CRONACA

Violenza su genitori e sorella, l’indagato muto davanti al gip

Il 25enne A.B., arrestato per maltrattamenti in famiglia, lesioni ed estorsione dai carabinieri di Ischia, si è avvalso della facoltà di non rispondere nel brevissimo interrogatorio di garanzia

Il silenzio ha regnato sovrano. E non poteva essere diversamente con quel carico di accuse che gli pendevano sul capo, ritenute attendibili soprattutto perché formulate dalla madre, l’ultima persona che potrebbe mai pensare di mettersi contro un figlio. Si è svolto ieri mattina l’interrogatorio di garanzia del venticinquenne ischitano A.B., finito nel carcere di Poggioreale al termine di un’indagine lampo condotta dai carabinieri della Stazione di Ischia con le accuse di maltrattamenti in famiglia, lesioni ed estorsione. L’uomo era accusato di picchiare ripetutamente i genitori – e più di recente anche la sorella minore – con l’intento di procurarsi piccole somme di denaro (oscillanti tra i cinque e i venti euro) per poter approvvigionarsi di sostanza stupefacente. Un orrendo rituale fatto di violenze e vessazioni che secondo quanto ritiene la Procura della Repubblica di Napoli andava avanti da oltre dieci anni.

Ieri mattina, dunque, A.B. – difeso dall’avvocato Giuseppe D’Alise – è comparso dinanzi al gip ma il faccia a faccia è durato lo spazio di un attimo, anzi non è praticamente cominciato. Il ragazzo, infatti, si è avvalso della facoltà di non rispondere, evidentemente consigliato in tale direzione anche dal suo legale di fiducia. Adesso ci sarà tempo per capire quali saranno le prossime mosse da adottare: ottenere una misura meno afflittiva della permanenza in carcere come quella degli arresti domiciliari potrebbe rivelarsi addirittura controproducente visti i capi d’accusa, a quanto sembra la scelta probabilmente più saggia e sensata – ma qui la strada sarebbe percorribile soltanto con la volontà del diretto interessato – sarebbe la scelta di entrare in una comunità di recupero. Perché, al netto delle violenze perpetrate sui familiari, che – lo diciamo a scanso di equivoci – non trovano giustificazione alcuna e come tali vanno condannate, la verità è che A.B. è totalmente schiavo della droga ed ha bisogno di uscire dal tunnel nel quale è entrato. Che allo stato attuale appare senza ritorno e che lo hanno condotto in una spirale capace di guidarlo fino al carcere di Poggioreale. Insomma, valutazioni necessarie per provare a riprendersi la propria vita. In fondo è ancora possibile e magari anche un genitore costretto a sporgere denuncia non aspetta altro. Insomma, speriamo che questa storia brutta, bruttissima, possa un giorno chiudersi con un lieto fine.

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