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Baranopoli, la Di Scala davanti ai giudici, poi chiesta revoca obbligo di dimora

NAPOLI. Si sono svolti ieri mattina gli interrogatori di garanzia per Maria Grazia Di Scala e Raffaele Piro nell’ambito dell’inchiesta “Free Market”, dopo il differimento di quarantotto ore deciso martedì scorso. Le audizioni si sono essenzialmente concentrate su quello che si può considerare il “secondo ramo” d’inchiesta, quello concernente principalmente la presunta tentata concussione in relazione alle trattative di vendita o locazione della struttura alberghiera “Casa Bianca”. L’avvocato Maria Grazia Di Scala, attuale consigliere regionale, all’epoca dei fatti consigliere di minoranza nel civico consesso di Barano, è accusata di tentata concussione e di falso in concorso con un suo assistito, Raffaele Piro (all’epoca conduttore dell’albergo) e con l’ex dirigente dell’ufficio tecnico di Barano, Nicola Antonio Stanziola, ai danni di Maddalena Migliaccio, proprietaria dell’immobile sito in località Maronti, e gestito dal Piro a partire dal 1985. Sulla struttura gravava un contenzioso sin dal 2007, quando la Migliaccio cercò di rientrare in possesso dell’immobile per inadempienze contrattuali da parte di Raffaele Piro, che negli anni aveva realizzato una serie di opere edili abusive senza l’autorizzazione della legittima proprietaria. Gli atti finiti sotto la lente della Procura sono essenzialmente due: un’ordinanza di demolizione emanata dal tenente Stanziola, all’epoca responsabile dell’Ufficio Tecnico di Barano, e un’autorizzazione paesaggistica, della cui falsità la Procura è convinta, entrambi riguardanti l’immobile dei Maronti. L’autorità giudiziaria ritiene, specie per quanto riguarda l’ordinanza di demolizione, che essi siano stati utilizzati per un tentativo di concussione ai danni della proprietaria dell’immobile, allo scopo di indurla ad abbassare il prezzo di vendita o di locazione della struttura. Ieri mattina la prima a essere ascoltata dal Gip è stata il consigliere Di Scala, assistita dagli avvocati Luigi Tuccillo e Amedeo Bucci De Santis. Come dichiarato dai difensori, il consigliere ha risposto con grande calma e pacatezza alle domande del magistrato durante le circa due ore dell’audizione, a cui era presente anche il Pubblico Ministero, Dott.ssa Loreto. «Abbiamo risposto a tutte le domande – ha affermato l’avvocato Tuccillo – con chiarezza e puntualità, illustrando anche il senso delle telefonate oggetto di intercettazione, e contestando integralmente la ricostruzione logica fatta dalla Procura che ha portato alle accuse». La difesa ha anche prodotto l’intera documentazione relativa ai sequestri per abusi edilizi inerenti la struttura alberghiera “Casa Bianca”, fra cui l’ordinanza di demolizione “incriminata” che, come spiegato dall’avvocato Tuccillo, aveva funzione meramente “ricognitiva”, nel senso che tale atto, considerato dalla Procura un elemento per “fare pressione”, è in realtà semplicemente ricognitivo di una situazione oggettiva di quell’immobile, gravato dalle irregolarità edilizie. È stato contestato anche ogni ruolo della Di Scala nella predisposizione e sollecitazione di tale atto amministrativo, al fine di ottenerne qualsiasi beneficio ai fini di acquisto o locazione, in quanto, secondo la difesa, la Di Scala non avrebbe mai conosciuto né seguito le fasi dell’iter procedimentale dell’atto in questione. Inoltre, l’ordinanza di demolizione in casi di abusi edilizi (come quelli realizzati nella struttura alberghiera “Casa Bianca”), sarebbe un “atto dovuto”, cioè normalmente predisposto dalle autorità in ogni caso del genere, come prassi procedimentale. È stata quindi contestata la validità della “pressione” esercitata dall’ordinanza di demolizione sulla proprietaria dell’immobile, dal