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Vivara ora è in 3D e racconta gli effetti del climate change

Entra nel vivo il progetto di digitalizzazione dell’isolotto, Riserva Naturale di Stato: così l'università Federico II crea un modello geo-archeologico in grado di mostrare come la natura risponda, in un luogo non antropizzato, ai cambiamenti climatici in atto

Un’occasione unica: osservare come la natura risponda, autonomamente, ai cambiamenti climatici in atto e all’incremento dei fenomeni meteorologi estremi. 

Per farlo la Riserva Naturale di Stato Isola di Vivara, che ha riaperto lo scorso maggio alle visite guidate ambientali, ospita un progetto di digitalizzazione 3D che trasforma gli 0,4 chilometri quadrati, collegati da un ponte all’isola di Procida, in un modello geo-archeologico del patrimonio emerso e sommerso, con potenziali vantaggi per implementare la sua protezione idrogeologica e per le linee di ricerca sulle conseguenze del climate change su luoghi non antropizzati.

“Lo studio degli effetti prodotti dall’evoluzione dei fenomeni climatici sull’ecosistema Vivara è un’attività primaria per tutelare gli habitat protetti e le emergenze archeologiche ed inoltre è anche una importante occasione per registrare i mutamenti ambientali all’interno di uno spettro di interesse più esteso della sola Riserva.  Con i colleghi del Comitato di Gestione della Riserva stiamo lavorando alla realizzazione di una stabile piattaforma tecnologica multidisciplinare di studio, di monitoraggio, di tutela e di valorizzazione dell’intero ecosistema Vivara con il diretto coinvolgimento di enti di Ricerca e di dipartimenti universitari campani. Tutti i dati che saranno prodotti saranno “OPEN” ovvero liberamente disponibili alla comunità scientifica e agli Enti pubblici.  Questo primo importante risultato è stato reso possibile grazie al DISTAR, al prof. Repola e al suo team – spiega Nicola Scotto di Carlo, coordinatore del Comitato di Gestione della Riserva – che hanno prodotto la prima “copia digitale” dell’isola di Vivara, un’attività che pone le basi metodologiche ad un approccio moderno allo studio dei territori e dei fenomeni complessi. Questi progetti richiedono l’impegno di tante persone e a diversi livelli,  vorrei ringraziare anche l’Ing. Rosario Manzi e l’arch. Simonetta Volpe, oltre al Ministero dell’Ambiente, alla Regione Campania, al Comune di Procida e alla Proprietà dell’isola di Vivara, che supportano con convinzione le nostre attività.”

Lo studio è frutto di un accordo di collaborazione tra il Dipartimento di Scienze della Terra, dell’Ambiente e delle Risorse (DISTAR) dell’Università degli Studi di Napoli Federico II e la Riserva Naturale Statale “Isola di Vivara” con l’obiettivo di  sviluppare  una  innovativa metodologia di digitalizzazione e analisi dei luoghi. 

Per il rilievo tridimensionale sono stati utilizzati Lidar da drone, laser scanner terrestri, sistemi fotogrammetrici, sensori termografici, scanner a luce strutturata, gestiti in maniera integrata. 
“Le nostre attività hanno prodotto modelli numerici georiferiti e allineati all’interno di un unico spazio virtuale in modo da supportare processi di analisi di aree specifiche dell’isola a diversi gradi di risoluzione sia emerse che sommerse”, spiega Leopoldo Repola, esperto di modellazione tridimensionale e design della comunicazione e professore al DISTAR della Federico II, che ha coordinato il progetto.

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“Abbiamo estratto e stiamo estraendo informazioni geospaziali relative alla geologia, alla botanica, all’archeologia, e di processarli all’interno di piattaforme digitali di analisi e visualizzazione dei modelli”, aggiunge Repola. 

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Le prime attività, realizzate dall’equipe DISTAR (composta, con Repola, da Lorenzo Esposito, Gianni Varriale e Lucia Marino), con il supporto della Lega Navale Italiana di Procida, per le attività subacquee supervisionate da Paolo Esposito di Costanzo, hanno già consentito un’analisi delle criticità e dei fattori di rischio del sistema idrogeologico dell’isola di Vivara e sono state condotte all’interno di piattaforma GIS, implementata per la gestione e la conservazione dei dati. 

“Ma i modelli saranno ottimizzati per definire un articolo piano conoscitivo a supporto di più estesi interventi di tutela, di valorizzazione e di fruizione dell’isola”, conclude Repola.

Prosegue dunque l’opera di valorizzazione e studio dell’isola di Vivara (info e prenotazioni visite al sito www.vivarariservanaturalestatale.it), una realtà che custodisce preziose tracce di insediamenti riferibili all’età del Bronzo, quando era crocevia strategico nei traffici marittimi dalla Grecia di età micenea all’Occidente, ed è uno dei più straordinari hotspot di biodiversità per l’avifauna migratrice e numerose specie botaniche: con la sua riapertura, disposta dal Comitato di Gestione della Riserva Naturale Statale Isola di Vivara , in piena armonia con la famiglia Diana, proprietaria dell’isolotto, si moltiplicano i percorsi di studio e tutela di un’area unica.

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