CRONACAPRIMO PIANO

C’è chi dice no, il popolo anti green pass scende in piazza

Ieri mattina a Piazza Antica Reggia si è radunato un gruppo di cittadini che ha ampiamente contestato l’introduzione del nuovo strumento introdotto dal governo anche sul lavoro. Le motivazioni dei manifestanti: «Hanno diviso un’intera popolazione in buoni e cattivi»

Lo diciamo senza voler mancare di rispetto a nessuno. Alla manifestazione di ieri mattina contro il green pass obbligatorio sui luoghi di lavoro, che si è svolta nella cornice di Piazza Antica Reggia ad Ischia Porto, pensavamo di trovare meno gente della cinquantina di isolani che si sono radunati all’esterno del municipio di via Iasolino. E questo, fondamentalmente, per tre ordini di motivi. Il primo, il traffico non era stato chiuso in nessuno dei due sensi di marcia ma veniva disciplinato dalla polizia municipale, e questo lasciava presagire un’affluenza forse addirittura nemmeno da consegnare alle cronache. In secondo luogo, Ischia vanta una percentuale di vaccinati – e dunque di soggetti in possesso della certificazione verde europea – elevatissima, grazie anche alla campagna dell’isola covid free lanciata a suo tempo dal governatore De Luca e poi raccolta dopo qualche “esitazione” iniziale anche dal governo e dal commissario Figliuolo.

Ci sono i giornalisti, ci sono soprattutto (e questo è un bene, considerando il periodo) diversi turisti che passano in piazza, si rendono conto della “causale” della manifestazione (facilmente intuibile da qualche striscione e da cori che inneggiano alla libertà) e naturalmente commentano nelle maniere più disparate l’iniziativa dei partecipanti alla stessa. E poi c’è lui, il prof. Gianni Vuoso che per primo prende la parola, prima di essere seguito da altri esponenti di questo spontaneo comitato del no green pass, tra cui l’operatore sanitario Maurizio Valenti, il sempre “coreografico” Pasquale Dragon Di Costanzo, Anna Savarese, la castellana Clementina Petroni, Luciano Castaldi ma anche alcuni giovani un po’ emozionati dalla prospettiva di dover imbracciare un microfono e comiziare in pubblica piazza. Ma a tenere banco, naturalmente, è lo stesso Vuoso che in maniera ampia e articolata spiega i perché di questa manifestazione di protesta partendo ovviamente dall’inizio prima con i cronisti e poi arringando la piazza: «Abbiamo letto con grande sorpresa stamattina (ieri per chi legge, ndr) l’intervento del sindaco che dice che Ischia è libera dal covid grazie alla volontà di vaccinarsi. Dico che questa volontà è emersa in tutta Italia e non soltanto sulla nostra isola, anche perché di fatto si è utilizzata l’arma del ricatto: insomma, con una pistola puntata alla tempia non è che ci fosse chissà quale opportunità di scelta. Non si poteva fare diversamente per andare a teatro, mangiare una pizza, addirittura lavorare: una volta l’Italia era una repubblica democratica fondata sul lavoro, oggi invece è fondata sul green pass».

Poi Vuoso prosegue: «Il problema è che noi dobbiamo essere i primi della classe perché Fauci deve dirci che siamo i più bravi in Europa. In Francia ed Inghilterra sono tutti senza la mascherina e non mi pare che la pandemia stia facendo chissà quali danni, a Taiwan secondo la televisione cinese dopo la somministrazione del vaccino il numero dei morti è superiore a quello causato dal covid. Poi tutte le notizie che vanno in una certa direzione vengono prese per bufale, e su questo ci sarebbe da interrogarsi. La speranza è che anche il governo inizi a riflettere sull’opportunità di tenere in vita questa sorta di tessera del fascio che da quando è stata introdotta ha spaccato la popolazione italiana in buoni e cattivi, vaccinati e non. E con coloro che non sono vaccinati che pare debbano avere paura di andarlo a dire in giro mentre chi si è fatto somministrare il vaccino ha invece il diritto di poter dire qualsiasi cavolata. Che dire, spero che si normalizzi questa situazione in modo di garantire ai lavoratori il diritto al lavoro. Inutile che Prodi dica che l’Italia deve muoversi in questo modo e che non ci sono alternative. Non è vero, ci sono altre strade da percorrere, così si creano tensioni e altri virus addirittura peggiori del covid».

C’è una giovane mamma che lamenta il fatto che il figlio di quattordici anni non possa accedere a ristoranti e luoghi di intrattenimento senza essersi sottoposto alla “violenza” del vaccino, e anche Luciano Castaldi che sull’argomento sembra avere le idee chiare: «L’antifascismo in assenza di fascismo è una costante nella storia repubblicana – spiega – siamo mortificati da un’emergenza sanitaria ma in realtà l’emergenza è un’altra ovvero quella di riappropriarsi della propria libertà. Io vedo che qui anche il diritto allo sciopero sta diventando un fenomeno destinato ad una ristretta elite a scapito delle masse popolari: ebbene questa elite ha pianificato scientemente una serie di reazioni per controllare meglio le masse. Basta leggere anche una serie di dichiarazioni di governi asserviti per rendersi conto di quanto è vero quello che sostengo. Il populismo è stata la reazione del basso verso l’alto, le elite rispondono con emergenze continue: oggi c’è quella sanitaria, domani quella climatica e via discorrendo. La verità è che con le dissonanze cognitive si impongono regole assurde, come quella che ho appurato personalmente. Entri in un supermercato e a un cliente nessuno chiede conto del suo stato di salute mentre il dipendente deve dimostrare di essere libero e immune dal virus. Siamo davvero alla follia, ma questo assurdo è voluto, si vuole giocare sulla mente delle persone per controllarle. Questo è il mio parere, suffragato anche da menti molto più autorevoli ed eccelse della mia».

La mattinata, poi, è proseguita come detto con una serie di altri interventi, qualche coro da stadio e la fiera esibizione di cartelli e striscioni ovviamente contrari al green pass. E con una domanda inquietante: se al 31 dicembre 2021 lo stato di emergenza non dovesse essere prorogato, valeva davvero la pena introdurre un dispositivo del genere per appena un paio di mesi? Questo uno dei quesiti più gettonati tra il popolo di chi dice no alla certificazione verde. Ma fino ad oggi da questo orecchio il Governo proprio non ci ha voluto sentire. Poco prima delle 13 il rompete le righe, aspettando eventuali ulteriori forme di protesta.

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Foto Franco Trani

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