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Bufera giudiziaria a Barano e Casamicciola

Di Francesco Ferrandino

ISCHIA. I sostituti procuratori della Repubblica di Napoli, Maria Laura Lalia Morra e Luigi Alberto Cannavale, hanno chiesto il rinvio a giudizio di venticinque persone tra Casamicciola e Barano, accusati di reati che vanno dall’abuso di ufficio, alle omissioni di denuncia all’autorità giudiziaria, dal falso in atto pubblico al peculato. Tra gli imputati spiccano nomi eccellenti della politica dei due comuni, che – insieme a funzionari, dirigenti e dipendenti della Polizia Municipale – si sono visti notificare, tramite i loro legali di fiducia, le richieste di rinvio a giudizio innanzi al Tribunale di Napoli. Le indagini, che si conclusero nel luglio del 2014, furono condotte sul territorio dai Carabinieri della Compagnia di Ischia, coordinati dal Capitano Melissa Sipala. I reati contestati, nel 90% dei casi, si riferiscono a vicende legate all’abusivismo edilizio, risalenti principalmente al biennio 2009-2010. Se per il Comune di Barano sono stati contestati principalmente casi di omessa denuncia relativa ad abusi edilizi, appare più complessa la situazione riguardante Casamicciola: le indagini e i presunti reati riguardano infatti principalmente due casi avvenuti entro il perimetro territoriale del Comune Termale.

 

LA CASA AL CRETAIO – Nel primo caso si fa riferimento ad alcuni interventi effettuati per un immobile, sito al Cretaio, di proprietà di Borrelli Maria e Di Spigno Crescenzo. Secondo l’ufficio del pubblico ministero, l’architetto e tecnico di fiducia, Giuseppe Barbieri, con richieste di accertamento e di avvio del procedimento, per occultare fattispecie di reato e legittimare sul piano amministrativo delle opere abusive, attestava falsamente che «i lavori effettuati all’interno dell’abitazione erano di ordinaria manutenzione, quali la sostituzione delle lamiere in copertura, di travi in ferro di sostegno e relativo massetto di pendenza». In una dichiarazione la Borrelli faceva riferimento alla presenza di un «garage coperto da tettoia in lamiera, realizzato in data antecedente al 1 settembre 1967». In realtà, secondo accertamenti tecnici eseguiti dalla Polizia Municipale di Casamicciola e dai Carabinieri di Ischia, emergeva che «i lavori edili eseguiti andavano a realizzare un organismo edilizio in parte diverso dal preesistente, comportando aumento del volume e modifica dei prospetti e pertanto l’intervento realizzato non era classificabile nella mera manutenzione straordinaria, ma rientrava nella ristrutturazione edilizia». Gli interventi necessitavano dunque del permesso di costruire, previo parere dell’Ente preposto alla tutela del vincolo paesaggistico. In questo scenario si inserisce anche l’allora sindaco del comune termale, Vincenzo d’Ambrosio che, secondo i Pm, «avendo appreso della certa insanabilità delle opere abusive realizzate da Di Spigno e Borrelli, pur avendone l’obbligo giuridico, non impediva la formazione e la redazione dell’Ordinanza n.30 datata 12 febbraio 2010». Detta ordinanza avrebbe una genesi chiara: l’assessore «Ignazio Barbieri interveniva presso il Responsabile della III Area Tecnica del Comune, Ferdinando Formisano (scomparso pochi mesi fa, ndr)», per fargli redigere l’ordinanza, che poi lo stesso responsabile avrebbe firmato. Tutto questo al fine di assicurare «la revoca di una precedente ordinanza di demolizione emessa dal medesimo ente in data 3 settembre 2008». Nell’ordinanza si attestava «falsamente che il manufatto (come dichiarato dalla Borrelli, ndr) era stato realizzato prima del 1967 e che ad essa sono stati eseguiti lavori di ordinaria manutenzione», ma soprattutto che l’intervento – ricondotto alla nozione di “manutenzione straordinaria” – «era finalizzato alla esecuzione di opere che non comportano alcuna alterazione all’aspetto esteriore dei luoghi e non determinano alcun impatto ambientale nel paesaggio circostante». In realtà, gli accertamenti di Polizia Municipale e Carabinieri attestavano che i lavori edili eseguiti nell’anno 2009 furono di ristrutturazione edilizia: dietro l’ordinanza n.30 si nasconderebbe – secondo i Pm – «un disegno criminoso perché non esistevano le condizioni per l’applicazione della sanzione pecuniaria». Proprio questa stessa ordinanza veniva poi «annullata in regime di autotutela in data 24 maggio 2010 con l’ordinanza n.46, a firma dell’Ing Formisano, solo dopo nuovo accertamento dei Carabinieri». All’interno di quest’ultimo documento l’ingegnere asseriva che il titolo abilitativo in sanatoria era stato rilasciato «per mero errore e che l’esatta qualificazione dei lavori edili abusivi era stata rilevata solo a seguito di un nuovo accertamento tecnico redatto dall’Ufficio Tecnico». Secondo i Pm, in realtà, Formisano già «era a conoscenza della esatta entità dei lavori edili abusivi realizzati in Via Cretaio», e questo fin dal 17 luglio 2008, data del primo accertamento tecnico del Comando di Polizia Municipale di Casamicciola. Per i protagonisti di questa vicenda, a vario titolo, si ipotizzano i reati di concorso formale e concorso di persone nel falso ideologico, oltre ad abuso d’ufficio.

