«Caffè Scorretto» «Generali e caporali»

Cominciamo dalla fine. Abbiamo visto e sentito cantare dai ragazzi l’Inno Nazionale di Mameli, al termine dell’incontro avvenuto sabato scorso all’Istituto Mattei con il Generale di Divisione Stefano Messina, e ci è venuto un brivido lungo la schiena. A esser sinceri nel guardare l’atto finale di un appuntamento unico nel suo genere (magari ce ne saranno altri), abbiamo pensato che non tutto è perduto. Però bisogna fare ancora molto per riconoscere – alle nuove generazioni – il proprio spazio ed evitare che sia schiacciato da chi “pensa” di essere grande.
È ischitano il Comandante della Brigata Sassari, recentemente impiegata nella missione delle Nazioni Unite Unifil in Libano, incarico che lascerà a breve. Ha parlato a cuore aperto e bandiera spiegata agli studenti riuniti in aula magna. In collegamento c’erano le altre classi della scuola. Un momento di riflessione che ha visto diffondersi non poco entusiasmo e curiosità (specie tra i ragazzi). Ha ricevuto e risposto a numerose domande, il Generale. Alcune articolate, arrivate dalla sala e dalle aule allacciate ai monitor. Due ore, o poco più, che non sono pesate né a loro e nemmeno a noi. Era lì dopo 35 anni, nell’Istituto in cui si è diplomato prima di entrare in Accademia.
Abbiamo visto e sentito cantare dai ragazzi l’Inno Nazionale di Mameli, al termine dell’incontro avvenuto sabato scorso all’Istituto Mattei con il Generale di Divisione Stefano Messina, e ci è venuto un brivido lungo la schiena. A esser sinceri nel guardare l’atto finale di un appuntamento unico nel suo genere (magari ce ne saranno altri), abbiamo pensato che non tutto è perduto
In uno dei suoi passaggi ha detto del desiderio di pace in un momento delicato come quello attuale. «Spesso si parla di pace ma la pace non è solo una parola ma un obiettivo concreto per cui bisogna lavorare ogni giorno».
Ad ascoltarlo c’erano anche alcuni suoi ex compagni del geometra con cui ha condiviso un pezzo di storia. La pace che richiede un lavoro costante, ogni giorno, non è roba da poco. Dovremmo ricordarcelo sempre, dopo averlo declinato, esteso e calato anche a Ischia a ogni livello. Proprio per non lasciare la parola “pace” al caso o nel campo astratto delle ipotesi e, peggio, delle dimensioni lontane da noi. L’incontro è stato organizzato dall’Istituto Enrico Mattei e dai rappresentanti di Istituto e Cps Antonio Buono, Antonio Di Meglio, Benedetta Ferrillo, Andrea Pinto, Matteo Lambitelli e Marco Trofa. L’esperienza di Stefano Messina non è solo di tipo “militare”. La sua è stata anche una testimonianza che ha reso chiara la profondità umana e culturale, la voglia d’inclusione e di accoglienza di un uomo che ha la responsabilità di molti uomini e donne sotto il suo comando. I racconti che ne hanno composto l’esperienza operativa si sono intrecciati col percorso accademico. Laureato in ingegneria, più alcuni master negli Stati Uniti e vari corsi di perfezionamento gli hanno permesso di acquisire competenze e pensiero critico utile a ricoprire un ruolo che non è solo fatto di obblighi, ma è diventato cruciale per rinforzare, attraverso il comportamento, i valori della Repubblica e quelli di una Costituzione che riporta la parola Patria – con la maiuscola – due volte e “Nazione”, o nazionale, almeno sei.
È ischitano il Comandante della Brigata Sassari, recentemente impiegata nella missione delle Nazioni Unite Unifil in Libano, incarico che lascerà a breve. Ha parlato a cuore aperto e bandiera spiegata agli studenti riuniti in aula magna. In collegamento c’erano le altre classi della scuola
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Il racconto del Generale ha reso manifesto pure un “non detto”. Spesso un formalismo esasperato dall’apparenza, separato dal tessuto sociale e umano, pretende di passare per sostanza. Soltanto perché si è arrivati in qualche vertice, si pensa di poter fare ciò che si vuole mettendo da parte i temi che riguardano il contegno istituzionale e l’opportunità politica.
La lontananza da quel giuramento che ogni uomo o donna dello Stato, politici compresi, dovrebbero confermare con la propria condotta, nel rispetto delle Istituzioni che rappresentano, apre una voragine. Troppe volte la tocchiamo con mano pure qui, a ogni livello. Siamo d’accordo con l’Ispettore della Polizia di Stato Maurizio Pinto. Ha detto che «vanno fatti i complimenti alla scuola: questo evento probabilmente non ha precedenti. Sono ottimista e, oggi più che mai, orgoglioso. Il Generale Messina ha parlato con empatia e profondità, trasmettendo una cultura immensa. Non è da tutti saper coinvolgere così tanto i ragazzi. Vederli attenti, presenti, partecipi fino all’ultimo minuto è stato emozionante. Sono grato anche a Marco Trofa per aver permesso di conoscere meglio l’Esercito». Poi ha continuato «il Generale Messina rappresenta un’eccellenza dell’isola. In un momento in cui c’è carenza di personale, l’Esercito si conferma risorsa strategica e umana. Sempre pronto a intervenire nelle emergenze. Oggi non solo uomini di guerra ma di pace. Fondamentale che questo venga trasmesso soprattutto ai più giovani. Gli “eroi” ci ricordano che pure attraverso piccoli gesti si può essere grandi. Ed è proprio questo lo Spirito: entrare in questa famiglia non per avere un lavoro ma per vivere una missione sociale. Il Generale l’ha dimostrato con i fatti». Ci viene in mente una cosa.
L’incontro è stato organizzato dall’Istituto Enrico Mattei e dai rappresentanti di Istituto e Cps Antonio Buono, Antonio Di Meglio, Benedetta Ferrillo, Andrea Pinto, Matteo Lambitelli e Marco Trofa
I ragazzi sono stati attenti osservatori come nel domandare ed hanno affermato il proprio spazio. Peccato non ci fosse la politica di casa “nostra” mentre chi c’è stato in rappresentanza, purtroppo, ha deciso di andare via prima. Hanno perso una “lezione” per capire come e che cosa si deve fare per diventare Generali e far parte di una grande famiglia ed eliminare la pretesa dei caporali di esserlo. Magari un giorno il Generale ce lo ritroveremo Ministro (cosa che gli auguriamo), mentre i caporali, seguendo qualche storia e racconto di oggi rappresentativo del basso tenore in cui ci troviamo, ce li ritroveremo sindaci.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci