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Barano saluta Alfonso Mattera, l’ultimo sarto

Aveva novantacinque anni, ma assolutamente non li dimostrava. Non c’era possibilità di leggere la sua età in nessuna ruga solcata nel suo viso, soprattutto per la dinamicità con cui si muoveva nelle sue attività quotidiane, anche per le vie del centro collinare al volante della sua auto. Un uomo d’altri tempi che, a Barano, ha scritto il proprio capitolo di storia di un’epoca che ha lasciato orme profonde e monumentali icone. È un paese intero che saluta costernato Alfonso Mattera, l’ultimo sarto, l’ultima luce accesa su uno spaccato di un passato che ha costruito certezze e si è snodato in un labirinto di laboriosità senza crepe. La sua bottega di sartoria in Piazza San Rocco era un laboratorio di formazione dove le giovani donne si cimentavano nelle alchimie magiche delle forbici in stretta sintonia con l’ago ed il filo tra i colori dei tessuti e le spolette di cotone.

Si apprendeva l’arte, il mestiere, era la scuola di avviamento al lavoro quando Barano doveva fare i conti con gli effetti della Seconda Grande Guerra. Commosso il ricordo del nipote, l’avvocato Bruno Molinaro: «E’ stata una figura importante per Barano e la sua gente in un’epoca molto particolare. Aveva aperto la prima, storica sartoria di Barano ed in quei tempi era un po’ il cenacolo dell’operosità artigianale del paese, molte donne andavano lì per imparare il mestiere. Lo ricordo con commozione ed immenso affetto». E oggi scorrono mestamente i titoli di coda di un  altro film di storia vera e vissuta di Barano che si può solo raccontare attraverso i ricordi, perché gli occhi hanno finito ormai di veder camminare.

Luigi Balestriere

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