 

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IL CASO MARIO – Siamo sempre a Casamicciola, sempre nel biennio 2009-2010. I Pm, anche in questo caso con dovizia di particolari, fanno riferimento al caso legato all’immobile di Mario Fabio. Con lui Mattera Salvatore, geometra e direttore dei lavori. I due, «in assenza del permesso di costruire e in zona sottoposta a vincoli paesaggistici, mediante un insieme sistematico di interventi edili classificabili nella ristrutturazione edilizia», andavano a modificare in maniera importante l’immobile «realizzando nuovi impianti e servizi, il frazionamento in più unità abitative, un aumento di superficie utile concretizzatosi con la edificazione di un nuovo piano intermedio e la realizzazione di modifiche prospettiche». Altresì «modificavano la destinazione di uso di un immobile da alberghiero a residenziale». Anche in questo caso i sostituti procuratori Morra e Cannavale chiamano in causa i piani alti dell’amministrazione casamicciolese: Ignazio Barbieri, il sindaco Vincenzo D’Ambrosio (a conoscenza dell’entità dei lavori abusivi), con l’architetto Giuseppe Barbieri, per avvantaggiare il Mario, «redigevano il permesso di costruire in sanatoria n.48 del 22 giugno 2010», rilasciato «falsamente per la realizzazione di un soppalco ed opere interne». Successivamente, però, i Carabinieri accertavano che presso l’immobile «non era stato realizzato alcun soppalco, bensì un piano intermedio» e tutta la serie interventi soprascritti, poi  culminati nella modifica di destinazione d’uso che, secondo i Pm, rendeva il tutto non sanabile. Ma non finisce qui: sempre per assicurare a Mario Fabio la legittimazione sul piano amministrativo, «l’architetto e tecnico Monti Giuseppe (e il defunto ing. Formisano), nel redigere una richiesta di accertamento della compatibilità paesaggistica omettevano di indicare le modifiche prospettiche» e gli altri cambiamenti. Il geometra Salvatore Mattera, infine, realizzava e trasmetteva «all’Ente preposto alla tutela per il paesaggio relazioni e grafici tecnici alterando la realtà dei fatti inserendo dati non veritieri», sempre a firma di Mario Fabio. Quest’ultimo dichiarava all’ente che «per tale immobile sono stati eseguiti lavori di ripristino funzionale, di consolidamento e di ammodernamento». Sempre alla Soprintendenza, «i tre inviavano una lettera, a firma del Mario, corredata di cinque grafici tecnici in cui la rappresentazione delle planimetrie e delle sezioni non corrispondeva allo stato originale prima dei lavori abusivi». Il 3 giugno 2011 la Soprintendenza «dava parere di compatibilità paesaggistica con lettera n.12599» e, così, il 16 dello stesso mese, il comune di Casamicciola rilasciava il Permesso di Costruire in sanatoria n.11. Anche in questo caso, per i Pm, si sarebbe dunque nascosta la verità, omettendo dati e dichiarando il falso. Si ipotizza dunque, a vario titolo, il reato di falso ideologico, con circostanze aggravanti comuni e concorso di persone.

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I CASI BARANESI – Diversa la situazione per i tanti imputati del Comune di Barano. Anche in questo caso, i reati contestati sono legati all’abusivismo edilizio, ma gli scenari appaiono meno intricati rispetto a quelli casamicciolesi. Tra gli imputati c’è anche il sindaco Paolino Buono. Sono tre i casi che lo vedono coinvolto: nel primo il dottore baranese, al fine di ottenere voti in favore del candidato al Parlamento Europeo, Pasquale Sommese, prometteva di interessarsi per evitare l’abbattimento di una costruzione abusiva; nel secondo caso, che si intreccia con il primo, evitava l’abbattimento dello stesso immobile abusivo in concorso con il dirigente dell’UTC di Barano, Giuseppe Barbieri, procurando così un vantaggio patrimoniale consistente per il proprietario del manufatto; in un altro ometteva di effettuare denunce all’autorità Giudiziaria, benché a conoscenza della consumazione di reati di natura edilizia. Imputato per quest’ultimo reato in tre casi è il vigile Vincenzo Mattera e in quattro diversi casi è il Comandante della Polizia Municipale, Ottavio Di Meglio. Quest’ultimo è chiamato a rispondere anche per abuso d’ufficio (revocò l’incarico di responsabile del settore vigilanza edilizia della Polizia Municipale al Tenente Guido Lombardi, per avvantaggiare il proprietario di un ristorante sulla via dei Maronti), abusivo esercizio della professione di avvocato e peculato d’uso (utilizzava un’autovettura di proprietà del Comune di Barano per fini non istituzionali). Tra gli imputati baranesi risultano anche Giosi e Dionigi Gaudioso e per l’ex vicecomandante della Polizia Giovanni Sessa (oramai in pensione): anche a loro vengono contestati i reati di omessa denuncia, in concorso formale.

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