«Caffè Scorretto» «Ci serve la cultura di una nuova classe dirigente»
Premessa 1. L’atteggiamento che dovremmo eliminare dal vocabolario isolano è “facciamo come abbiamo sempre fatto”. Il pensiero che stimola questo modo di agire ci condiziona inevitabilmente la percezione in ogni settore della vita quotidiana e turistica. E quest’approccio superficiale proprio nel turismo, asse portante su cui si basa gran parte dell’economia dell’isola, sarebbe certamente da rivedere. Anzi, andrebbe totalmente cambiato.
È chiaro che l’impatto della pandemia da Coronavirus sarà significativo sul turismo italiano. Secondo i dati Enit – Ente nazionale del turismo – si prevede che il totale dei visitatori diminuirà di circa il 41% nel 2020, rispetto all’anno precedente. Il che equivale a 47 milioni di visitatori in meno in Italia, cui si aggiungeranno una riduzione delle notti turistiche totali con una diminuzione di 154 milioni e le spese turistiche totali pari a 65 miliardi di euro. Insomma, sempre secondo Enit, “entro il 2023, il turismo nel suo complesso avrà recuperato e supererà i volumi del 2019, con un totale di visitatori del 4% in più rispetto al 2019. Ciò è guidato dal turismo domestico, con i visitatori pernottanti internazionali che dovrebbero tornare (ma non superare) ai volumi del 2019 entro il 2023”.
Il flusso interno, invece, sarà quello più premiato. Di fatti “il recupero dalla recessione dei viaggi del 2020 sarà più rapido rispetto a quello internazionale perché è probabile che le restrizioni sui viaggi nazionali siano ridotte prima di quelle per i viaggi in entrata. Inoltre, il costo dei viaggi interni al Paese è inferiore e vi è una significativa incertezza sulla presenza di rotte delle compagnie aeree”. In realtà sarebbe arrivato il momento di mettere da parte il pensiero dominante, un po’ retrogrado e carico di divisioni e visioni a corto raggio. Approfittare di questo momento per auto espellersi dalla certezza di una stagione turistica compromessa e ridotta a soli quattro mesi, per gettarsi nella costruzione di una nuova emozione. Va rifatta, in altre parole, l’isola d’Ischia.
Non più limitata ai mesi estivi che rispecchia, se si guarda bene, un ostacolo strutturale della concezione di “turismo” ma aperta e proiettata sul lungo periodo per creare un’attività diversa, con persone che migliorano l’isola per accogliere un mondo in grado di migliorare, ecco la novità, le persone. Inserirla in un circuito virtuoso, positivo, di cambio progressivo. Premessa 2. E quest’approccio che nel frattempo non si raggiunge, come la sua mancata conquista, inevitabilmente soffre dell’assenza di persone capaci, tanto nel tessuto sociale quanto nella politica. È chiaro che non si dice niente di nuovo, che non è una novità scoprire che si potrebbe far meglio se solo se ne avesse voglia e capacità; che il problema si pone anche riguardo alla “nostra” classe dirigente. Se solo si prendesse coscienza che pure alla politica servono strumenti come il pane strumenti e basilari nozioni sui flussi, come cultura generale, per riuscire a interpretare il paese e le sue esigenze avremmo fatto un passo avanti, piccolo ma in avanti.
Potremmo dire, con quasi certezza chirurgica, che la classe dirigente isolana, invece, è del tutto lontana dal potersi definire tale. Vigono, in particolare, caratteristiche come l’interesse personale, le visioni di corto raggio, e l’incapacità di assumersi le responsabilità che non le consentono di smarcarsi da un sub livello in cui la “cosa pubblica” diventa privata. L’associazione Progetto Ischia, nelle scorse settimane ha chiesto agli amministratori di assumersele queste responsabilità. In realtà ha più volte sollecitato i sindaci, in particolare nel periodo d’isolamento, a prendere decisioni spesso suggerendone (poi puntualmente adottate ma solo molti giorni dopo). Il piano di Sicurezza Sanitaria, redatto proprio da Progetto Ischia grazie al contributo dell’ing. Giuseppe Arturo e l’ing. Angelo D’Abundo, con l’aiuto di medici quali il dott. Nicola Farese e il dottor Santo Delle Grottaglie, è stato completamente ignorato. Forse perché è stato “donato” alle amministrazioni, deve essere stato questo il punto che ne ha decretato la bocciatura ed ha evitato, ai sindaci, di prendere una posizione: prendere contatto la direzione dell’ASL NA 2 e la Regione Campania per garantire un circuito di sicurezza. Prima che di amministratori in grado di risolvere problemi, e la mancanza appare evidente, l’isola d’Ischia ha bisogno di quelli in grado di annoverare tra le proprie capacità quella insostituibile di non creare personalismi e baruffe tra comuni, più impegnati a gareggiare tra loro come se fossero in lotta continua, con sindaci che vedono nemici e potenziali competitor dappertutto.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci