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CHE BELLI I CAPPERI DEL CASTELLO D’ISCHIA CHE INSAPORISCONO “PUTTANESCA” E PEPERONATA “REGALE”

I capperi fanno parte di quelle piante di affezione domestica che ogni donna di cucina vorrebbe aver a portata di mano. Coltivarli in vasi sui davanzali delle finestre o fuori al terrazzo, si può, ma può risultare una forzatura. Sarebbe fuori d all’ordinario della natura. Ma alcuni lo fanno lo stesso, anche se devono metterci impegno per non vederle morire. Generalmente la pianta dei capperi nasce e cresce appesa a muretti a secco o lungo le spaccature della roccia. Il Castello d’Ischia ne è stato sempre pieno. Infatti pendenti dai muri, lungo le stradine dell’antico maniero, in passato come ancora oggi, è possibile ammirare fascioni di foglioline verdi fra le quali fuoriescono piccoli boccioli col beccuccio della respirazione da dove esala l’odore selvatico del frutto. Quell’odore si trasforma in esalazione profumata quando il cappero è colto nelle ore fresche del giorno, vale adire, soprattutto di mattina presto. Ma anche nelle altre parti dell’isola la pianta del cappero ha attecchito da secoli. Spesso col proprio fogliame ha decorato muri e parracine delle zone interne dell’isola come pure in prossimità del mare, ai Maronti, Citara e Monte di Sant’Angelo. In casa, dove si cucina per davvero, senza fare uso dei precucinati comprati al reparto ristoro dei supermercati, i capperi sotto sale non possono mancare mai, perché essi, col il loro inimitabile sapore sono parte integrante di varie pietanze fra le più gustose. Prime fra tutte, gli spaghetti alla puttanesca e la peperonata con l’aspersione in superficie del tradizionale vino cotto che oggi è possibile trovare soltanto nella cantina di qualche vecchio contadino del Ciglio a Serrara e nelle campagne di Panza, dove l’usanza di realizzare alcune bottiglie di questo antico nettare continua intatto a resistere al tempo. Dicevamo dei due piatti, spaghetti alla Puttanesca e Peperonata fatta con i cosiddetti peperoni gialli, che poi sono anche di altri colori, dove è indispensabile fare uso dei capperi o “chiapparelli” come li chiamavamo da bambini. Gli spaghetti alla puttanesca, invenzione culinaria, per altro dell’architetto Sandro Petti nel suo Rangio Fellone del primi anni ’50, è quel piatto che quando ti viene servito fumante, al dente, con tutti gli ingredienti accuratamente calati nella teglia del sugo dove olive nere di Gaeta e soprattutto i “chiapparelli” della nostra terra, sono li a recitare il loro ruolo determinante dell’esclusiva pietanza, senza ombra di dubbio, questo piatto, risorsa oggi di tutti i maestri di cucina, privati e pubblici, fa leccare i baffi anche a chi… non ce li ha. L’altro piatto che si accompagna obbligatoriamente ai capperi, come il carabiniere al suo collega quando questi sono di servizio d’ordine in coppia, è la famosa peperonata, dove i capperi sempre in tandem con le olive nere di Gaeta, versati a pioggia sulla succulenta pietanza sembrano tante piccole gemme incastonate e brillanti di luce propria, fra gli stretti solchi dei peperoni tagliati a fascette. Di certo, nel loro ruolo di insaporimento, il cappero non si ferma ai soli spaghetti alla puttanesca e alla peperonata ischitana. I capperi possono essere utilizzati per cento e più altre ricette: ad esempio,per accompagnare le insalate o per insaporire un pesce, oppure per accompagnare la carne, come il

classico vitello tonnato. Poi vi è il patè di capperi che solo in qualche casa isolana si produce per sola passione di trattare il prodotti naturali della propria terra. Esso viene spalmato su crostini oppure versato in un sugo per un particolare piatto di pasta. Attenzione: affinchè non risultino amari, se conservati sotto sale, vanno utilizzati sempre crudi e sciacquati abbondantemente sotto acqua corrente. Naturalmente i migliori sono sempre i capperi più piccoli. I Capperi ora sono in piena fase di raccolta. Infatti i mesi adatti per essere colti e lavorati sono da maggio a settembre, attraversando la parte finale della primavera d tutta l’estate in corso.

michelelubrano@yahoo.it

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