LE OPINIONI

«Caffè Scorretto» «La politica che recita se stessa»

La coraggiosa e ficcante serie di dichiarazioni, editoriali e interviste che trovano spazio sui giornali a firma di noti politici locali, “condottieri” delle amministrazioni, qualcuno in clima di campagna elettorale (anche se appena terminata come a Ischia e Barano), qualche altro invece non si è ancora accorto che nel proprio Comune è finita da un pezzo, potrebbe aprire nuove prospettive sul futuro di quest’isola.

La coraggiosa e ficcante serie di dichiarazioni, editoriali e interviste che trovano spazio sui giornali a firma di noti politici locali, “condottieri” delle amministrazioni, qualcuno in clima di campagna elettorale (anche se appena terminata come a Ischia e Barano), qualche altro invece non si è ancora accorto che nel proprio Comune è finita da un pezzo, potrebbe aprire nuove prospettive sul futuro di quest’isola. Se non fosse per lo sconforto esplosivo di fronte alla certezza che la maggior parte dei nostri statisti non ha ancora colto un punto fondamentale, in effetti, sarebbe così

Se non fosse per lo sconforto esplosivo di fronte alla certezza che la maggior parte dei nostri statisti non ha ancora colto un punto fondamentale, in effetti, sarebbe così. Ossia che le idee possono essere tutte belle e condivisibili.

Per capire, comprendere e reagire a un mondo turbolento che si muove, non solo è necessario aggiornare le idee al presente e farci indubbiamente i conti nella considerazione che il territorio isolano è unico e che esiste una multidisciplinarietà dei livelli (di cui però bisogna essere consapevoli) nei quali si vuole agire partendo dal presupposto che sono interconnessi tra loro. È anche necessario procedere tenendo bene a mente la combinazione importante tra capacità di gestione e visione e la differenza tra “grande” e “piccola opera” se si vuole favorire la traduzione dall’iperuranio e dalla propaganda delle parole al piano concreto e, quindi, nei fatti. Questo è lo snodo che fatica a manifestarsi anche dopo aver ascoltato le dichiarazioni, post campagna elettorale, del “nuovo” sindaco di Barano Dionigi Gaudioso. Questo punto importante non traspare, per esempio, neppure nell’editoriale del sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, che ha tirato fuori nei giorni scorsi, copia – seppure con qualche aggiunta – di uno simile che sempre a sua firma affidò a Il Golfo all’incirca l’anno scorso.

Questo punto importante non traspare, per esempio, neppure nell’editoriale del sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, che ha tirato fuori nei giorni scorsi, copia – seppure con qualche aggiunta – di uno simile che sempre a sua firma affidò a Il Golfo all’incirca l’anno scorso. Non perché in quel pezzo ha raggiunto il culmine sciorinando al pubblico problemi e numeri di auto presenti sul territorio oltre alle statistiche di cui siamo a conoscenza da anni, senza che se ne sia mai fatto nulla, insieme alla sua passione per i modelli ideali su “come” dovrebbe essere l’isola invece che contribuirvi fattivamente, poiché si tratta pur sempre di un sindaco che oltre alle dichiarazioni di rito dovrebbe forse mostrare una maggiore propensione a realizzarle

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Non perché in quel pezzo ha raggiunto il culmine sciorinando al pubblico problemi e numeri di auto presenti sul territorio oltre alle statistiche di cui siamo a conoscenza da anni, senza che se ne sia mai fatto nulla, insieme alla sua passione per i modelli ideali su “come” dovrebbe essere l’isola invece che contribuirvi fattivamente, poiché si tratta pur sempre di un sindaco che oltre alle dichiarazioni di rito dovrebbe forse mostrare una maggiore propensione a realizzarle. In alcuni commenti – a seguito del “suo” articolo – c’è chi gli ha fatto notare in modo educato e quasi ovvio che “invece di fare chiacchiere potrebbe risolvere il problema” mentre qualche altro ha rilevato che “non si può guardare il proprio orticello e poi lamentarsi del sistema”.

