«Caffè scorretto» «I cattivi maestri della politica, e non solo»
“Progètto” è una parola bellissima. Indica l’ideazione, il piano, la proposta o una serie di lavori e l’intenzione di realizzare ciò che si vuole fare al fine di costruire uno o una serie di percorsi utili. Stabilisce movimento, attività, una superficie nuova da raggiungere oltre che attualità e futuro. Ed è in quest’ambito che va inserito un “progetto” sull’isola, per l’isola. “Pro-getto” fa passare anche l’idea che “gettare avanti, a favore di” sia l’unica risorsa all’immobilismo e perciò debba basarsi, per conseguenza, sulle risorse umane su cui bisogna puntare per ricostruire la strada – “ostacolata da interessi di parte”- delle possibilità, partendo da progetti innovativi secondo standard diversi da quelli che abbiamo perseguito finora, eco sostenibili ed eco compatibili, modificando e adattando perciò il “concetto” su una piattaforma condivisa e su una politica che sappia muoversi per costruire sviluppo non solo per sistemare l’esistente (che è in ritardo, anche in termini economici). Ciò esclude, allora, i disegni che non contemplano una visione e non seguono la dimensione di una sola isola con il “suo” proprio interesse in luogo di sei. I sindaci dei Comuni isolani hanno in parte direttamente ammesso che da soli non riescono a far granché e gli occorrerebbe una guida. Lo fecero già qualche anno fa, confessando la necessità di mettersi assieme per studiare soluzioni. Parole che in assenza di fatti oggi suonano come mera promozione.
Per la verità lo stesso risultato lo raggiunge senza troppa difficoltà chi, nel tessuto imprenditoriale come in quello politico, ancora oggi ne afferma l’urgenza senza che in questo tempo ci sia stato qualcuno capace di darsi una svegliata e prendere l’iniziativa. L’impressione che tutti posseggano la percezione di ciò che va realizzato, ma siano sprovvisti non tanto del “come fare” – perché i mezzi e i soldi ci sono – ma della volontà di definire una strada, unica e collettiva è chiara. Questa è una delle ragioni per cui ogni Amministrazione persegue il “suo” progetto, limitato e localizzato, nella cultura per esempio senza legarlo a un percorso di crescita, con la speranza di risolvere in questo modo nel micro i problemi che al contrario riguardano l’isola nella sua interezza e che a loro volta definiscono la macro dimensione di cui la politica locale o non è conscia, oppure fa finta di non vedere. Intanto il tempo passa in parole come “destagionalizzazione” e nel lavoro limitato a qualche mese su dodici, mentre le persone si sentono sempre più scollate dalla realtà, atterrite, demotivate e scoraggiate e abbandonate a loro stesse da una politica che guarda soltanto ai suoi interessi. E invece che tendere a governare i fenomeni, puntando a una loro gestione, ne siamo completamente fagocitati. Un altro dato perciò che si conferma da sé è che le sei amministrazioni non collaborano tra loro. L’ultimo episodio lo abbiamo visto nei giorni scorsi. Il Comune di Lacco Ameno ha “preferito”, inevitabilmente, stipulare una convenzione con Pollena Trocchia per accedere ai fondi del PNRR e non con altri Comuni isolani i quali, per la verità, neppure sono davvero inclini a collaborare con i vicini, dando la certezza che siamo di fronte alla tipica scomposizione medievale degli interessi riconfermando la storia che il potere feudale non è mai passato. Sebbene ci siano tanti che urlano questa urgenza da anni nel deserto di quest’isola sorda, l’atteggiamento delle Amministrazioni di procedere ognuna per conto proprio non è più accettabile. L’esempio più assurdo è la mancata esecuzione del Patto per lo Sviluppo dell’isola d’Ischia. Nel 2015 l’allora Commissario dell’Azienda di Cura e Soggiorno, Mimmo Barra, lo realizzò nel plauso e nelle “belle parole” dei sindaci di allora, poiché aveva già intuito che l’unico modo per risollevare l’economia isolana e stimolarne lo sviluppo in modo omogeneo sarebbe stato possibile attraverso “progetti” nel turismo e nel sostegno alle imprese e lavoratori, poiché c’era (c’è!) bisogno di una visione strategica insieme alla volontà di perseguirla. L’uso dell’amministrazione non dovrebbe solo esaudire l’esigenza del “potere” fine a se stesso che al contrario andrebbe gestito per e a favore della collettività e non utilizzato per crearsi spazi di visibilità e “logistica” personale limitandosi ad avanzare proposte assurde e prive di effetti, sui quotidiani, in televisione o sul social network. Il consigliere di Lacco Ameno Piero Monti, oltre i motivi che l’hanno portato su una strada parallela a quella dell’Amministrazione di cui fa parte, è l’unico esponente in carica che ha citato l’esigenza più che mai indispensabile di riprendere il Patto Strategico allo scopo di stimolare la crescita dei Comuni che volessero rincorrerla.