momento che la natura di tale atto escluderebbe un pre-confezionamento della stessa per tentare la concussione ipotizzata. Le trattative, ha sostenuto fra l’altro la difesa, intercorrevano tra gli avvocati delle parti (l’avv. Di Scala per Piro, l’avv. Nonno per Migliaccio), quindi tra professionisti che conoscono perfettamente le procedure e i meccanismi amministrativi, non certo sprovveduti al punto da cadere in un “metus” (timore indotto) di fronte a un atto amministrativo che, come ribadisce la difesa, è un “atto dovuto”. Inoltre, un successivo argomento per sostenere l’infondatezza degli addebiti è dato dalla constatazione che le trattative, dal giudice ritenute viziate dalla presunta tentata concussione, di fatto non andarono a buon fine, dal momento che la proprietaria non ritenne congrua la cifra offerta. Per quanto riguarda l’accusa di aver utilizzato in giudizio un atto falso (l’autorizzazione paesaggistica dell’ottobre 2013 su una costruzione già definita totalmente abusiva), secondo la difesa, la Di Scala non poteva sospettare che tale atto, prodotto dal Piro, potesse essere falso o comunque contrassegnato da timbri e firme contraffatte. Un atto che il giudice del processo dell’epoca fra l’altro non prese in considerazione, dal momento che era inammissibile produrre documenti in corso di causa. Sarebbe stato assurdo, ha affermato la difesa, ritenere che l’avvocato Di Scala fosse stata consapevole di concorrere inutilmente in un un reato di falso, per un documento chiaramente inammissibile in giudizio. Quindi, il non aver appurato l’inattendibilità dell’autorizzazione non avrebbe mai potuto configurare un presunto concorso nel reato contestato. «Siamo convinti – ha affermato ancora l’avvocato Luigi Tuccillo – di aver chiarito compiutamente quelli che peraltro sono fatti oggettivi, non semplici interpretazioni. Il giudice per le indagini preliminari ha attentamente ascoltato le nostre risposte e siamo fiduciosi in un rapido chiarimento della posizione dell’avvocato Di Scala». Durante l’interrogatorio, la difesa ha avanzato istanza di revoca della misura cautelare, e il giudice ha richiesto che venisse inoltrata per iscritto: «Stamattina – continua il legale – formalizzeremo e depositeremo l’istanza per la revoca dell’obbligo di dimora. Inoltre abbiamo già avanzato istanza al Riesame: verrà discussa il prossimo lunedì 19 ottobre». Il responso sarà noto nella stessa giornata di lunedì, o al più tardi per martedì 20. Intanto, nell’ambiente è già noto che la Procura, tramite il Pubblico Ministero Dott.ssa Loreto (che aveva chiesto gli arresti domiciliari), ha proposto appello contro l’ordinanza di custodia cautelare firmata dal Gip, non ritenendo adeguate le misure poi effettivamente disposte, anche se gli avvocati delle parti non ne hanno ancora ricevuto formale conoscenza. Quindi al momento non è dato sapere se tale appello possa interessare anche la Di Scala ovvero altri indagati. Dopo l’audizione del consigliere regionale, è stato il turno dell’altro indagato sottoposto ad obbligo di dimora, Raffaele Piro, gestore dell’albergo “Casa Bianca” per quasi tre decenni, il quale, secondo alcune indiscrezioni – e che come tali riportiamo – trapelate nelle ultime ore, avrebbe palesato visibile imbarazzo e in alcuni momenti dell’audizione si sarebbe trovato in estrema difficoltà.  L’uomo, assistito dal suo difensore di fiducia, non avrebbe convinto del tutto i magistrati e le sue spiegazioni sarebbero state accolte da una fredda reazione del pubblico ministero, che non avrebbe battuto ciglio continuando con un pressante martellamento di domande su domande. Anche per Raffaele Piro, comunque, è stata avanzata istanza di revoca della misura cautelare, oltre alla presentazione di ricorso al Riesame.

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