«Caffè Scorretto» «Costruzione di ponti (alla Colombaia)»
Ci servirebbe un ponte. Non soltanto tra la terraferma e l’isola in grado di collegare in maniera permanente lo scoglio col resto d’Italia. Pure per legare la (ri)stretta qualità mentale e il cuore, cercando perciò di ampliare tanto la prima quanto la seconda, e ricomporre la frattura tra queste due sponde che a Ischia pare diffondersi a macchia d’olio. Piccoli tentativi crescono. Uno l’hanno compiuto due ragazzi molto preparati, Carmine Stornaiuolo e Federico Fiorito. Il primo, studente di Filosofia presso l’università di Bologna, il secondo studia giurisprudenza alla Federico II°. Entrambi sotto i venticinque anni, con l’associazione “Vaghe stelle dell’ora”, per due week end – sabato e domenica appena passati e quelli della scorsa settimana – hanno organizzato alla Colombaia alcune proiezioni dei film di Luchino Visconti.
Ci servirebbe un ponte. Non soltanto tra la terraferma e l’isola in grado di collegare in maniera permanente lo scoglio col resto d’Italia. Pure per legare la (ri)stretta qualità mentale e il cuore, cercando perciò di ampliare tanto la prima quanto la seconda, e ricomporre la frattura tra queste due sponde che a Ischia pare diffondersi a macchia d’olio. Piccoli tentativi crescono. Uno l’hanno compiuto due ragazzi molto preparati, Carmine Stornaiuolo e Federico Fiorito
Per ogni pellicola del regista c’è stata una loro breve presentazione. Vi hanno trovato spazio aneddoti, impressioni, riflessioni e spiegazioni sulle sceneggiature, racconti e retroscena annodati alla situazione storica in cui quei film furono girati. Non si è trattato di semplici proiezioni. Le pellicole scelte da Carmine e Federico hanno (avuto) la capacità di metterci davanti alla gretta e limitata realtà (italiana e isolana a un tempo) che, sebbene siano trascorsi alcuni decenni da allora, è ancora adesso soverchiante e attuale. Il cinema – come hanno più volte ripetuto Federico e Carmine – mette tutti sullo stesso piano, stimola riflessioni e confronti, favorisce lo spazio per pensare e sentire se stessi, di rimodellarsi e prendere atto del momento (anche storico) in cui si è immersi e si vive, per trovarsi di fronte a una parte di sé fino a quel momento forse inesplorata.
Gli spettatori, i trenta della prima proiezione sono diventati i cento dell’ultima sera, sicuramente l’hanno compreso bene. Sui loro volti aleggiava la voglia di dare continuità a quel momento di scambio per osservare dove sta andando – o da dove non si è mosso – il mondo attraverso le arti (nel cui bacino va ricompreso il cinema ma esteso alla letteratura e alla musica come alla fotografia etc.), specie ora che a Ischia non ci sono più “comunità culturali” di riferimento. Se esistono, non sono riconosciute (se non parzialmente come nel caso del Festival Internazionale di Filosofia, ideato da Raffaele Mirelli). Luoghi in cui il dialogare smette di essere fine a se stesso – come spesso accade sui social – e diviene capacità di aggiungere qualcosa, ognuno per il suo. Tutto ciò, a sua volta, rende un popolo consapevole del proprio potenziale, lo mette davanti alla scelta di decidere da che parte vuole andare e di portarsi dietro il mondo (e l’isola). Il tentativo di Carmine e Federico è un atto di coraggio.
Le pellicole scelte da Carmine e Federico hanno (avuto) la capacità di metterci davanti alla gretta e limitata realtà (italiana e isolana a un tempo) che, sebbene siano trascorsi alcuni decenni da allora, è ancora adesso soverchiante e attuale. Il cinema – come hanno più volte ripetuto Federico e Carmine – mette tutti sullo stesso piano, stimola riflessioni e confronti, favorisce lo spazio per pensare e sentire se stessi, di rimodellarsi e prendere atto del momento (anche storico) in cui si è immersi e si vive, per trovarsi di fronte a una parte di sé fino a quel momento forse inesplorata. Gli spettatori, i trenta della prima proiezione sono diventati i cento dell’ultima sera, sicuramente l’hanno compreso bene
Ads
Non c’entra la loro – giovane – età, concetto molte volte usato da “chi è più grande anagraficamente”, da un lato per giustificarsi per aver perduto il mordente, dall’altro per gettare sulle “giovani generazioni” una responsabilità che non ha saputo o voluto reggere. Ciò che lo supera in maniera cruda è la voglia continua di mettersi in gioco, insieme con quella di studiare, nella consapevolezza, meno male, di non essere arrivati da nessun parte. Qualcuno potrebbe dire “vabbè, ma i giovani hanno più forze”, cosa che non ci sentiamo di mettere in discussione. La differenza, però, non può essere l’età. Più una scusa che altro. Ciò che conta è la voglia di fare la differenza compensando una mancanza che si è formata nel tempo (appunto!), insieme al voler proseguire come esempio. E chi l’ha persa, nascosto dietro al blasone anagrafico, forse non ha nemmeno il diritto di affermare la frase fatta “largo ai giovani” o “bravi ragazzi, continuate così, siete il futuro”.
Qualcuno potrebbe dire “vabbè, ma i giovani hanno più forze”, cosa che non ci sentiamo di mettere in discussione. La differenza, però, non può essere l’età. Più una scusa che altro. Ciò che conta è la voglia di fare la differenza compensando una mancanza che si è formata nel tempo (appunto!), insieme al voler proseguire come esempio
Che stupidaggine. Un modo come un altro per stabilire una distanza, Sottrarsi alla propria responsabilità civile e sociale di dare il proprio contributo al presente poiché parte di una società, in maniera remissiva e per non riconoscere agli altri un valore. Un atteggiamento divisivo molto più di quanto avrebbe voluto essere solidale nei confronti di Carmine e Federico ai quali, al contrario, bisognerebbe dire grazie per il loro atto di coraggio. Soprattutto per il tentativo di costruire un ponte tra generazioni, tra il cuore e la ristretta qualità mentale. Augurandoci che tanto il primo quanto la seconda siano capaci di ampliarsi insieme e fare finalmente la differenza.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci