LE OPINIONI

IL COMMENTO La paura del giudizio

DI BENEDETTO VALENTINO

E’ scientificamente provato che la paura più diffusa nell’età adolescenziale è quella di parlare in pubblico. Psicologicamente nasce dal nostro passato remoto: nella vita tribale il giudizio degli altri membri contava molto più di quanto conti nell’era moderna. L’ammissione alla tribù e, quindi il giudizio dell’esame, era insindacabile: se sbagliavi eri estromesso dal contesto e condannato per sempre ad una vita di solitudine e di difficoltà. Il senso di tribù che è stato poi tradotto poi in gruppo sociale, in gruppo politico, in qualunque forma di aggregazione e non ci ha mai abbandonato. La paura della notte prima degli esami è quindi atavica e inconscia: c’è chi non la supera mai, neppure in età adulta.

Personalmente ho vissuto questa fase della mia vita con un grande volontà di sfida, ma con una forte carica emozionale. Proprio perché avevo paura trovavo dentro dime la forza per nasconderla e mostrarmi verso gli altri molto più forte e determinato di quanto in realtà non ero. La mia sicurezza cadde in occasione del discorso che tenni per le elezioni scolastiche. Avevo 14 anni ed ero uno dei candidati più giovani e più politicizzati del liceo: presi il microfono, guardai la folla di studenti e iniziai a balbettare. L’affetto degli amici della mia lista mi fu di conforto: pronunciai due, tre frasi in maniera balbettante ma conclusi con un forte grido: “Non ci fermeranno!”, e terminai il discorso. Un boato di affettuosi e amichevoli applausi copri la mia pessima performance. Fu per me un piccolo trauma e ho dovuto attendere anni per vincere questa paura. Solo in tarda età sono riuscito ad ottenere discreti, anzi ottimi risultati,

Ho lavorato molto sulla psicologia e alla fine ci sono riuscito. Anzi, oggi come oratore mi sono ampliamente rifatto dagli anni del liceo: ho girato per la penisola in occasione del 150 anniversario dell’Unità d’Italia e ho partecipato a varie presentazioni. A differenza dello “shock” del mio primo discorso pubblico, l’esame di maturità l’ho vissuto invece con grande freddezza, quasi algida. Nel “tu per tu” con i professori non solo non tradii nessuna emozione ma la notte dormii profondamente. Nel “tu per tu”, qualunque persona, anche autorevole, avessi davanti ho sempre dato il meglio di me stesso mostrandomi sicuro e affidabile, mentre in pubblico, nonostante tanti anni di esercizio, ho sempre qualche incertezza.

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