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«Caffè Scorretto» «FI-schia che passa»

La giornalista Milena Gabanelli, nella sua rubrica DATAROOM sul sito del Corriere della Sera (si tratta del “Corriere Tv”) ci ricorda che l’Italia da almeno diciotto anni non rispetta le Leggi sulla depurazione dell’acqua. Questa la ragione per la quale, lo scorso 31 maggio, il nostro Paese è stato condannato dalla Corte di Giustizia Europea a pagare una multa pari a 25 milioni di euro più altri30 per ogni semestre di ritardo. Se fate un giro sul sito del quotidiano, proprio sotto c’è la lista dei comuni “fuori legge” (quelli cioè che non rispettano la normativa per lo smaltimento delle acque e dei fanghi) e per i quali, L’Italia, quindi tutti noi, dovrà pagare la sanzione. Nella lista figurano Ischia, Rapallo, Courmayeur e Venezia. In Campania sono circa 55 i comuni senza depuratore e noi vi siamo compresi. Già, vero. Lasciamo stare le altre città– che ognuno guardi a casa propria, come facciamo noi sull’isola, perché “i fanghi sporchi si lavano in famiglia” (sicuro c’è chi ha capito che cosa voglio dire) – ancora non abbiamo un sistema di depurazione. La Direttiva UE 91/271 disponeva che tutti i centri abitati entro l’anno 2000 dovevano avere adeguati sistemi di reti fognarie e trattamento delle acque reflue. Il commissario straordinario nominato nel 2017 per le 151 opere incompiuto o mai iniziate e per le quali la Corte di Giustizia Europea ha condannato l’Italia ha a disposizione una somma cospicua: 1,6 miliardi di euro. A Ischia per la depurazione sono stati investiti 106 milioni di euro – bisognerebbe chiedere “materialmente” questi soldi dove sono e come sono stati impiegati- e si presume che i due milioni di finanziamento ricevuti dal comune di Serrara Fontana, per l’adeguamento e la trasformazione dell’impianto di pre adattamento di Sant’Angelo in un vero depuratore arrivino da li. Ѐ un fatto che in un certo periodo, sull’isola, si sono alternate consulenze per centinaia di migliaia di euro allo scopo di decidere (sarebbe meglio dire: pensare se decidere!) dove mettere, e come, in ogni fetta di Ischia, una struttura capace di filtrare acqua e fango. Inutile girarci intorno, l’ipocrisia per farlo del resto non ci manca, ma sappiamo che una progettazione come la realizzazione di tale portata, di fatto enorme, tale è un sistema di depurazione, potrebbe tra appalti e assegnazioni di vario tipo sviluppare giri poco chiari. Poniamo, però, di essere nel Paese della Banane. Grazie alle scimmie che le mangiano, possiamo dire di essere nel bene e nel male al passo con i tempi e perciò siamo di fronte a compromessi limpidi e cristallini. Ipotizziamo di trovarsi nella fase della consapevolezza tecnico-scientifica-urbanistica e che siamo capaci pure di decidere che un depuratore – o più di uno – è quello che ci vuole. Sì, ma la classe politica e quella amministrativa locale, dove è? Dove è stata in tutti questi anni? Che ha fatto per cambiare l’economia e la politica locale? Mi riferisco a tutta la classe, nessuno escluso. Ecco, dopo molti anni siamo nella stessa situazione disastrosa di prima. Ѐ un dato di fatto che la serie di mancanze strutturali che oggi soffriamo negli anni ha subito una cristallizzazione senza arrivare a una sintesi. La medesima limitazione l’abbiamo nel turismo e sono anni che ci lamentiamo sia delle gestioni – a volte inesistenti – di certe strutture ricettive che da un lato ricevono capitali poco limpidi e del “low coast” dall’altro lato. Non c’entra essere di destra o di sinistra, c’entrano i fatti. E sui fatti, alcuni di questi meriterebbero approfondimenti interessanti, poggiano certe dichiarazioni fatte da giornalisti, imprenditori e politici in relazione proprio al “low coast”. Quella del Senatore Domenico De Siano ha qualcosa di straordinario, forse anche un po’ fantastico. Dice: «Ci sarebbero le condizioni affinché lo sia, visto che abbiamo un territorio meraviglioso che ci consente di ipotizzare una ripresa, ma a condizione che la rotta venga invertita completamente, e mi riferisco sia al settore pubblico che quello privato. Parlo di un cambiamento culturale da parte di tutti, compresi i cittadini. Se c’è tale consapevolezza, cosa che io non credo ci sia, allora si potrebbe ripartire. Altrimenti siamo destinati a peggiorare. E non si dica che io sono pessimista: il mio è realismo». Ѐ bello scoprire che proprio il Senatore dopo circa trent’anni di politica attiva e percorso individuale per affermarsi ad ogni grado, magari senza tante preoccupazioni per l’isola se non a livello “astratto-filosofico” e tranne rare occasioni, oggi viva e ancora lotti assieme a noi!

Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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