LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «2021 Odissea nello strazio»

Altro che buon “governo dell’isola”. Tutt’altro che “potere al popolo” (non c’è alcun riferimento a quel partito). Non sono bastate le sberle della pandemia che ci accompagneranno per tutto il 2021 se non si lavorerà per la programmazione economica e non si studierà anche a livello locale come sostenere le imprese e i lavoratori. Continuano a non servire le zone rosse, arancioni e gialle, colorate con i pastelli della convenienza politica e dell’emergenza, quali strumenti utili nel tempo, una buona volta, – abbiamo pensato, ma anche qui ci siamo illusi – per spostare l’attenzione della gente ai “piccoli palazzi”.

Continuano a non servire le zone rosse, arancioni e gialle, colorate con i pastelli della convenienza politica e dell’emergenza, quali strumenti utili nel tempo, una buona volta, – abbiamo pensato, ma anche qui ci siamo illusi – per spostare l’attenzione della gente ai “piccoli palazzi”. A ciò che avviene in quelle sei centrali del “podere” locale che in molti ancora si augurano, saranno capaci di decidere il futuro che sull’isola incombe, ma è già presente. Mentre il nuovo Presidente del Consiglio, Mario Draghi, nei giorni scorsi ha affermato alla Corte dei Conti che “la competizione tra Istituzioni è una scelta a somma negativa, mentre la collaborazione ha effetti moltiplicativi”, i sei comuni isolani sono al blocco, tranne che sulle singolari e personali opere di finanziamento presentate come rivoluzioni, buone per alimentare la retorica dell’esser capaci e meritevoli per il risultato ottenuto

A ciò che avviene in quelle sei centrali del “podere” locale che in molti ancora si augurano, saranno capaci di decidere il futuro che sull’isola incombe, ma è già presente. Mentre il nuovo Presidente del Consiglio, Mario Draghi, nei giorni scorsi ha affermato alla Corte dei Conti che “la competizione tra Istituzioni è una scelta a somma negativa, mentre la collaborazione ha effetti moltiplicativi”, i sei comuni isolani sono al blocco, tranne che sulle singolari e personali opere di finanziamento presentate come rivoluzioni, buone per alimentare la retorica dell’esser capaci e meritevoli per il risultato ottenuto.

Una retorica che però immobilizza e ci uccide, un poco per volta. Fermo è il Patto Strategico per lo Sviluppo e la coesione socio – economica dell’isola d’Ischia (elaborato da Mimmo Barra nel 2015 e “bloccato” da alcuni sindaci per antipatie politiche), col rischio di far scivolare ancora una volta l’occasione di partecipare ai fondi POR dal 2021 al 2027 per rilancio dell’intero comparto isolano, non ultimo per la creazione di posti di lavoro ed evitare così la “fuga di cervelli”. Ferma nella dimensione delle ipotesi è quella palesata la scorsa settimana dal sindaco Rosario Caruso che ha citato l’Unione dei Comuni quale strumento per gestire la serie di servizi essenziali che si fa beffa dei confini amministrativi. Sebbene esista un confronto tra amministrazioni, rischia di non risolvere niente proprio a causa della lentezza e della competizione tra Enti che si collega al timore di alcuni (sindaci, in particolare) di perdere il proprio spicchio di potere d’imposizione e disposizione. Tutto resta cristallizzato nel ghiaccio.

Sebbene esista un confronto tra amministrazioni, rischia di non risolvere niente proprio a causa della lentezza e della competizione tra Enti che si collega al timore di alcuni (sindaci, in particolare) di perdere il proprio spicchio di potere d’imposizione e disposizione. Tutto resta cristallizzato nel ghiaccio. Chi dovrebbe realizzare entrambe le possibilità di tutela economica, dopo aver abbandonato le mere “ipotesi” ed entrare nel vivo delle azioni per sostenere l’isola e i suoi abitanti se non i sindaci? Anche loro, e i ruoli che ricoprono, restano limitati di fronte alla nuova necessità di interpretare il mondo e le sue dinamiche con un diverso approccio

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Chi dovrebbe realizzare entrambe le possibilità di tutela economica, dopo aver abbandonato le mere “ipotesi” ed entrare nel vivo delle azioni per sostenere l’isola e i suoi abitanti se non i sindaci? Anche loro, e i ruoli che ricoprono, restano limitati di fronte alla nuova necessità di interpretare il mondo e le sue dinamiche con un diverso approccio. Poi si scopre neppure con meraviglia che all’opposto esiste uno “stato profondo”, quel livello del potere precluso ai comuni mortali tranne che nella qualità di esseri passivi destinati a subirne gli effetti, dove il potere insegue se stesso creando una dimensione in cui le cose invece si muovono, s’incrociano, la gente (compresi certi attori istituzionali e non, non tutti) decide, offre, mercanteggia.

