LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «Come aiutare gli Angeli della Strada, e noi stessi»

Magari tra un anno potremmo raccogliere i risultati. Perciò è il caso di cominciare a muoversi. Ciò che sta tentando di realizzare la dottoressa Ferrara, il nuovo Vice Questore del Commissariato di Ischia, insieme all’aiuto di Carabinieri e Guardia di Finanza, è un esperimento. Una sperimentazione sociale, mettiamola così. Sta cercando di rieducare, se vogliamo anche con una certa durezza, chi si mette alla guida e attraverso questi la popolazione dell’isola d’Ischia. Che gli automobilisti isolani siano indisciplinati e a volte sbadati è un fatto. Non solo in strada.

Considerando che il numero di auto supera quello delle persone, il ragionamento potrebbe benissimo estendersi ai più diversi livelli. Tuttavia l’attenzione andrebbe posta rispetto all’intero corpus di regole che tengono insieme la società, almeno questo dovrebbe essere uno degli scopi delle norme, e al rigetto che molti di noi esprimono in svariati modi e circostanze e per vari e diversi motivi. Con una sola attività insieme preventiva e repressiva, comunque utile, sembrerebbe inverosimile (ri)educare le persone, tanto più chi alla guida della propria auto, il sabato sera, esce da discoteche – se ne sono rimaste ancora – o dai locali, per tornare a casa. Si può solo costringerle a seguire un certo comportamento, per non ledere se stessi e gli altri. Gli ultimi incidenti che hanno provocato morti, lutti e lacerazioni, ci danno la misura di ciò che non abbiamo voluto vedere per molto tempo. E ci rappresentano come le cose che nascondiamo sotto il tappeto alla fine ritornano con la tutta criticità del problema. Non basta indignarsi o reagire contro chi non avrebbe dovuto mettersi alla guida e invece l’ha fatto. Non serve puntare il dito “contro”, come in più occasioni ha affermato l’avvocato Mario Goffredo del comitato “La strada del Buon Senso”, cercando di ridimensionare la rabbia collettiva. Non serve neppure accusare che certe persone non abbiano nel proprio corredo i principi – c’è chi enfatizza la mancanza in special modo biasimando le nuove generazioni – affermando indirettamente che chi perciò li contesta è, al contrario, sano “di valori”.

E non serve gridare, o scrivere, che la colpa è dei genitori. Vale a dire di chi avrebbe dovuto educare e controllare i propri figli e non l’ha fatto. Non serve chiedere una sorta di coprifuoco o non uscire: soffocare in particolare la fascia di età tra i 18 e i 25 anni e in generale la voglia di trascorrere una serata diversa non avrebbe alcun effetto. In certi casi si ritiene che la censura dei comportamenti sia una valida soluzione, cosa niente affatto vera. C’è ancora chi ponendo distanze da chi è reo di aver commesso un reato, chiede di diritto il posto per sedersi in quella fetta di società inzuppata nell’illusione, di non essere responsabile. Un atteggiamento che ci allontana dal cercare e sapere chi o che cosa c’è in mezzo e non funziona. Per questo se da un lato si può accogliere l’esperimento rivolto alla “ingegnerizzazione” della società da parte delle Forze dell’Ordine, attraverso la modifica del “corredo genetico di chi si esprime alla guida della propria autovettura in stato alterato il sabato sera”, dall’altro questo richiede l’aiuto e il sostegno, di tutti, amministrazioni in testa. Il tour de force d’incontri che dal giorno del suo insediamento il Commissario della Polizia di Stato Ferrara, sta sostenendo a ritmo serrato, ha visto scorrere sindaci, giornalisti, associazioni di categoria, associazioni che operano nel sociale e tassisti. Proprio questi ultimi, come scrissi non molto tempo fa, oggi si trovano nella posizione di poter contribuire, e stimolare, un cambio di modello e svolgere la funzione di servizio pubblico da piazza in modo diverso.

È chiaro che senza l’aiuto delle amministrazioni e dei sindaci, c’è poco da fare. Data la continua assenza di chi è chiamato a focalizzarsi sulle difficoltà e risolverle, si contribuirà a ritenere giusto l’atteggiamento di chi è abituato a spogliarsi dalle responsabilità. La conseguenza sarà l’aumento del carico e il lavoro delle Forze dell’Ordine, anche in strada, e sottrarsi da azioni a favore delle persone. Nell’ultimo appuntamento, la dottoressa Ferrara ha chiesto proprio ai tassisti di collaborare. Di proporre tariffe “adeguate” a chi decidesse di non prendere l’auto ma il taxi, in particolare all’uscita dai locali per tornarsene a casa. Ha chiesto alla categoria di coprire con il proprio servizio (pubblico) pure le ore notturne. C’è un problema principale, però, che va risolto. La presenza dei confini amministrativi, parcellizza il servizio pubblico da piazza. Costringe il tassista a caricare clienti solo nel comune che gli ha rilasciato la licenza, non altrove, e di appesantire il prezzo della corsa (che prevede il ritorno nel comune di residenza). Ed è un dubbio che limita la richiesta di aiuto e collaborazione rappresentata dal Vice Questore Ferrara. Unificare il servizio significa, perciò, agevolare i tassisti e l’utenza, un nuovo modello di servizio. Non solo vicino ai più elementari standard già adottati in altre città europee ma più “umano”, attraverso la divisione del lavoro per turni e l’abbassamento delle tariffe – congrue alle tasche di chiunque decidesse di lasciare l’auto in garage e spostarsi senza particolari nevrosi – e la copertura del servizio a tempo pieno. C’è molta gente che gradirebbe non prendere l’auto e uscire in taxi. L’ideale è creare la condizione affinché ciò accada. Più efficiente, più efficace, di certo non gratuita ma più giusta. Ed è qui che devono entrare le amministrazioni cui spetta il dovere di cercare l’equilibrio dopo aver concesso alla popolazione di fare un passo avanti, nella modernità.

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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