CULTURA & SOCIETA'

Il “materazzaro”, il cardalana e l’ago saccurale: usi e costumi di un’isola di altri tempi

Il cardalana negli anni ’20 e ‘30 partiva da Forio d’Ischia con la sua speciale bicicletta, e attrezzata di tutto punto e raggiungeva gli altri Comuni isolani, in special modo il vecchio Borgo di Ischia Ponte per espletare il suo lavoro. Nel lontano passato, a Ischia, per stare più freschi, i materassi estivi venivano imbottiti di fibre vegetali e quelli invernali di lana. Questi ultimi dovevano essere periodicamente svuotati: l’imbottitura veniva passata nel cardalana per “allargarla” e farla tornare soffice. Il materassaio, figura oggi quasi scomparsa, si muoveva sull’isola con un triciclo dotato di cassone sul quale era montato il cardalana, con spazzola metallica e piccoli strumenti per svuotare e riempire i materassi. Per avere i suoi servigi bisognava prenotarlo. Per farlo, non avendo a disposizione altro modo, si aspettava che lo si vedesse in giro di lavoro per accaparrarselo. In pratica era il materazzaro di paese conteso dalle famiglie per “rimettere a posto” i propri materassai di lana. Il suo mestiere consisteva nel ridare vita a materassi sopratutto usurati, sia quando questi erano riempiti con foglie o fibre vegetali, sia quando, in tempi più moderni per chi se lo poteva permettere, erano imbottiti con lana o piume. Di solito, una volta all’anno veniva chiamato a domicilio per ripristinare l’imbottitura del materasso e, utilizzando uno strumento chiamato “scardasse” (grazie al quale il materassaio era anche chiamato scardassare), allargava e rendeva nuovamente soffice la lana. Questo utensile era composto da due parti chiodate, una fissa e un’altra mobile: la lana, dopo essere stata lavata e fatta asciugare, veniva adagiata sulla parte fissa allargata con quella mobile. Per questo motivo, era detto anche scardassiere e cardalana.

Oggi, la tecnologia, che consente di produrre comodi materassi in lattice, ha mandato definitivamente in pensione il materassaio, anche perché a differenza di molti anni fa, il materasso non costituisce più un bene di famiglia da tutelare e tramandare alle generazioni future. Naturalmente il materazzaro faceva il suo lavoro a domicilio, perché non aveva un posto adatto e, solitamente, si metteva in un cortile. Stando in ginocchio, batteva la lana sul pavimento con due fruste. La polvere e i peli che si sollevavano dalla lana battuta, gli procuravano una fastidiosa tosse e il “ tappo al naso “. Successivamente i materazzari comprarono un attrezzo formato da due tavolette, che permettevano loro di svolgere il lavoro un po’ più rapidamente. Le tavolette erano così composte: entrambe erano irte di chiodi ricurvi, tutti della stessa misura; una era fissa,e su di essa veniva poggiata la lana; l’altra veniva manovrata a mano in avanti in modo da dipanare la lana.

La figura del materazzaro è esistita fino alla seconda metà degli anni settanta. In quel periodo in tutte le case dell’isola il materasso di lana era abbastanza presente. Ogni anno al fine di eseguire una manutenzione del materasso, che risultava appiattito (quasi compresso) per l’utilizzo, si scuciva e si estraeva la lana che poi veniva lavata, stesa al sole ad asciugare, cardata ed infine rimessa nel materasso. Al “materassaio” veniva affidato anche il compito di rinfilare i fiocchetti e di ricucire il bordo del materasso con degli aghi lunghissimi (i cosiddetti aghi saccurali), da un lato all’altro del materasso. Tutta l’operazione durava qualche giorno e spargeva una fastidiosa polvere per tutta la casa. Il materassaio era l’artigiano che ridava forma e bellezza ai materassi. Il suo periodo di lavoro, quindi, era limitato ai mesi estivi (luglio/agosto) per terminare prima del periodo delle “bottiglie di pomodoro”. La figura del materassaio si è estinta con l’avvento e il diffondersi dei materassi Permaflex.

michelelubrano@yahoo.it

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È proprio così, usi e costumi di altri tempi. Ma queste tradizioni non erano solo di Ischia. Abito nella bellissima Napoli e posso confermare che questo rituale era nello stesso tempo una scocciatura e un divertimento. Scocciatura perché la mia famiglia essendo composta di 11 figli i materassi erano troppi. Divertimento perché tutti insieme seduti, con un asciugamano sulle gambe facevamo a gara a chi allargava di più la lana. Prima molte cose si facevano in casa ora è cambiato tutto. A volte ci si chiede, era meglio prima o adesso? Non saprei. Posso solo dire che ora c’è troppa fretta, la voglia di avere tutto e subito. Altra cosa certa è che prima ci si emozionava di più.

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