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Tentato omicidio a Serrara, è l’ora delle arringhe finali

ISCHIA. Mancano poche udienze alla sentenza. Stamane, nel processo a carico di Domenico Iacono, accusato di tentato omicidio nei confronti di Salvatore Iacono, sarà la parte civile a discutere e formulare le proprie conclusioni. L’avvocato Lorenzo Bruno Molinaro svolgerà l’arringa dinanzi la sesta sezione penale del Tribunale di Napoli, chiamata a stabilire  le responsabilità per un episodio risalente a poco più di due anni fa. Discussioni e liti di confine, che sfociarono in una denuncia da parte del signor Salvatore presso le forze dell’ordine. Poche ore dopo, accadde il fattaccio, che provocò alla vittima quindici punti di sutura al capo e altre lesioni. Numerosi i testimoni ascoltati nel processo: alcuni erano presenti negli attimi immediatamente successivi ai fatti, ma hanno deposto anche consulenti, familiari, conoscenti e vicini di casa. Nell’ultima udienza, svoltasi il mese scorso, il pubblico ministero Ciro Capasso tenne la sua requisitoria, al termine della quale invocò il riconoscimento della penale responsabilità dell’imputato, chiedendo l’applicazione di una pena a sei anni di reclusione, senza nessuna attenuante generica. Il pm iniziò e concluse il suo intervento appellandosi alla giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione, in particolare per quanto riguarda la definizione di tentato omicidio e del rapporto col danno effettivamente cagionato alla vittima del tentativo. Giurisprudenza che ribadisce costantemente come la fattispecie del tentativo si definisca a prescindere dalle lesioni riportate. In sostanza, secondo l’accusa il reato del tentato omicidio si configura anche se il soggetto passivo (in questo caso il signor Salvatore Iacono) non si è trovato in pericolo di vita. Nel caso in questione, come molti ricorderanno, le ferite riportate da Salvatore furono provocate da un “marrazzo”, tipico attrezzo agricolo caratterizzato da una parte interna affilata. E tutta la requisitoria si giocò sul dilemma della qualificazione giuridica, aggressione o colluttazione, da conferire all’episodio.  Dopo la ricostruzione dei fatti, il pm si occupò del rapporto tra l’arma, l’azione contestata e i danni provocati. Ribadendo che, anche se di fatto il risultato dell’azione offensiva è quello che risponde alla definizione di lesioni aggravate perché la vittima non fu in pericolo di vita, tuttavia la Corte di Cassazione in una recente pronuncia statuì che la scarsa incidenza del danno e delle lesioni non è idonea a escludere il tentato omicidio. Oggi, dunque, le conclusioni della parte civile. Tra una settimana toccherà alla difesa formulare le proprie conclusioni. Un mese dopo, le eventuali repliche e contestualmente il verdetto del collegio della sesta sezione penale presieduto dal dottor Palumbo.

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