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Botte al vicesindaco, la condanna scatta solo per l’oltraggio

Minacce, lesioni, danneggiamento e oltraggio a pubblico ufficiale. Erano queste, a vario titolo, le imputazioni rivolte a tre componenti della famiglia Lacerra, accusati di aver aggredito l’allora vicesindaco di Forio Gianni Mattera nel febbraio del 2010, presso gli uffici del comune. Nell’udienza dello scorso 18 maggio, svoltasi presso la sezione del Tribunale di Ischia, il giudice Capuano ha pronunciato il dispositivo della sentenza che chiude il processo. Assoluzione per due capi d’imputazione, mentre è stata pronunciata una condanna a sei mesi in relazione all’accusa di minacce e di oltraggio alle signore Teresa Tedesco e Felicia Lacerra. La pena è sospesa solo per quest’ultima.  Sono passati più di sette anni, ma in molti ricordano quelle prime turbolente settimane del 2010 a Forio. Un periodo pieno di tensione presso gli uffici municipali del Comune del Torrione, all’epoca governato dalla giunta del sindaco Franco Regine.

Una famiglia foriana fu infatti colpita da un provvedimento della Procura che metteva in esecuzione la sentenza definitiva con l’annessa pena accessoria della demolizione della propria abitazione, abusivamente eretta.  Nonostante le proteste e i ricorsi, le ruspe si misero in moto nel febbraio di quell’anno, periodo durante il quale la famiglia aveva occupato una sala dell’antico edificio municipale, di fatto trasferendosi sotto il tetto della casa comunale nella speranza di sensibilizzare concretamente le autorità locali nonostante la determinazione dell’allora procuratore aggiunto Aldo De Chiara, fermamente deciso ad abbattere l’immobile. Frangenti nei quali chi viene colpito dagli asettici e spesso tardivi meccanismi della giustizia si trova a riversare sulle istituzioni più prossime la propria disperazione nel vedersi sottratto un bene fondamentale come la propria casa. E proprio questo avvenne, non solo in senso figurato, pochi giorni dopo l’inizio delle operazioni di demolizione, quando la signora Teresa Tedesco e i figli Felicia e Francesco Lacerra si recarono per l’ennesima volta negli uffici municipali per protestare presso il sindaco.

Tuttavia anche quel 24 febbraio il primo cittadino non c’era, circostanza che contribuì ad aumentare una tensione già ormai altissima: pochi giorni prima si era svolta una manifestazione di protesta e di sostegno alla famiglia durante un civico consesso, terminata con l’intervento delle forze di polizia e il successivo rinvio a giudizio di una decina di persone. L’assenza del sindaco esasperò una volta di più gli animi dei tre, che dirottarono sull’allora vice di Regine, il capitano Gianni Mattera, la propria rabbia. Ne nacque una breve colluttazione, con annesso lancio di improperi e soprattutto di oggetti quali telefono e monitor di pc, durante la quale oltre all’arredo degli uffici a farne le spese fu anche un’impiegata che era accorsa a tentare di dividere i contendenti e che rimediò lesioni al labbro: fu necessario l’intervento dei medici del Pronto Soccorso (dove fu condotta la giovane segretaria del sindaco).

Un episodio che ebbe larga risonanza  nella comunità isolana, indice rivelatore di un problema grave quale è quello del destino delle migliaia di abitazioni abusive colpite da sentenze di abbattimento passate in giudicato, anche se il processo conclusosi giovedì scorso con la pronuncia del dispositivo da parte del giudice iniziò oltre cinque anni dopo i fatti. Nello specifico, Francesco Lacerra è stato assolto dall’accusa di aver commesso il delitto di danneggiamento, contestatogli in quanto «sferrando un pugno contro la porta d’ingresso della stanza destinata alla segreteria del sindaco del comune di Forio, la deteriorava»: come ha affermato il giudice, “il fatto non costituisce più reato”. Le signore Teresa Tedesco e Felicia Lacerra a loro volta sono state assolte dall’accusa di minaccia, lesioni e danneggiamento che erano state ipotizzate dal pubblico ministero secondo cui le due «da un lato minacciavano a Mattera Giovanni un danno ingiusto proferendo nei suoi confronti l’espressione “ti devo spaccare la testa” e dall’altro lanciavano contro il predetto Mattera il telefono e il monitor del computer posti sulla scrivania della stanza destinata alla segreteria del sindaco del comune di Forio, così compiendo atti idonei e diretti in modo non equivoco a cagionargli una lesione personale, contestualmente determinando il deterioramento dei predetti oggetti».

L’assoluzione è stata proclamata «perché il fatto non sussiste». L’unico capo d’imputazione per il quale il giudice Capuano ha pronunciato la condanna (pari a sei mesi per entrambe) è quello in base al quale le signore Teresa Tedesco e Felicia Lacerra furono accusate di oltraggio a pubblico ufficiale e di minaccia «perché offendevano l’onore e il prestigio di Mattera Giovanni, e contestualmente minacciavano il predetto proferendo nei suoi confronti l’espressione: “sei un ladro, un mariuolo disonesto, te ne sei andato sulla neve con i soldi del comune (in quel periodo alcuni esponenti dell’amministrazione foriana erano stati ospiti di un paese della Valle d’Aosta, gemellato col comune isolano, n.d.r.), ti dobbiamo fare un culo così” a causa delle funzioni da Mattera esercitate in qualità di vicesindaco di Forio». Un episodio, quest’ultimo, risalente al 18 febbraio 2010, quindi una settimana prima del violento diverbio conclusosi col lancio di oggetti nell’ufficio. Come detto, soltanto per Felicia Lacerra la pena è sospesa.

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Francesco Ferrandino

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