CRONACA

Tavolati non smontati, arriva il processo per quattro gestori

I titolari o legali rappresentanti di altrettante strutture ubicate sul lungomare di Casamicciola dovranno comparire dinanzi al giudice monocratico della sezione distaccata di Ischia dopo che nei loro confronti è stato disposto il giudizio

Uno scivolone sui tavolati, un decreto che dispone il giudizio che verosimilmente non tiene conto di una serie di circostanze contingenti, e in un periodo come quello vissuto negli ultimi quattordici mesi a causa del covid certamente dette circostanze non sono poche. Nel prossimo mese di settembre dovranno presentarsi dinanzi al giudice monocratico della sezione distaccata di Ischia del Tribunale di Napoli, per essere processati, i gestori o titolari di alcuni stabilimenti cosiddette “pedane” ubicate sul lungomare di Casamicciola. Si tratta di Teresa Vuolo, Irene De Medio, Carmela Scotto Di Clemente, Paolo Mennella. Tutti i soggetti per i quali è stato disposto il giudizio devono rispondere di violazioni dell’art. 181 del decreto legislativo n.42/2004 che fa testualmente riferimento a “opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da essa”. La norma in questione, per la cronaca, punisce coloro che senza la prescritta autorizzazione o in difformità di essa, esegue lavori di qualsiasi genere su beni paesaggistici o non provveda al ripristino dello stato dei luoghi prima che lo stesso venga ordinato d’ufficio dall’autorità amministrativa.

Nel caso di specie, appare evidente, ai soggetti finiti sul banco degli imputati viene contestato di non aver smontato al termine della stagione estiva, così come previsto dagli accordi stipulati, le pedane utilizzate come tavolati lasciando le strutture così com’erano senza provvedere alla bisogna. Una circostanza, questa, che evidentemente aveva fatto scattare l’indagine dell’autorità giudiziaria che si è conclusa con l’epilogo che vi abbiamo esposto. Non è un caso che le contestazioni indirizzate ai singoli siano pressoché analoghe. A Teresa Vuolo viene contestato, in qualità di legale rappresentante della società Acquamarina srl di aver omesso di rimuovere al termine della stagione estiva ovvero entro il termine previsto nell’autorizzazione paesaggistica le strutture (struttura in ferro/acciaio bullonata sulla scogliera, una scala di metallo per l’accesso al mare, una struttura in legno di facile rimozione e alcuni tavolati) installate presso il predetto stabilimento.

Sul banco degli imputati Teresa Vuolo, Irene De Medio, Carmela Scotto Di Clemente, Paolo Mennella, tutti i soggetti per i quali è stato disposto il giudizio devono rispondere di violazioni dell’art. 181 del decreto legislativo n.42/2004 che fa riferimento a “opere eseguite in assenza di autorizzazione o in difformità da essa”

Carmela Scotto Di Clemente, titolare della ditta individuale denominata “Mala”, ometteva di rimuovere una struttura in ferro acciaio bullonata sulla scogliera, con alcuni tavolati parzialmente rimossi, quattro piccolo box in legno, una scala per l’accesso al mare, un pattino di salvataggio ed un serbatoio in pvc.. Irene De Medio, riferimento legale della società “Il Tramonto srl” non ha rimosso la solita struttura bullonata in fetto e acciaio parzialmente coperta. Paolo Mennella, della ditta omonima, secondo l’accusa non ha invece provveduto a smontare per tempo una struttura in legno e ferro parzialmente coperta da tavolati, un box in legno e due cabine. Le parti offese in questo procedimento sono state individuate nel Comune di Casamicciola Terme e nella Regione Campania.

Insomma, una serie di dimenticanze e omissioni alle quali non si assiste certo per la prima volta perché il mancato smontaggio dei tavolati è stato oggetto di discussione a più riprese anche negli anni passati. Ma è indubbio che in un autunno travagliato come quello che ci siamo messi alle spalle e con una stagione lavorativa decisamente più corta rispetto al solito (e dunque verosimilmente anche meno proficua, a causa del ridotto numero di posti a disposizione a causa delle restrizioni imposte dal distanziamento sociale) la situazione andava oggettivamente valutata in un quadro di eccezionalità. Ma è chiaro che la legge è legge e non tiene conto di una serie di variabili, nemmeno quando quella in questione risponde al nome di covid 19 ed è stato un vero e proprio incubo su scala planetaria. Ma la speranza è che i soggetti coinvolti in questa vicenda giudiziaria possano dimostrare anche per il tramite dei rispettivi legali, come non esistessero obiettivamente le condizioni per ottemperare in toto a quanto previsto dalle normative.

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