guerre mondiali nelle quali visse la fame ed entrò a contatto con la morte, «una notte, durante la guerra di Mussolini, quattro navi andarono a fondo, una era carica di medicinali, una di cibo, un’altra di bestiame e un’altra di munizioni. C’erano un sacco di vedove, tanti bambini che morivano quasi tutti i giorni di fame. La guerra di Mussolini è stata un massacro». La cecità che ormai l’aveva colpita a entrambi gli occhi non le aveva impedito, però, di vedere tutto l’affetto di tantissima gente, tra parenti e amici, che in vita le hanno dimostrato il loro bene. Nonna Gemma era una donna ricca di fede, trascorreva, ogni sera, un’ora e mezza per pregare con il Rosario tra le mani tutti i Santi del Paradiso, una donna ricca di positività con la quale, all’indomani delle 108 candeline, ringraziava Dio per averle fatto raggiungere quel traguardo e, vogliosa di vita, pregava per poter vivere un altro anno ancora. Quando compì 100 anni, suo nipote Nino le preparò una grande festa, fece esplodere 10 colpi di mortaio, uno per ogni anno di vita da festeggiare e, dopo una messa di ringraziamento, arrivò anche una targa da parte del sindaco di Barano Paolino Buono. In quella targa ci si congratulava per quel traguardo raggiunto da una donna semplice, dedita al lavoro e alla famiglia, custode di valori e modello di saggezza, un vero esempio per tutta la comunità isolana che, in una fresca mattina di inizio aprile, ha dovuto dirle addio.

 

 

 

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