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Benedetto Croce nel ricordo di quel terribile terremoto: «Vorrei tanto morire per non ricordarmi di quella notte…»

Oltre a quelle scritte da Benedetto Croce, sono state tante le testimonianze lasciate da chi è sopravvissuto a quel terribile terremoto del 1883 a Casamicciola. Citiamo sunteggiandolo, un episodio riportato dalla Gazzetta Piemontese  del 31 luglio 1883:”…Alle nove e un quarto pom. Precise il piroscafo “Tifeo” era nelle acque di Casamicciola, il capitano e l’ispettore del piroscafo, signori Bianco e Scotti, hanno inteso un fortissimo rombo e si sono accorti che avveniva un terremoto sul  quell’ isola…immediatamente dopo si sono sentite grida strazianti  come gente che chiedeva soccorso…sul piroscafo avvicinatosi si è recato un brigadiere  dei carabinieri ed ha dicharato che quell’ isola era rovinata  e che le vittime erano numerosissime.l..il comandante del piroscafo, senza perdere tempo, fece rotta  per Napoli, per avvertire  le Autorità  dell’orribile avvenimento, scattarono subito i soccorsi…” Così invece racconta Benedetto Croce; “Vidi in un baleno mio padre levarsi in piedi e mia sorella gettarsi nelle braccia di mia madre –  scrive Benedetto Croce  nelle memorie della mia vita – io istintivamente sbalzai dalla terrazza,  che mi si aprì sotto i piedi, e perdetti ogni coscienza. Rinvenni a notte alta, e mi trovai sepolto fino al collo e sul mio capo scintillavano le stelle, e  vedevo intorno il terriccio giallo, e non riuscivo a raccapezzarmi su ciò che era accaduto, e mi pareva di sognare. Compresi dopo un poco”. “Quegli anni furono i miei più dolorosi e cupi –scrive durante la Prima guerra mondiale nel Contributo  alla critica  di me stesso – i soli nei quali assai volte la sera, posando la testa sul guanciale, abbia fortemente bramato di non svegliarmi al mattino, e mi siano sorti persino pensieri di suicidio” L’idea della morte come fine della sofferenza ritornerà in Croce  nelle settimane prima  della morte corporale, avvenuta il 20 novembre 1952, quando il giovane Raffaello Franchini lo intervistava: “ solo per questo desidero la morte , perché allora finirò di ricordarmi di quella notte”.

Ma  Croce non smentì nulla perché non c’era nulla da smentire. L’unica cosa che qui si smentisce da sola è la versione di Saviano che dal punto di vista della filologia e della storia è infondata. Tutto nasce da questo “fatto”: Saviano nel libro dà una versione romanzata o sceneggiata del terremoto di Casamicciola. E’ bene riprenderla pari pari: “ Nel luglio del 1883 il filosofo Benedetto Croce si trovava in vacanza con la famiglia a Casamicciola, a Ischia. Era un ragazzo di diciassette anni. Era a tavola per la cena con la mamma, la sorella e il padre e si accingeva a prendere posto. Ad un tratto, come alleggerito, vide suo padre ondeggiare e subito sprofondare sul pavimento, mentre sua sorella schizzava in alto verso il tetto. Terrorizzato, cercò con lo sguardo la madre e la raggiunse sul balcone, da cui insieme precipitarono. Svenne e rimase sepolto fino al collo nelle macerie. Per molte ore il padre gli parlò, prima di spegnersi.  Gli disse: “Offri centomila lire a chi ti salva”.  Benedetto sarà l’unico superstite della sua famiglia massacrata dal terremoto.

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