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Esiste un sistema complesso, un suq nel quale probabilmente avvengono caotiche trattative di cooptazione, magari scambi non sempre limpidi, in cui chi sa come fare non fatica approfittando dei contatti giusti e vi opera perseguendo le proprie finalità di breve, di medio o di lungo periodo; in cui la condizione indispensabile per riuscire, come avviene da decenni a vari gradi nel nostro Paese, è appartenere a certi gruppi familiari ristretti, aderire a conoscenze politiche e di potere a scapito del “merito”. La vicenda del “funzionario”, Lello Montuori già Dirigente del comune di Ischia tenuto in parcheggio attivo da anni con contratto a tempo determinato, è simbolica. È stato costretto a impugnare una delibera dell’ente che risale allo scorso 30 settembre, presentando ricorso. Notificato al comune a dicembre, ha chiesto l’annullamento dell’atto perché prevedrebbe l’assunzione di un nuovo funzionario amministrativo (del quale qualcuno già conoscerebbe il nome e la parentela che si estenderebbe in qualche palazzo della terraferma, e che avrebbe perciò “preso” il suo posto), traendolo da una graduatoria del comune di Lacco Ameno. Mediante la stessa delibera della giunta di Ischia si sarebbe provveduto poi ad assunzioni di altri dipendenti, questa volta attingendoli dalle graduatorie di Barano e Serrara Fontana, come all’assunzione di due mogli di altri due sindaci (le quali avrebbero partecipato a precedenti concorsi, messe in ”aspettativa” nelle graduatorie di merito). Invece che dare seguito alle prove della selezione bandite nel 2016 per quel ruolo, insomma, –l’avvocato Montuori aveva chiesto di sostenerle presentando domanda di partecipazione; prove che si sarebbero dovute tenere nel settembre del 2017 e mai più svolte – per competere con altri ed ambire, questa volta, al contratto a tempo indeterminato, «l’amministrazione comunale – violando e falsamente applicando la normativa dettata in subiecta materia – in maniera sviata, illogica e contraddittoria ha deliberato l’assunzione di un’unità di Cat. D1 attraverso il meccanismo di cui all’art. 4 comma 3 ter D.L. 101/2013 e mortificando, per tale via, l’interesse del ricorrente a vedersi attribuito il bene della vita». «Detto in altri termini – sottolinea il ricorso -, l’amministrazione comunale anziché concludere procedure amministrative concorsuali pendenti da oltre tre anni anche attraverso la formazione di una “propria” graduatoria da cui attingere, ha ritenuto in maniera del tutto sviata, e con gravissima violazione di legge, di procedere allo scorrimento di altra graduatoria vigente presso altro Comune dell’Isola d’Ischia di cui già si conoscono gli utilmente collocati». Se il potere, per raggiungere le sue finalità, passa ancora attraverso la capacità di farsi forte mediante un sistema di relazioni esclusivo, in grado perciò di allontanare chi non ne è parte integrante dando vita a quel substrato di vicinanze in cui alcuni “eletti” sono messi nella condizione di riposizionarsi a vari gradi e livelli nelle Istituzioni, è chiaro prevedere lo scenario reale di quest’isola. Se ad essere assenti, sono le strategie politiche di alto livello sostituite da altre più piccole e mediocri usate per piazzare pedine ed assicurar loro un’occasione di vitalizio, oltre al “cuore” manca ciò che ad alcune poche inascoltate grida nel deserto, urlate attraverso la stampa locale (Mizar, Franco Borgogna e Giuseppe Mazzella per citarne alcuni) specie in questo periodo di emergenza, risulta chiaro.

. Poi si scopre neppure con meraviglia che all’opposto esiste uno “stato profondo”, quel livello del potere precluso ai comuni mortali tranne che nella qualità di esseri passivi destinati a subirne gli effetti, dove il potere insegue se stesso creando una dimensione in cui le cose invece si muovono, s’incrociano, la gente (compresi certi attori istituzionali e non, non tutti) decide, offre, mercanteggia. Esiste un sistema complesso, un suq nel quale probabilmente avvengono caotiche trattative di cooptazione, magari scambi non sempre limpidi, in cui chi sa come fare non fatica approfittando dei contatti giusti e vi opera perseguendo le proprie finalità di breve, di medio o di lungo periodo; in cui la condizione indispensabile per riuscire, come avviene da decenni a vari gradi nel nostro Paese, è appartenere a certi gruppi familiari ristretti, aderire a conoscenze politiche e di potere a scapito del “merito”. La vicenda del “funzionario”, Lello Montuori già Dirigente del comune di Ischia tenuto in parcheggio attivo da anni con contratto a tempo determinato, è simbolica. È stato costretto a impugnare una delibera dell’ente che risale allo scorso 30 settembre, presentando ricorso

Gli fa eco un banco degli imputati, invece assente: l’opinione pubblica dell’isola d’Ischia. Argomento che, considerando le dovute eccezioni, si può affrontare in maniera riassuntiva affermando che alla maggioranza delle persone faccia meno male guardare la realtà, ciò che gli accade sotto il naso, attraverso l’ombra delle aspettative del singolo. È assente dunque un’opinione pubblica in grado di svolgere un ruolo e per se stessa, reattiva oltre che capace di far sentire la propria voce tranne quando si tratta di occasioni elettorali, in cui il tifo che si crea in ogni comune fa perdere ogni lucidità, la cui mancanza si bilancia nelle inaugurazioni di nuovi governi (locali). A ciò si aggiunge l’inesistenza di un soggetto (partito, fondazione, gruppo di persone, intellettuali, o qualunque altra cosa) cui far incarnare uno spirito culturale e di valori diverso con i quali oltrepassare i confini tra comuni – che, ahinoi, restano “mentali”-, per mettere al centro l’interezza dell’isola e i suoi interessi. Manca la cultura della “comunità”. E siccome la cultura fa gli uomini, forse a scarseggiare è proprio la comunità, sostituita da quella improba del feticismo della salvezza celebrata dopo ogni elezione per aggrapparsi al nuovo Messia, al sindaco, al gruppo di amministrazione, alla squadra di calcio politica del cuore, nella speranza che cambierà le sorti di tutti definitivamente. Nell’illusoria vanagloria di essere finalmente governati dal cambiamento, affinché nulla cambi davvero.

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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