«Caffè Scorretto» «Il Titano medio»

Insomma succede che da mesi, forse anni, la politica isolana ha raggiunto vette creative altissime. Modellate – sembrerebbe – su una specie di avversione verso quei temi comuni fatti, come disse un tale, di “lacrime e sangue”. Partiamo da un presupposto. La strada verso il successo è lastricata da numerosi fallimenti, così recita un proverbio mutuato nel campo della ricerca scientifica. Calato nel perimetro geografico di casa nostra, isolato dalla terraferma, i fatti – presenti e passati – sembrerebbero confermare la perla di saggezza.
Partiamo da un presupposto. La strada verso il successo è lastricata da numerosi fallimenti, così recita un proverbio mutuato nel campo della ricerca scientifica. Calato nel perimetro geografico di casa nostra, isolato dalla terraferma, i fatti – presenti e passati – sembrerebbero confermare la perla di saggezza
Per non andare troppo lontano, prendiamone due attuali. Il primo è rappresentato dalla raccolta firme promossa dalla politica locale di Ischia. Diffusasi, poi, in altri Comuni, cerca di stimolare una Legge Regionale per il miglioramento della sanità per le isole del Golfo. Il secondo, riguarda l’iniziativa del sindaco di Casamicciola seguito da quello di Lacco Ameno.
Per le terme d’Ischia hanno chiesto – o hanno intenzione di farlo – il riconoscimento delle 103 sorgenti di acqua termale disseminate sull’isola quale patrimonio dell’Unesco inviando la proposta attraverso la Commissione italiana e i Ministeri competenti. Non ci passa neanche per la mente timbrare le due iniziative come inutili, fuorvianti e superficiali. Nemmeno pensiamo che, oltre la buona volontà di chi si è mosso per una nobile causa, in entrambi i casi si tratta della manifestazione di un Impero, nel senso più ampio dell’affermazione politica. Che rivela della bussola persa (se ce n’è mai stata una), narra dell’assenza strutturale di una strategia intercomunale di lungo periodo e cerca di compensare la presenza di una staticità disarmante attraverso un teatrino che ha la funzione di distrarre l’attenzione dai problemi seri presentando soluzioni effimere. Che cerca di ridurre la propria responsabilità, politica e amministrativa, generata dal non saper scegliere la direzione per sbilanciarne il centro a “enti superiori” e smarcarsi con nonchalance.
Partiamo da un presupposto. La strada verso il successo è lastricata da numerosi fallimenti, così recita un proverbio mutuato nel campo della ricerca scientifica. Calato nel perimetro geografico di casa nostra, isolato dalla terraferma, i fatti – presenti e passati – sembrerebbero confermare la perla di saggezza
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Che neutralizza, attraverso il “sistema politico”, ogni potenziale trasformazione sociale mediante la perdita del pensiero critico tenendo la società parcheggiata in doppia fila. Nulla di tutto questo. Anzi diciamo che ambedue le idee, se non mancasse il collante e l’azione “sul” territorio, potrebbero essere utili. Quel che invece ci piacerebbe rendere evidente, parlando di vette creative, è il cono d’ombra riprodotto da una marea di segnali. Per quanto riguarda i “banchetti della Sanità”, il dato della raccolta firme è sotto la soglia dell’aspettativa.
Posto che si riesca a raggiungere quota 10 mila, per portarle in Consiglio regionale, auspicando che questo discuta l’intenzione dopo averla inserita nell’ordine del giorno e la sostenga con una maggioranza capace di reggerne la sostanza, si affacciano una serie di riflessioni. Che la scarsa affluenza alle bancarelle nelle piazze probabilmente dipende dalla distanza del metodo politico dai cittadini e ne definisce la proposta. La quale avrebbe potuto raggiungere risultati più influenti, magari con il coinvolgimento della Giunta regionale. Certo, sul presupposto di una volontà politica unitaria oltre che sostenuti dall’articolo 119 della Costituzione modificato grazie all’intervento di Francesco Del Deo, allora sindaco di Forio. L’altro aspetto è che se ci fosse stata un’unione d’intenti reale da parte dei sei Sindaci, i problemi della sanità, come quelli dei trasporti insieme al salto di qualità nei servizi, sarebbero stati risolti – perdonateci l’ennesimo ripasso – dai 350 milioni di euro derivanti dalla messa in opera del Patto per lo Sviluppo. In cui sarebbe potuto ricadere un progetto efficiente sia per la sanità come in altri segmenti.
Se ci fosse stata un’unione d’intenti reale da parte dei sei Sindaci, i problemi della sanità, come quelli dei trasporti insieme al salto di qualità nei servizi, sarebbero stati risolti – perdonateci l’ennesimo ripasso – dai 350 milioni di euro derivanti dalla messa in opera del Patto per lo Sviluppo. In cui sarebbe potuto ricadere un progetto sia per la sanità come in altri segmenti, con l’effetto di accorciare le distanze, tra chi amministra e chi è amministrato, ed esprimere che i Sindaci non inseguono solo il Commissario alla Ricostruzione Legnini e il suo portafogli
Con l’effetto di accorciare le distanze, tra chi amministra e chi è amministrato, ed esprimere che i Sindaci non inseguono solo il Commissario alla Ricostruzione Legnini e il suo portafogli. L’altra porzione d’ombra è connessa alla proposta delle terme patrimonio dell’Unesco. Mentre qui restano chiuse o poco fruibili per gran parte dell’anno, senza un dialogo e un incentivo alle imprese – da parte delle amministrazioni – in luoghi come Milano, hanno deciso d’investire su un asset di portata strategica anche per il marketing (cosa diversa dal voler comunicare). Oltre la qualità e la temperatura dell’acqua termale, quindi il prestigio delle fonti non c’entra. Magari “terme che non lo sono”, investono in comunicazione. Al contrario da noi esiste chi si dice convinto che il riconoscimento da parte dell’Unesco basti a compensare il vuoto lasciato dal “prodotto isolano” nella dimensione del mercato e della divulgazione. Dalla montagna al topolino, è un attimo. Vabbè. Convincersi di essere titani salvo poi scoprirsi nani, pure.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci