Bonus stagionali, e vissero (quasi) tutti felici e contenti

I lavoratori formalmente assunti a tempo indeterminato, ma di fatto stagionali, potranno fare ricorso per vedersi finalmente riconosciuto il contributo anti-crisi

Resta di scottante attualità il problema delle conseguenze che la crisi economica indotta dal covid-19 sta producendo sui lavoratori del settore turistico. Proteste, manifestazioni, come le tre che si sono susseguite a Ischia nelle ultime settimane, per rivendicare il diritto a percepire il bonus mensile previsto dal governo nel decreto cura-Italia. Il punto focale, specie in territori come l’isola d’Ischia, dove sono diverse migliaia gli impiegati nel comparto turistico, restano i controversi criteri di erogazione dei contributi relativi ai mesi di marzo, aprile e maggio, che il locale Comitato degli stagionali vuole siano elargiti a tutti coloro che l’inverno scorso hanno percepito la Naspi. Un sussidio quest’ultimo, che a rigor di logica dovrebbe bastare per riconoscere al lavoratore lo status di stagionale. Tuttavia come è noto, sorgono differenze formali tra lavoratori che di fatto appartengono alla stessa categoria, tra chi ha sottoscritto un contratto a tempo indeterminato o determinato, o chi lo ha sottoscritto con un’agenzia di somministrazione, ex interinale o con l’azienda turistica. Con conseguenze sulla concreta erogazione del bonus.

In ogni caso, anche tra coloro che formalmente erano già stati riconosciuti come aventi diritto al bonus non sono mancate le difficoltà, in quanto molti non avevano percepito i 600 euro promessi, che invece erano stati sollecitamente erogati a talune categorie, come gli autonomi titolari di partita Iva.

Nonostante tutto, da alcune settimane hanno finalmente iniziato a percepire il bonus anche i lavoratori a tempo determinato con la qualifica di dipendenti “stagionali”, delle imprese turistiche e termali. E a sentire gli esperti del ramo, lo percepiranno sicuramente anche i lavoratori a tempo determinato con analoga qualifica di “stagionali” dipendenti presso le altre imprese al di fuori del settore turistico. Luce verde anche per i anche i lavoratori in somministrazione tramite aziende turistiche, per i mesi di aprile e maggio.

Il punto dolente, dunque, resta quello dei lavoratori assunti con contratto a tempo indeterminato, ma poi sovente licenziati a fine stagione estiva che beneficiavano dell’indennità di disoccupazione, e i lavoratori a tempo determinato, ma senza la qualifica di stagionali. Attualmente non sono previsti fondi per questi dipendenti, servirebbero emendamenti in sede di conversione del decreto, ma gli addetti ai lavori sono del tutto pessimisti circa la loro eventuale approvazione.

E allora? L’unica via è quella del ricorso per via legale. Come ci ha spiegato Rino Pilato, il patronato Sias sta già preparando un ricorso, che verosimilmente andrà a buon fine, per quella che è stata definita la categoria delle domande “respinte forti”, cioè per le quali tale strumento è l’unico percorribile, e per differenziarlo da coloro che invece pur vedendo inizialmente respinte le proprie domande, possono usufruire della strada del riesame dell’istanza, anche in questo caso con ottime possibilità di riuscita.

Dunque, per i lavoratori a tempo indeterminato l’aspetto più critico è il fattore-tempo, in quanto la via del ricorso ha le sue tempistiche, pur se l’ente erogatore, di fronte a ricorsi con procedura d’urgenza, potrebbe essere indotto in autotutela a liquidare le domande, evitando ulteriori spese.

Questa dunque è la situazione attuale. Continuerà comunque la lotta del comitato locale su un fronte più ampio, con una prospettiva ben oltre il bonus, in quanto si punta a veder corrisposta la Naspi o la Cassa Integrazione sino alla prossima riassunzione, a ciascun lavoratore che dallo scorso primo giugno risulti essere disoccupato, ma anche il prolungamento della Naspi sino all’assunzione dell’anno prossimo per coloro che nella stagione in corso riprenderanno a lavorare ma con una prospettiva di pochi mesi.

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