Benché a molti possa apparire un pensiero banale, rappresenta al contrario un punto fondamentale perché apre al “progetto”, ammettendo la presenza di una classe – politica, amministrativa, dirigente e imprenditoriale – inadeguata e spesso non all’altezza, che ha bisogno di alzare l’asticella ma per farlo va prima ricostruita nel suo modo di pensare e “progettarla”, vale a dire di “gettarla in avanti” in favore della comunità isolana (non solo per pochi). In questo senso il dibattito ravvivato dalla presentazione del volume “L’analisi dei flussi turistici per il Destination Management: un confronto tra i Campi Flegrei e Ischia”, curato dagli studenti dell’Istituto alberghiero di Ischia e del Rossini di Bagnoli con la coordinazione del Centro Studi sui flussi turistici del Telese, ha acceso i riflettori su un tema delicato. Il bisogno di una visione e la costituzione di una DMO (Destination Management System) non comprende solo il turismo ma abbraccia innanzitutto le possibilità economiche e di lavoro collegate a un distretto come quello isolano, forse maturo ma che deve ancora svilupparsi. Franco Borgogna allargando il tema alle mancate collaborazioni, nel suo editoriale di domenica scorsa ha scritto «c’è da sperare che l’appello elevatosi da questa scuola sulla necessità di partire dalla raccolta dei dati per programmare il futuro, l’appello a fare sistema tra istituzioni pubbliche e private, l’appello a prendere coscienza dell’omogeneità storico, culturale e geologico dell’isola d’Ischia e Procida con tutta l’area flegrea, l’appello infine del prof. di Economia Aziendale Mauro Sciarelli, della Federico II di Napoli, ad avere una visione strategica e scientifica del turismo, divengano patrimonio degli amministratori pubblici e degli imprenditori privati. Certo, non basta la presenza di un Sindaco (era presente quello di Ischia) e del Presidente di Federalberghi Ischia a legittimare la speranza di una svolta della nostra classe dirigente e difatti non erano molti, tra amministratori e imprenditori, a essere presenti giovedì all’IPS di Ischia». Pensate al lavoro che potrebbe svilupparsi e alimentare nuovi settori nel turismo, creandone di nuovi. Pensate alla brevità di soluzioni e al ritorno in termini d’immagine se fosse soddisfatta una reale collaborazione tra Comuni, tra questi e il mondo imprenditoriale. La presentazione del libro sui flussi turistici organizzato dal Telese, non ha acceso soltanto i riflettori sul turismo e di ciò che avrebbe bisogno ma ha affermato realmente che certi aspetti spigolosi delle amministrazioni devono terminare, che bisogna smetterla di attendere e smetterla con gli appelli alla speranza e che l’obiettivo da abbattere, da adesso in poi, con i giusti strumenti normativi che sono a disposizione, sono in modo esclusivo la mancanza di volontà e, poiché siamo in ritardo, il tempo.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci