Botta e risposta tra frana e crisi turistica

Una lettera di una turista inviata a un quotidiano apre la riflessione sul danno all’economia arrecato dalla calamità del 26 novembre 2022. La risposta è inevitabile: mai sottovalutare la forza della natura

Il recente ponte pasquale, con il suo flusso di presenze turistiche sull’isola piuttosto “moderato” rispetto agli abituali record da tutto esaurito, è ancora motivo di discussione anche sulla stampa extra isolana. Sulla testata “Il Mattino” infatti è stata pubblicata una lettera in cui l’autrice ha scritto: «Leggiamo che gli albergatori di Ischia, per giustificare il calo di presenze nell’isola a Pasqua, hanno addebitato al maltempo e non alla frana terribile dello scorso anno il fenomeno. Ma, in effetti, anche quella frana ebbe origine da un’alluvione dunque da maltempo, anche se le cause remote sono la scarsa attenzione e cura del territorio. Le bombe d’acqua ormai sono un fenomeno meteorologico del nostro clima malato e incutono paura all’uomo che sa bene di avere enormi responsabilità. Se non si prende atto che abbiamo bisogno sempre più di geologi e di una mentalità nuova che rispetti la natura e norme precise e severe sull’edilizia non si va da nessuna parte. In memoria di quelle povere famiglie vittime di quella catastrofe che non dobbiamo mai dimenticare».

La giornalista de Il Mattino, Marilicia Salvia, nel rispondere ha scritto: «In poche righe ha reso perfettamente l’idea della posta in gioco: non rispettare la forza della natura, forzare il contesto ambientale con pesanti interventi edilizi, fregarsene delle fragilità del territorio ha conseguenze gravissime sulle comunità, sia in termini di perdite di vite umane sia dal punto di vista economico. Per quanto gli operatori turistici di Ischia se la vogliano (e ce la vogliano) raccontare, è chiaro che dopo l’alluvione l’isola ha perso appeal. Nessuno vuole stare in un luogo che potrebbe venire giù con un temporale, nessuno ha voglia di andare a far festa tra gente appena uscita da un lutto. Vale per Ischia come per qualsiasi altra località investita da simili drammi. Il turismo, panacea moderna, è volatile; basta niente perché i flussi cambino meta. Le azioni di cui lei parla sono decisive: se non vogliamo agire per noi, per la nostra incolumità, per il rispetto che dobbiamo alla terra che ci ha dato la vita, facciamolo per il portafogli». Il dialogo rende abbastanza bene quella che è la percezione che si ha all’esterno dell’isola della situazione locale. Su quanto questa sia diversa da ciò che vivono e pensano gli isolani, si è già detto e scritto tanto.

Exit mobile version