LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «La Coppa, Nestore, Vecchioni e le magliette»

Il problema, chiariamolo subito, non è il professor Roberto Vecchioni che qualche giorno fa, ospite sull’emittente La 7 nella trasmissione condotta da Massimo Gramellini “In altre parole”, ha indossato, sotto la giacca, la maglietta raffigurante la “mitica” Coppa di Nestore, donatagli dalla Preside Maria Rosaria Mazzella durante la visita del docente cantautore, a Ischia, nel maggio scorso. Alla professoressa, tuttavia, andrebbero fatti i complimenti per l’intuizione. Il problema è che Roberto Vecchioni è diventato quasi a sua insaputa il testimonial pro(f) della “Coppa di Nestore” e, quindi, di Ischia quando al contrario spetterebbe a noi il dovere di essere in prima linea per rivitalizzare il “nostro patrimonio” culturale e archeologico e la tradizione di Pithecussa.

Il problema, chiariamolo subito, non è il professor Roberto Vecchioni che qualche giorno fa, ospite sull’emittente La 7 nella trasmissione condotta da Massimo Gramellini “In altre parole”, ha indossato, sotto la giacca, la maglietta raffigurante la “mitica” Coppa di Nestore, donatagli dalla Preside Maria Rosaria Mazzella durante la visita del docente cantautore, a Ischia, nel maggio scorso. Alla professoressa, tuttavia, andrebbero fatti i complimenti per l’intuizione

Nel compiacerci della t-shirt infilata dal Prof. Vecchioni e nell’esaltarne il gesto (non negandone chiaramente la pubblicità), con fotografie, condivisioni e post dedicati su facebook, ancora una volta, ci ritroviamo a elogiare però quel che fanno altri al posto nostro che ci mettono di fronte allo scarso senso civico e di riscatto di cui siamo diventati negli anni docenti perfetti. Certo.

Vedere Vecchioni che si fa portavoce “in silenzio” di quel sapere da cui “veniamo”, che gli dette la possibilità di scoprire all’età di 11 anni proprio a Lacco Ameno l’amore per i classici e per la cultura greca dopo aver visto la “Coppa”, immagine di una cultura che prima abbiamo dimenticato e oggi nel tentativo smorzato di riprenderla non riusciamo ad aumentarne il valore, potrebbe farci tirare un sospiro di sollievo. Specie davanti alla poca responsabilità di ognuno che compensata dalla presenza di qualche altro, non isolano, resosi disponibile a bilanciare una mancanza e indifferenza tutta nostra, ci ha in qualche modo salvato dall’oblio. Chissà quante persone, in Italia, si sono domandate che tipo d’immagine fosse quella raffigurata sulla maglietta vestita da Vecchioni.

Certo. Vedere Vecchioni che si fa portavoce “in silenzio” di quel sapere da cui “veniamo”, che gli dette la possibilità di scoprire all’età di 11 anni proprio a Lacco Ameno l’amore per i classici e per la cultura greca dopo aver visto la “Coppa”, immagine di una cultura che prima abbiamo dimenticato e oggi nel tentativo smorzato di riprenderla non riusciamo ad aumentarne il valore, potrebbe farci tirare un sospiro di sollievo

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Ma, in fin dei conti, che ci frega. L’importante è saperlo noi, suonare le trombe, scrivere dediche, farci i complimenti, sapere che abbiamo un “tesoro” che gli altri potrebbero invidiarci (se lo conoscessero). A tal punto da desiderarlo e “venirci a visitare”, pure col traffico indigesto come nel caos estivo e comunque nella completa assenza di un qualche ostinato tentativo di istituire collaborazioni con i musei, a cominciare da quello di Napoli, per sviluppare il “circuito delle visite” e traghettarle fino a Pithecusae con pacchetti creati per l’occasione.

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Forse, se ciò accadesse, invece che regalare magliette con l’immagine del reperto rinvenuto dall’archeologo tedesco Giorgio Buchner, potremmo venderle e iniziare, perché no, pure un business. Nestore, l’anziano, il saggio, potrebbe pure entrare in quello stato di contentezza nel guardare impegnarsi lo stuolo di generazioni successive nello sforzo di imparare dalla sua storia e dalla sua figura che forse amava il lusso ma ancora rappresentativa dell’eroe raffinato e regale, esempio sopravvissuto al trascorrere del tempo. Per “ritornare alle origini”, raccoglierne i frutti proseguendo in avanti, farci immaginare come lui coraggiosi e, come lui, far tornare il suo esercito. Che siamo noi, con la nostra presenza e la dovuta attenzione, che sono gli altri (ospiti e turisti o quel che volete). A quel punto, potremmo anche chiedere al professor Vecchioni di tornare a Ischia, ancora una volta, per dargli, dopo avergli attribuito la cittadinanza onoraria a Lacco Ameno, l’arduo compito di intessere e diffondere quel sapere che lo incantò segnando per sempre la sua vita. Il Vecchioni undicenne “bevve” dalla Coppa “preso dal desiderio di Afrodite dalla bella corona”? Mah, chi può dirlo se non lo stesso prof. Cantautore.

A quel punto, potremmo anche chiedere al professor Vecchioni di tornare a Ischia, ancora una volta, per dargli, dopo avergli attribuito la cittadinanza onoraria a Lacco Ameno, l’arduo compito di intessere e diffondere quel sapere che lo incantò segnando per sempre la sua vita

Probabilmente dobbiamo ritenere che, sì, bevve Conoscenza, la stessa che ci appare scordata dal complesso isolano e lontano. Probabilmente è per questo che restiamo affascinati dalle immagini che vediamo in televisione, specie se indossate in programmi che in un certo senso danno qualche spunto e ci ricordano che quella Coppa l’abbiamo noi, colpiti da una sorta d’ideologia euforica nell’esasperazione dell’orgoglio isolano, per aumentarne la suggestione e la plusvalenza d’identità. Tutto ciò all’opposto non è altro che un’illusione ottica incapace di attrarre eserciti e farci ritornare come Nestore nel Palazzo, che utilizza la cultura non per apparire ma per tornare a capirci qualcosa anche di noi stessi. Per carità, magari non sarà per tutti così ma qualcuno, alla fine, potrebbe anche ricevere in premio una Coppa per aver partecipato e fatto un salto verso la comprensione, e non soltanto una maglietta come premio di consolazione.
Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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