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Questo nodo centrale neppure si desume dall’intervista a Francesco Del Deo, realizzata da Gaetano Ferrandino. Il sindaco di Forio, che si è nutrito a pane e politica, ha posto l’accento sulla nostalgia per gli anni passati. In cui “quella politica” nella quale è nato e cresciuto era passione e preparazione mentre oggi corre dietro alla ricerca di consenso, alla forma senza sostanza magari approfittando di piccoli palcoscenici creati ad hoc per dar sfogo all’orgoglio di qualche “attore” e alla sua voglia di riscatto con cui agita fazzoletti di eventi per farsi notare nella massa degli amministratori. Il motivo neppure è nelle sintesi, comuni un po’ a tutti gli attori, che basta presentare parcheggi, aiuole e asfalti rinnovati ogni cinque anni, per evitare la complessità nella quale siamo immersi e poiché la società ischitana se ne infischia per gli artisti della politica è sufficiente offrire liste della spesa come fossero grandi opere che ci cambieranno la vita e grazie alle quali saremo più ricchi, da qui al 2050. Insomma, non per queste ragioni cui chiaramente se ne potrebbero aggiungere altre ma perché siamo costretti a prendere atto che la politica insieme con quelli che la animano, somiglia a un circo, a una recita che ha il solo scopo di amplificare l’auto esaltazione. Confermando in questo modo se stessa è inutile prendere qualunque tipo di decisione energica che potrebbe sconvolgere il nostro assetto paludoso e intaccare, al contempo, il bacino elettorale e gli interessi di ognuno. Meglio allora realizzare palinsesti di cose irraggiungibili, di cui tutti sono capaci, in un immobilismo permanente, nel tentativo di recuperare il risultato catastrofico cui arriverebbe il cambiamento radicale e dare l’impressione di provarci proseguendo con il subdolo lavoro di propaganda approfittando di microfoni, scene e recitazioni in giro per l’isola.

Meglio allora realizzare palinsesti di cose irraggiungibili, di cui tutti sono capaci, in un immobilismo permanente, nel tentativo di recuperare il risultato catastrofico cui arriverebbe il cambiamento radicale e dare l’impressione di provarci proseguendo con il subdolo lavoro di propaganda approfittando di microfoni, scene e recitazioni in giro per l’isola. Da cui, però, bisogna allontanare e bandire “la critica”, bollarla come un’organizzazione radicale della quale sarebbe meglio sbarazzarsi perché altrimenti bisognerebbe fare i conti con nuovi dati per rielaborarli una volta ricevuti e accolti. Specie se si permette di discriminare lo schema del niente che è in grado di restituire al pubblico la suggestione ideale del luogo

Da cui, però, bisogna allontanare e bandire “la critica”, bollarla come un’organizzazione radicale della quale sarebbe meglio sbarazzarsi perché altrimenti bisognerebbe fare i conti con nuovi dati per rielaborarli una volta ricevuti e accolti. Specie se si permette di discriminare lo schema del niente che è in grado di restituire al pubblico la suggestione ideale del luogo, che potrebbe esprimere invece la sua inutilità e riconoscerla quale valore aggiunto del mediocre, come affermava Leo Longanesi. Perciò meglio creare il circo mediatico destinato a durare a lungo e trasformare ogni occasione in un gigantesco talk show in cui parlare del nulla cosmico è più conveniente che portare l’isola d’Ischia, nella sua interezza attraverso una migliore dialogo, a un livello differente. Perché vale la pena ed è meglio riscuotere il gettone di presenza invece che pagare quello del riscatto per uscire dalla palude, opporsi al sentimento della fine e resistere alla “complessità” che inizieremo a sentire sulle spalle, e nel portafogli, subito dopo l’estate.

Pagina Fb Caffè Scorretto di Graziano Petrucci

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